Fermiamo la guerra
Assemblea pubblica a San Girolamo delle Monache
Associazioni pacifiste contro il clima di guerra, il riarmo e la leva obbligatoria

Si è svolta ieri, nella chiesa di San Girolamo delle Monache in via Mezzocannone a Napoli, un’assemblea pubblica promossa dal Comitato Regionale Pace e Disarmo, che ha raccolto una larga partecipazione di associazioni pacifiste e antimilitariste, realtà sociali e comuni cittadini.
Una presenza forte, segno di quanto sia cresciuta la consapevolezza collettiva sulla drammaticità del tempo che viviamo e della necessità di “aggregare in un’azione condivisa questo sentire comune”, come ha affermato il responsabile del Movimento, Vittorio Moccia.

In tantissimi hanno risposto alla chiamata, perché Napoli è città di pace e vive oggi un fermento culturale e partecipativo notevole.

Erano presenti il Presidio Permanente di Pace IOCISTO Napoli Vomero, il Comitato Movimento Antimilitarista, il Movimento Nonviolento – che ha rilanciato la proposta della creazione di un Ministero della Pace – il Movimento Internazionale della Riconciliazione, il Movimento Donne contro la Guerra, Donne per la Pace, l’Osservatorio contro la Militarizzazione delle Scuole e delle Università, il Centro Culturale Handala – Movimento per la Palestina Napoli, la Rete Antifascista Napoli.

I temi al centro del confronto

Il dibattito ha affrontato il crescente clima di guerra che attraversa la politica nazionale e internazionale, le scelte del governo italiano a sostegno del riarmo, l’ipotesi del ritorno alla leva obbligatoria, l’aumento costante delle spese militari, l’assenza di una reale volontà diplomatica e l’impatto ambientale dell’industria bellica.

Denominatore comune di tutti gli interventi è stata la preoccupazione per lo scivolamento del Paese verso logiche militarizzate e per i tentativi di ridurre gli spazi del confronto democratico delegittimando la cultura della pace, anche attraverso forme di presenza e pressione nelle scuole e nelle università.

Come ha ricordato Ludovico Chianese dell’Osservatorio contro la Militarizzazione,
“esistono circolari emanate dal Ministero che impongono ai dirigenti scolastici di non trattare nelle scuole argomenti che non siano strettamente didattici. È necessario liberare i luoghi del sapere dal militarismo crescente”.

Tutti hanno sottolineato l’urgente necessità di fare rete e unire le forze per l’obiettivo comune: fermare la guerra.

Le voci del movimento pacifista

L’autorevole voce di padre Alex Zanotelli, da sempre figura di riferimento del movimento pacifista, ha ricordato che
“l’Italia spende oggi 30 miliardi di euro all’anno in armamenti, cifra già cresciuta oggi al 2% del PIL e destinata ad aumentare in modo vertiginoso con l’adeguamento al 5% richiesto dagli impegni NATO entro il 2035. Arriveremo a 150 miliardi l’anno per le armi: una follia che ci condurrà nel baratro e ci farà scivolare nell’inverno nucleare”.

Un monito forte, accompagnato dall’appello a unirsi ed elaborare un documento comune che raccolga la volontà collettiva di fermare questa deriva.

Questo appello è tornato in ogni intervento insieme all’invito a promuovere consapevolezza soprattutto tra i giovani, principali destinatari della leva obbligatoria.

Come ricordato da Ermete Ferraro del Movimento Internazionale della Riconciliazione,
“c’è differenza tra informazione e consapevolezza: i ragazzi devono sapere che, in caso di emergenza, le attuali leggi potrebbero prevedere una chiamata alle armi. È fondamentale che conoscano l’importanza di una dichiarazione preventiva di obiezione di coscienza”.

Proposte operative

Da qui la proposta di un’azione capillare nelle scuole e nelle università, per le strade e nei quartieri, con banchetti informativi e volantinaggi.

È stata inoltre avanzata la richiesta, rivolta alle istituzioni locali e alle circoscrizioni comunali, di garantire l’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza attraverso:

  • la predisposizione di un modulo dedicato;

  • l’attivazione di sportelli informativi;

  • campagne pubbliche di sensibilizzazione.

L’impegno condiviso è la costruzione di una rete permanente e unitaria tra tutte le associazioni, per coordinare campagne, presidi, iniziative e comunicazione sul territorio.

Si propone inoltre di:

  • istituire una “Accademia della Pace”, luogo di studio, ricerca, elaborazione e formazione civica, in dialogo con il mondo accademico e le realtà sociali locali;

  • rafforzare la sensibilizzazione popolare mantenendo un rapporto stabile con i quartieri e le comunità religiose, coinvolgendo la Chiesa come interlocutore significativo nella promozione della nonviolenza.

Conclusioni

La mattinata si è conclusa con l’impegno comune alla creazione della rete e alla definizione di un referente, per proseguire nelle prossime settimane con:

  • nuove iniziative pubbliche;

  • campagne di informazione;

  • l’attivazione concreta delle proposte emerse;

  • la richiesta di autorizzazioni al Provveditorato agli Studi e alle Università per interventi nelle scuole;

  • il dialogo con le sezioni comunali per l’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza.

L’obiettivo condiviso è arginare e fermare l’ipotesi della guerra attraverso strumenti civili e democratici, restituendo centralità alla pace come valore politico, sociale e, prima ancora, umano, al di sopra di ogni colore e appartenenza.