Il sindaco di Barcellona Ada Colau ha lanciato un manifesto insieme a quello di Parigi,  Anne Hidalgo, nel quale si chiede agli Stati che partecipano alla riunione dei Ministri dell’Interno a Bruxelles di non voltare le spalle alle città che si sono offerte di accogliere i profughi. I sindaci di Madrid, A Coruña, Cadice, Saragozza e Santiago de Compostela in Spagna, Lampedusa in Italia e Lesbo in Grecia hanno aderito a questo appello:

“In questi giorni l’Europa si sta giocando la sua credibilità. Non possiamo restare impassibili mentre la morte insidia ogni giorno le nostre spiagge e migliaia di famiglie in fuga dalla guerra in Africa, Medio Oriente e Asia Centrale si ammucchiano in porti, stazioni, treni e strade in attesa di una risposta umanitaria da parte dell’Europa. Non si tratta di un gesto di carità, ma di garantire un diritto umano, quello di asilo.

Siamo responsabili nei confronti dei nostri cittadini che ci chiedono di prendere misure urgenti e di mettere a disposizione risorse e mezzi per facilitare l’accoglienza. Siamo responsabili nei confronti dei paesi limitrofi che stanno accogliendo profughi al di sopra delle loro capacità, mettendo a rischio la stabilità della regione  —solo in Libano ci sono 1,1 milioni di rifugiati, ossia il  25% della popolazione. Siamo responsabili nei confronti dell’idea stessa germogliata in un’Europa fondata sulle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, la vergogna dell’Olocausto e la disfatta del fascismo per assicurare un futuro di pace, prosperità e fraternità alle generazioni a venire. Dobbiamo dimostrare di essere all’altezza della promessa fatta in un continente in rovina: “Mai più”. 

La nostra maggiore responsabilità è nei confronti del genere umano. Se continuiamo a costruire muri, a chiudere frontiere, ad affidare il lavoro sporco ad altri stati perché facciano da gendarmi ai nostri confini, che messaggio stiamo lanciando al mondo? Che immagine dell’Europa viene riflessa in un Mar Mediterraneo pieno di corpi senza vita?

Le città europee sono pronte a trasformarsi in luoghi di accoglienza. Vogliamo dare il benvenuto ai profughi. Sono gli Stati a concedere l’asilo, ma sono le città a offrire rifugio. Sono i comuni di frontiera, come le isole di Lampedusa, Kos o Lesbos, i primi a ricevere i flussi di persone in fuga e sono i comuni europei che dovranno accoglierle e garantire loro la possibilità di iniziare una nuova vita, al sicuro dai pericoli da cui sono scappate. Abbiamo a disposizione per questo spazi, servizi e soprattutto la volontà dei cittadini. I nostri servizi comunali stanno già elaborando piani di accoglienza per assicurare vitto, alloggio e dignità a chi fugge dalla guerra e dalla fame. Ora manca solo l’aiuto degli Stati.

Secondo l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati, ci troviamo di fronte alla maggiore crisi umanitaria dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Dipende da voi, dai governi degli Stati dell’Unione Europea, che questa crisi umanitaria non si trasformi in una crisi di civiltà, in una crisi di quei valori che stanno a fondamento delle nostre democrazie. Per anni i governi europei hanno destinato la maggioranza dei fondi per l’asilo e l’immigrazione a blindare le nostre frontiere e a convertire l’Europa in una fortezza. A causa di questa politica sbagliata il Mediterraneo si è trasformato in una tomba per migliaia di profughi che tentavano di avvicinarsi e condividere la nostra libertà.  E’ arrivato il momento di cambiare le priorità: destinate i fondi a garantire l’accoglienza delle persone in transito, appoggiate con risorse le città che si sono offerte come spazi di rifugio. Non è il momento di parole vuote e discorsi vaghi, è il momento di agire.

Lunedì 14 settembre si tiene a Bruxelles la riunione dei Ministri dell’Interno e della Giustizia riguardo alla  crisi dei profughi. Chiediamo di non voltare le spalle alle città, di ascoltare il clamore che da esse si leva. Abbiamo bisogno del sostegno e della collaborazione degli Stati, dell’Unione Europea e delle istituzioni internazionali per assicurare l’accoglienza.  E’ ora di costruire la storia d’Europa nel modo in cui vogliamo essere riconosciuti dagli altri popoli e ricordati dalle generazioni di europei che stanno per arrivare. Non lasciateli soli. Non lasciateci soli.”

Ada Colau è il sindaco di Barcellona, Anne Hidalgo di Parigi,  Spyros Galinos di Lesbo, Giusi Nicolini di Lampedusa. Hanno aderito a questo manifesto anche Manuela Carmena, sindaco di Madrid, Xulio Ferreiro, sindaco di A Coruña, José María González, ‘Kichi’, sindaco di Cadice, Martiño Noriega, sindaco di Santiago de Compostela e Pedro Santisteve, sindaco di Saragozza.

Le città che vogliono aderire possono scrivere alla mail: ciutatrefugi@bcn.cat

Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo