Una gran folla si è radunata oggi davanti al Teatro Strehler di Largo Greppi a Milano per salutare Franca Rame.  Tante donne, tanto rosso, nei fiori, nei vestiti. E’ vero, l’età media era piuttosto alta e forse certi tocchi un po’ vetero – i pugni chiusi, l’Internazionale cantata in coro e suonata dalla Banda degli Ottoni – non dicono molto ai giovani, ma la commozione era forte e sincera. C’era tanta gente che anche senza conoscersi si ritrovava unita dalle esperienze degli ultimi quarant’anni, in una storia comune in cui Dario Fo e Franca Rame hanno avuto spesso un ruolo di protagonisti: dagli indimenticabili spettacoli alla Palazzina Liberty occupata, all’impegno di denuncia e contro-informazione sulle “stragi di stato”, alle tante battaglie successive, contro il CIE Corelli appena aperto, contro le guerre e per la pace.

In quella folla attenta, unita e commossa ho ritrovato l’atmosfera esaltante di due anni fa, quando in piazza Duomo festeggiavamo la vittoria di Giuliano Pisapia alle elezioni; certo, l’occasione di oggi non era così gioiosa, eppure parlando per primo Pisapia ha saputo ritrovare i toni pacati, sinceri e coinvolgenti di quei giorni. Jacopo Fo, con la voce spesso rotta dall’emozione, ha ricordato la ribellione generosa e testarda che muoveva sua madre: davanti alle ingiustizie non si può restare inerti. Bisogna fare qualcosa. E lei lo ha fatto, rischiando e pagando di persona. Il commiato di Dario Fo alla compagna di tutta la vita è stato magistrale: un ricordo colmo di amore, a tratti perfino ironico e allegro e un omaggio inedito, un pezzo teatrale, opera di Franca, che riscrive la storia della creazione, con Eva – e poi Adamo – che scelgono la conoscenza e l’amore al posto dell’immortalità.

Era un commiato a una persona che ci ha lasciati, eppure si respirava speranza, futuro aperto e voglia di battersi contro le ingiustizie e costruire un mondo nuovo. E’ vero, come dice Luciano Muhlbauer nell’articolo pubblicato sul suo blog e ripreso oggi da Pressenza, la primavera si è arenata, il vento del cambiamento che due anni fa soffiava impetuoso sembra ormai ridotto a una flebile brezza  … eppure vedendo le rose rosse passate di mano in mano per arrivare fino al feretro, ho avuto la sensazione che Franca Rame oggi ci abbia fatto un ultimo regalo: risvegliare la parte buona e generosa di Milano, unirla, ridarle speranza e fiducia nel cambiamento.