Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro tra il primo ministro Recep Tayyep Erdogan e i rappresentanti di Taksim Solidarity, poche ore dopo l’ultimatum di 24 ore lanciato dal premier ai mainifestanti.

La riunione, la prima diretta tra Erdogan e il principale gruppo della contestazione, non è servita a trovare una soluzione alla crisi iniziata con l’occupazione del parco Gezi e montata giorno dopo giorno con proteste in varie città contro la politica del governo. E tuttavia tornano a farsi sentire le voci più moderate in seno all’esecutivo, come quella del vicepremier e vicepresidente dell’Akp, Huseyin Celik che ha ribadito la volontà di organizzare un referendum tra gli abitanti di Istanbul sul destino di piazza Taksim e del parco.

“Vogliamo sapere cosa pensa la popolazione di Istanbul, la sua decisione è molto importante per noi” ha detto, sottolineando che “chi non vuole il voto, non ci venga a parlare di democrazia”.

Per molte ore ieri, dopo l’ammonimento di Erdogan nel pomeriggio, si era temuto un atto di forza da parte della polizia per sgombrare Gezi Park. La notte è invece trascorsa in maniera tranquilla nella maggior parte delle città in cui nei giorni scorsi si erno svolte le manifestazioni.

Solo ad Ankara, dove si stava svolgendo l’incontro tra il premier turco e i delegati del movimento di protesta, la polizia antisommossa ha lanciato gas lacrimogeni contro circa 200 dimostranti che protestavano nel centro. Al momento, non risultano feriti.