Sono usciti più forti gli esponenti del popolo Saharawi dal Forum Sociale di Tunisi, svoltosi a fine marzo. Il movimento di liberazione del Sahara Occidentale ha ricevuto il forte sostegno dai colleghi tunisini, tanto da aver provocato il ritiro della delegazione del Marocco, Paese che il Sahara occupa da quasi quarant’anni.

Torna alla ribalta la questione del Sahara Occidentale, nell’ambito del Forum, ma anche perché il territorio fa parte di un’area di cui si parla molto, e si parlerà ancora a lungo; il Sahel, ricaduto sotto il controllo di ribelli che intendono separare il territorio di cui hanno fatto una sorta di Free Zone del narcotraffico transnazionale. A questi gruppi si uniscono anche individui della comunità Saharawi.
E’ questo lo sfondo in cui si collocano le mosse “politico-diplomatiche” sotto il patrocinio ONU, da leggere insieme alla strategia USA nel Sahel.
Dal 30 marzo l’inviato del segretario generale ONU, Christopher Ross, ha svolto un tour di incontri con i leader politico-istituzionali dei Paesi coinvolti nella questione del Sahara Occidentale: Marocco, Mauritania, Algeria e, appunto, Sahara Occidentale.

“L’instabilità nel Sahel richiede con maggiore urgenza di trovare una soluzione alla questione Sahrawi”, è stato il punto di partenza di Ross nei colloqui.
L’intento del rappresentante internazionale è quello di riprendere un discorso negoziale con il consenso delle parti, in linea con il Consiglio di Sicurezza ONU per poi preparare un resoconto da esporre a fine aprile.

Sul fronte dei Saharawi, Ross è stato accolto in aeroporto da Muhammad Khaddad, a capo del Comitato nazionale per il Referendum, e sul campo ha incontrato i leader del Fronte Polisario, il presidente Muhammad ‘Abdelaziz, ministri, legali e altri soggetti della società civile.
I rappresentanti Saharawi hanno sottoposto a Ross ogni domanda utile a comprendere cosa intenda proporre questa volta il rappresentante ONU per attuare un processo di decolonizzazione del Sahara Occidentale in grado di accogliere l’istanza di autodeterminazione del popolo occupato dal Marocco. Nel giro degli incontri con i Saharawi durato due giorni gli esponenti del Fronte Polisario si sono detti disponibili a collaborare con l’ONU.

La spinosa questione del Sahel fa riemergere quella del popolo Saharawi. Potrebbe anche essere un motivo di frustrazione per i Saharawi apprendere dai proposti mediatori che una soluzione ai propri problemi sia da intendersi come il riflesso di altre manovre dirette a riassestare l’intera area, quella del Sahel. E potrebbe non essere un’iniziativa dall’esclusiva paternità internazionale quella per cui Ross è stato in visita in questi Paesi nel corso della settimana.