E’ in corso la raccolta di 50.000 firme per due proposte di legge di iniziativa popolare, una sulle Unioni Civili e una sul Reddito Minimo Garantito. Ne parliamo con Luca Gibillini, consigliere di SEL al Comune di Milano.

Com’è nata l’idea di queste due campagne?

Per molto tempo si è affermato che i diritti sociali avevano la priorità su quelli civili. In realtà sono tutti e due irrinunciabili. Per questo le due campagne si stanno portando avanti insieme in tutt’Italia.

Cominciamo da quella sui diritti civili: di cosa si tratta?

La campagna si chiama “Una volta per tutti” (www.unavoltapertutti.it) ed è promossa dal Pride Village di Padova e da Ben&Jerry, con l’adesione e il sostegno di esponenti dell’ambito culturale, artistico e giornalistico e di realtà politiche, tra cui SEL.

Il lancio nazionale è avvenuto in giugno nella Sala Alessi del Comune di Milano e la raccolta firme andrà avanti fino all’inizio di dicembre. Finora ne sono state raccolte 30.000. Oltre ai banchetti per strada, si può firmare nei consigli di zona e presso gli uffici comunali delle principali città italiane.

Siamo sicuri che l’obiettivo delle 50.000 firme sarà raggiunto e anche superato. La società italiana è cambiata ed è ora che le leggi rispecchino la diversità e la molteplicità di esigenze, situazioni e desideri.

Come gesto simbolico, proporrò che l’Ambrogino d’Oro, l’onorificenza conferita dal Comune di Milano, quest’anno venga dedicata alla memoria di Ivan Dragoni e Gianni delle Foglie, la prima coppia gay sposata (purtroppo solo simbolicamente) da Paolo Hutter vent’anni fa proprio davanti a Palazzo Marino.

Cosa dice esattamente la proposta di legge?

La proposta è divisa in tre parti e offre tre diverse possibilità tra cui le coppie gay ed etero possono scegliere.

La prima parte riguarda le Unioni civili, ossia l’equiparazione dei diritti e dei doveri della coppia che sceglie queste formula ai diritti e ai doveri del matrimonio. La seconda i Patti civili di solidarietà, sul modello inglese: è una forma intermedia, con un patto più semplice del matrimonio, ma che prevede comunque un atto di registrazione della coppia. L’ultima possibilità è quella delle Unioni di fatto: riguarda coppie eterosessuali e omosessuali che convivono e possono godere di diritti essenziali come quello dell’assistenza durante la malattia, l’accesso ai bandi delle case popolari ecc. In questo caso basterà un’autocertificazione che attesti la convivenza. In pratica sono riconosciuti i diritti e i doveri della seconda opzione, ma senza l’obbligo di registrarsi.

Come si colloca questa proposta rispetto al diritto al matrimonio per gli omosessuali?

Come SEL ovviamente siamo a favore del matrimonio per le coppie omosessuali, ma in questo momento riteniamo che la cosa più urgente sia assicurare il riconoscimento dei diritti per tutti. Questa proposta di legge ampia, innovativa e concreta può essere accettata anche da chi si irrigidisce davanti al tema del matrimonio e costituisce un passo nella direzione giusta. L’Italia è molto indietro in questo campo; la raccolta firme è un’occasione per dialogare con tutti, dalle associazioni ai singoli cittadini e porre al centro il tema dei diritti.

Passiamo alla seconda proposta di legge, quella sul Reddito Minimo Garantito.

Partiamo da una premessa: come nel tema dei diritti civili, l’Italia è molto indietro anche in quello dei diritti sociali. Insieme a Grecia e Ungheria, è l’unico paese europeo che non prevede una qualche forma di reddito minimo. Inoltre è la capofila in Europa del lavoro nero.

Anche questa campagna è stata lanciata a giugno da una rete di associazioni, movimenti, realtà sociali e comitati e terminerà a dicembre (www.redditogarantito.it)

I beneficiari del reddito minimo garantito (circa 600 euro al mese) sono tutti gli individui (inoccupati, disoccupati, precari, casalinghe) che non superino i 7.200 euro annui. Devono essere residenti in Italia da almeno due anni e devono essere iscritti alle liste di collocamento dei Centri per l’Impiego.

Uno degli obiettivi principali di questa proposta di legge è quello di dare un’opportunità di autonomia ai moltissimi giovani che oggi non possono permettersi di andarsene di casa e di avviare una vita indipendente.

Questa legge obbliga inoltre lo Stato ad attivare politiche per l’occupazione attraverso i Centri per l’impiego, che dovrebbero ricevere le comunicazioni di perdita del lavoro e fornire proposte di nuovi lavori.

Il sostegno costituito dal reddito minimo viene accompagnato da agevolazioni indirette come la gratuità di mezzi pubblici, ticket sanitari e libri scolastici.