Associazione per i popoli minacciati e Associazione Diaco con la comunità kurda locale organizzano una manifestazione di protesta per l’interventismo della Turchia nel già intricato conflitto siriano.

Sabato 27 febbraio, ore 15, Piazza Municipio, Bolzano

Kurdistan/Rojava: l’esercito turco bombarda l’enclave kurdo-siriana di Afrin

L’Associazione per i popoli minacciati accusa Erdogan di gravi violazioni dei diritti umani

Dopo i bombardamenti turchi dell’enclave kurdo-siriana di Afrin, la zona più occidentale del Rojava, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) accusa il governo turco del presidente Erdogan di gravissime violazioni dei diritti umani. Non vi è stata alcuna provocazione da parte dell’amministrazione di Afrin ma ciononostante da ieri notte (18 febbraio) l’esercito turco bombarda diverse località e villaggi nel distretto di Afrin. In particolare sono stati bombardati i villaggi di Shaykh al Hadid (Shiye), Derbalout, Hammam, Freriye, Sanare e Qarmitlike. Le granate cadono anche nel centro di Afrin, regione che si è dichiarata autonoma, e si contano già i primi morti e feriti tra la popolazione civile rimasta sul posto.

Il governo turco giustifica il proprio attacco sostenendo che milizie kurdo-siriane avrebbero attaccato postazioni militari turche, ma le milizie kurde, impegnate a difendere il territorio dai miliziani dell’IS e dalle truppe del regime siriano di Bashar al-Assad, negano con forza e parlano di un “vile attentato terroristico”.

La popolazione civile di Afrin subisce dal 2012 gli attacchi militari e i blocchi delle strade che collegano l’enclave kurda di Afrin con la capitale provinciale di Aleppo da parte di diverse organizzazioni radical-islamiche come il Fronte Al Nusra, Ahrar Al Sham, Jaish Al Islam, Jaish Al Mujahidin e non ultimo il cosiddetto Stato Islamico IS. Il governo turco da parte sua ha sempre lasciato via libera alle milizie radical-islamiche mentre interviene ora contro la popolazione civile kurda. Nelle regioni di Afrin molti civili resistono nonostante il conflitto e vorrebbero restare ma gli ultimi attacchi rischiano di costringere chi è rimasto a fuggire e a cercare asilo e protezione altrove.

E’ evidente che il governo turco mira a impedire la costituzione di una regione autonoma kurda in Siria, proprio lungo la frontiera con la Turchia, se necessario molto probabilmente anche invadendo la regione. La maggioranza dei Kurdi e delle altre minoranze presenti sul territorio come gli Assiro/Aramei, i Cristiani, gli Yezidi, gli Alawiti, i Drusi, gli Ismailiti o gli Sciiti si oppongono decisamente all’intervento turco in Siria. Il governo turco dal canto suo sostiene principalmente i gruppi radical-islamici e non l’opposizione laica che dopo la dittatura di Assad chiede una Siria democratica.

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