Lo scorso 17 gennaio nella regione nigeriana del Biafra, nel sud-est del  paese, undici persone sono morte durante diverse manifestazioni a causa della violenza delle forze dell’ordine. L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) critica aspramente le forze dell’ordine, che nonostante  le molte testimonianze oculari e i rapporti chiari dei medici continuano  a negare l’accaduto. L’APM inoltre chiede l’istituzione di una  commissione indipendente che indaghi sulle violenze e obblighi i  responsabili a rispondere davanti a un tribunale.

Nonostante il divieto  antidemocratico di svolgere manifestazioni, nel Biafra si stanno  moltiplicando le proteste per l’arresto arbitrario del direttore di  Radio Biafra Nnamdi Kanu. Dal 2 dicembre 2015 ad oggi almeno 26 persone  sono morte per la sanguinosa repressione di proteste e la situazione  rischia di esplodere.

Durante le manifestazioni del 17 gennaio, che nella città di Aba (stato federale di Abia) chiedevano la liberazione di Kanu, otto persone  appartenenti all’organizzazione “Indigenous People of Biafra” (IPOB)  sono morte per l’intervento della polizia. La repressione delle  manifestazioni tenute nelle città di Asabaim e di Enugu nello stato  federale del Delta ha causato 30 feriti e 26 arresti. Durante un’altra  manifestazione, tenuta sempre ad Aba il 18 gennaio, le forze di  sicurezza hanno aperto il fuoco sui manifestanti, uccidendo altre tre persone. Ancora una volta la polizia ha smentito l’accaduto e ha  sostenuto di aver sparato solo gas lacrimogeni.

Secondo l’APM, gli interventi violenti delle forze di sicurezza non  fanno altro che aggravare una situazione già difficile. Invece di  tentare di abbassare la tensione, le autorità puntano sullo scontro e le manifestazioni di potere. In tal modo nella popolazione cresce la rabbia  per l’arbitrarietà e l’impunità e le proteste si fanno  sempre più accese. Contemporaneamente Nnamdi Kanu continua a essere  trattenuto in prigione, nonostante un tribunale abbia ordinato la sua  scarcerazione. Kanu avrebbe dovuto comparire davanti al Tribunale  federale di Abuja lo scorso 17 gennaio, ma poiché il giudice non si è  presentato, l’avvio del processo è stato spostato al 21 gennaio.