Elaborare un nuovo catasto, istituire un fondo nazionale per finanziare le aree rurali, rispettare l’autonomia territoriale, organizzativa e culturale delle cosiddette ‘Zone di riserva contadina’: lo hanno chiesto i ‘campesinos’ colombiani al governo e alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) impegnati in uno storico processo di pace con l’obiettivo di porre fine a quasi mezzo secolo di guerra alla cui origine è proprio la questione della terra.

In un paese in cui con è mai stata effettuata una riforma per correggere la diseguale distribuzione della terra, riuniti nel dipartimento meridionale del Caquetá per il III Incontro nazionale delle ‘Zonas de Reserva Campesina’ (Zrc), circa 3.000 contadini hanno fatto sentire la loro voce chiedendo la creazione di nuove aree speciali a tutela dei piccoli proprietari e produttori. All’incontro hanno infatti preso parte contadini provenienti da 54 diverse regioni del paese che aspirano a diventare Zrc: in base alla legge 160 del 1994 si tratta di distretti riservati a comunità indigene, afro e contadine a cui vengono garantite condizioni di autonomia e sicurezza, sebbene la normativa non sia mai stata dettagliatamente regolamentata.

In Colombia – dove il 52% delle grandi estensioni coltivabili è in mano all’1,15% della popolazione – attualmente esistono solo sei zone speciali, cui vivono 75.000 persone, su un territorio che copre in tutto 830.000 ettari. L’Istituto colombiano dello sviluppo rurale (Incoder) è l’organismo incaricato di delimitare e istitutire tali zone, in cui sono vietati i grandi progetti agro-industriali ma anche lo sfruttamento minerario, a beneficio dell’ambiente e della qualità dei prodotti agricoli.

Già in sede di negoziato di pace le Farc hanno proposto la settimana scorsa di ampliare le Zrc su 9 milioni di ettari di territorio, una possibilità per il momento respinta dal governo che teme la nascita di “repubbliche indipendenti”. La proposta della ‘Asociación Nacional de Zonas de Reserva Campesina’ (Anzorc) sarà formalmente inviata alle parti impegnate nelle trattative che, dopo la pausa prevista per le festività pasquali, riprenderanno all’Avana il 2 aprile.