Domenica 16 dicembre, Sala Di Vittorio della Camera del Lavoro di Milano gremita per l’assemblea di “Cambiare si può” di Milano e provincia.

Introduce Vittorio Agnoletto, uno dei promotori, ribadendo un concetto che verrà ripreso poi da molti interventi: la volontà e la necessità di riempire il vuoto che si è creato a sinistra, costruendo un quarto polo alternativo alle politiche liberiste che in Italia e in tutta Europa stanno distruggendo il tessuto sociale senza dare una soluzione alla crisi.

Agnoletto lancia un appello agli elettori di SEL e anche del PD, per ricordare che non è vero che tutto è già deciso e che anzi si può costruire un’alternativa e ribaltare le priorità. Si rivolge anche agli elettori del Movimento 5 Stelle, vicini per il disgusto verso la corruzione e il degrado della politica, per sottolineare che non bisogna affidarsi a un uomo solo, che non bastano i No e che su questioni come i diritti degli immigrati non si può transigere. Apre alla possibilità di lavorare con il Movimento Arancione di De Magistris.

Se le elezioni verranno confermate in febbraio i tempi sono strettissimi e potrebbe sorgere la tentazione di “saltare un giro”. Opzione respinta: chi subisce le conseguenze devastanti dell’”Agenda Monti” in tutte le sue sfumature non può  saltare cinque anni di vita.

Il percorso dovrà essere molto rapido: entro la prima settimana di gennaio andranno definiti il simbolo e il nome della lista e i nomi dei candidati. Una corsa contro il tempo, che però si può vincere definendo un percorso partecipativo e coinvolgendo tutti quelli che non vogliono arrendersi alla dittatura delle banche e della finanza.

Parlano consiglieri comunali, precari, rappresentanti di reti e organizzazioni femministe, insegnanti, lavoratori autoconvocati, esponenti di Rifondazione, della Lista Civica Nazionale, di Alternativa, del Partito Umanista. Quasi quattro ore di interventi appassionati: impossibile citarli tutti. Tra i temi toccati la necessità di un nuovo soggetto politico basato sulla fiducia tra i partecipanti, la passione civile e il senso di responsabilità nei confronti degli elettori, ma anche delle prossime generazioni, il sostegno al cambiamento che si sta già producendo dal basso con i distretti di economia solidale, l’importanza della presenza paritaria tra uomini e donne nelle liste, la democrazia diretta, unica forma che permette ai cittadini di essere davvero sovrani, con i suoi vari strumenti (referendum e consultazioni vincolanti e senza quorum) e il rapporto stretto tra elettori ed eletti, un rapporto di sostegno ma anche di controllo, fino alla revoca del mandato nel caso non si rispettino gli impegni presi.

E ancora, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario come alternativa al patto di stabilità, la nazionalizzazione delle banche, una prospettiva che non si fermi alla scadenza elettorale, ma vada oltre e punti a mettere in discussione vecchie forme politiche per trovarne di nuove, basate sulla valorizzazione della diversità come ricchezza.

Il documento distribuito a tutti i partecipanti comprende 13 punti, a cui si aggiungono alla fine degli interventi altri temi e numerosi emendamenti. L’atmosfera in sala si fa confusa e agitata: difficile sintetizzare la quantità di proposte che emergono. Alla fine una votazione decide a stragrande maggioranza di affidare la stesura finale al comitato di presidenza, in cui sono rappresentati i promotori.

Prossimo appuntamento tra due settimane, sabato 29 dicembre.