Diversi giornali “male informati o più bugiardi del diavolo” (cit. Sergio Endrigo) hanno scritto che a Roma, e più precisamente a Trastevere, alcuni facinorosi avrebbero coperto con adesivi le pietre di inciampo poste davanti alle abitazioni che furono di cittadini italiani, o comunque residenti a Roma, appartenenti alla comunità ebraica.
Essi furono innanzitutto vittime della persecuzione iniziata con le leggi razziali del 1938, volute dai fascisti, allora servi della Germania Nazista, e controfirmate da un re inetto, pavido e complice.
Successivamente, dopo l’otto settembre e durante l’occupazione nazista di Roma, vennero rastrellati, arrestati e deportati in vagoni bestiame piombati, nei campi di sterminio, dove la stragrande maggioranza di loro trovò la morte.
Fu facile trovarli perché già erano stati schedati dai fascisti italiani.
Per chi non sapesse le pietre di inciampo hanno la forma dei sampietrini di basalto grigio con cui sono lastricate le vie di Roma, ma spiccano alla vista perché sono di ottone. Riportano semplicemente il nome e il cognome della persona, il luogo e la data la data di nascita e il luogo e la data dell’uccisione, in genere ad Auschwitz o alle Fosse Ardeatine. Anziani, uomini donne e perfino bambini di pochi anni o mesi.
Coprirle sarebbe stato non soltanto un atto antiebraico, ma vigliacco e disumano.
Però a Trastevere nessuno ha coperto le pietre di inciampo, ma vi ha posto accanto, adesivi simili con il nome, la data della nascita e dell’assassinio di bambini innocenti, morti sotto i bombardamenti oppure di fame durante il genocidio in corso a Gaza.
Non sopra quindi ma accanto, non per sminuire, coprire e dimenticare, ma per accostare vittime innocenti a vittime innocenti.
Le vittime della Shoah, non sono affatto diventate i carnefici di oggi: le vittime di allora dovevano essere un monito perché non si ripetesse più l’orrore di innocenti uccisi per il solo fatto di appartenere ad un popolo. Maledetto non è chi accosta ai nomi delle vittime innocenti di un genocidio, le vittime innocenti di un altro genocidio, ma chi strumentalizza e violenta la memoria delle vittime della Shoah per compiere un altro genocidio.
Un genocidio di cui è complice e mandante l’intero Occidente, che in larga misura si dice Cristiano e che nella sua maggioranza, salvo lodevoli e coraggiose minoranze, tra indifferenti e di ignavi tacque quando gli ebrei erano mandati alle camere a gas o ne fu direttamente artefice in nome di un arcaico e barbaro antiebraismo di natura religiosa, che non è mai morto.
Scrive su Facebook Katia Margolis, smarcandosi nettamente da commenti di tanti indignati negazionisti: “Sono tutte persone massacrate, lo dico da ebrea, con parenti morti nella Shoah, e gli uni non devono sicuramente coprire gli altri, ma vengano altrettanto rispettati. Non ci sono genocidi di classe A e di classe B.”
Accostate le une accanto alle altre, le vittime della Shoah e quelle di Gaza ci chiedono di fermare il genocidio e di spodestare dei fascisti di ogni risma che oggi come un tempo sono servi dei potenti e complici attivi delle stragi.










