Nel dibattito si sono potute delineare le questioni in gioco al momento.

Alla domanda del perché ha scelto di parlare di guerre, Laura Battaglia ha fatto ironicamente riferimento al proprio cognome, che la porta di conseguenza a prendere come una sfida quella di combattere tutte le guerre! Più seriamente, ha continuato, non sono un’attivista ma una giornalista. In quanto tale, coprendo l’area mediorientale, mi trovo spesso in zone di guerra. Sento il bisogno di andarci di persona, di capire cosa succede nella popolazione, tra la gente, e poi al ritorno in Italia di condividere il tutto.

Per ora, Laura non va in Siria, tuttavia riceve molte informazioni e resoconti…ed è per lei molto importante selezionare ciò che riceve, spesso da orizzonti molto diversi, e di riflettere accuratamente prima della pubblicazione. Ci invita a leggere “Humanitarian Nightmare”, un eccellente articolo di Fareed Zakaria apparso sul Times in inglese.

Quanto al futuro della Siria, Laura non si mostra molto ottimista: ci sono, secondo lei, due scenari possibili, una guerra con interventi dall’esterno (ma per ora i russi hanno posto il loro veto), oppure una guerra civile tra siriani. In ogni modo, la guerra c’è, e la situazione è oggi peggiorata rispetto a un anno fa.

C’è stato, sì, il tentativo di Kofi Annan che, in sei punti, mirava a fermare la guerra. Il primo punto era il cessate il fuoco tra forze governative e ribelli. Fino ad ora, nessuno l’ha rispettato.

Rimane perciò difficile immaginare una soluzione pacifica. Tuttavia, alcuni gruppi d’opposizione vorrebbero una soluzione transitoria nella quale il potere attuale potrebbe restare in carica. Non rappresentano però la maggioranza.

Lorenzo, a sua volta, spiega che, per poter andare verso una soluzione di pace, ci vorrebbe la liberazione degli attivisti politici e un immediato cessate il fuoco. La crisi attuale non permette di tornare indietro, ma è certo che il governo cadrà, e sarà forse addirittura dal suo stesso interno! Bisogna sapere che si contano molti disertori dentro l’esercito. Un colpo di stato è quindi probabile. Se le forze di opposizione ne uscissero vincenti, si potrebbe forse sperare in un futuro democratico; se invece ne uscissero vincenti i militari del cosiddetto “esercito siriano libero”, non si sa cosa accadrebbe.

Secondo Laura, la soluzione inizia dallo smantellamento dei servizi segreti. Spiega, infatti, quanto possa essere terribile una situazione in cui tutti diffidano di tutti; è una cosa che distrugge le famigle, sapere che uno di loro, in qualunque momento, sotto un qualunque tipo di pressione, potrebbe denunciare l’altro. Ed è necessario che la popolazione possa decidere sulle elezioni. Inoltre, smettere di violare la Carta dei diritti umani nel trattamento dei prigionieri.

Il mio timore, aggiunge, è che, come in Libia, la vendetta prenda il sopravvento nelle famiglie, cioè che quando uno dei membri viene arrestato e ricercato, tutta la famiglia si veda coinvolta a portarne il peso della responsabilità.

Come si può evitare la trappola della vendetta e fare in modo che la gente possa credere nella pace?

Questa è probabilmente una delle sfide maggiori per il futuro.

Maggiori informazioni : http://www.peacelink.it

Traduzione di Giuseppina Vecchia