Cristina, nome di fantasia, ha trent’anni e ha lasciato l’Ucraina per rifugiarsi in Spagna, ma a Kiev sono rimasti i suoi genitori e molti suoi amici. Questa intervista è frutto di una lunga conversazione, al termine della quale mi ha chiesto di mantenere l’anonimato per poter parlare liberamente, senza problemi per la sicurezza sua e dei suoi cari.
Raccontami di te e della guerra
Beh, sono nata in Ucraina, a Kiev, e lì ho vissuto tutta la vita. Amo l’Ucraina, è lì che vivono i miei genitori e i miei nonni. In realtà, non ho mai pensato di lasciarla; immaginavo di trascorrere lì tutta la vita, o, magari, di trasferirmi a Odessa o in qualche altra città più calda.
Quando è scoppiata la guerra, nel 2022, ero molto spaventata, mi sono svegliata e ho letto le notizie sul telefono. Ho chiamato subito la mia famiglia, i miei amici e ho chiesto se stavano bene.
Ho vissuto a Kiev per altri mesi, circa quattro; a volte sentivo esplosioni, a volte i missili cadevano vicino a casa mia… Avevo paura, ma pensavo che presto tutto sarebbe passato e la guerra sarebbe finita.
Purtroppo non è successo e dopo sei mesi ho fatto le valigie e sono partita per la Polonia. Ho vissuto in Polonia per una settimana e poi, con aerei e treni, mi sono trasferito in Spagna.
I miei genitori sono molto patriottici, quindi nonostante le mie insistenze sono rimasti in Ucraina.
Vivo in Spagna da circa due anni, sto imparando lo spagnolo e sto pianificando di ottenere la cittadinanza, ma non appena la guerra in Ucraina sarà finita vorrei tanto tornare.
So che una parte della popolazione parla l’ucraino come lingua madre, mentre un’altra parte, soprattutto nelle regioni orientali, parla il russo
Sì, in Ucraina molte persone parlano russo fin dall’infanzia. Avevamo persino scuole differenti: in una, ad esempio, gli alunni imparavano l’ucraino come lingua madre, in un’altra il russo. Almeno prima era così, ora non credo. Ho frequentato una scuola russa, ma con i miei nonni comunicavo in ucraino. Quindi conosco le due lingue, ma preferisco parlare in russo.
Quando è iniziata la guerra, persino quelli che parlavano russo e andavano in una scuola russa hanno iniziato a parlare in ucraino per dimostrare il loro patriottismo.
In realtà la guerra è iniziata davvero nel 2014, nelle repubbliche di Donetsk e Luhansk ed è stata una guerra civile. Sempre nel 2014 il popolo della Crimea ha votato a favore dell’annessione alla Russia e lo stesso hanno fatto nel 2022 gli abitanti delle repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk.
Per quanto ne so, i russi affermano di aver invaso l’Ucraina per liberare Luhansk e Donetsk e molti ucraini credono che la Russia lo abbia fatto a causa delle provocazioni della NATO.
Ora è in corso una vera guerra, anche se i russi la definiscono un’operazione militare speciale. Molti ucraini patriottici hanno abbandonato i loro amici russi, la lingua russa e tutto ciò che riguarda la Russia e molte persone si sono trasferite dalla Crimea, da Luhansk e Donetsk oltre il Dnepr, nelle città dell’Ucraina occidentale.
Io ho ancora degli amici in Ucraina e loro non ce l’hanno con i nostri comuni amici di lingua russa; si tengono in contatto, perché si rendono conto che nulla dipendeva dai russi. Voglio dire, la guerra è stata una decisione del loro presidente e loro non hanno avuto alcuna influenza.
Non capisco l’odio verso il popolo russo. Ripeto, quella decisione è stata presa dal loro presidente e molte persone in Russia hanno protestato, ma non sono riuscite a fermarlo. Ho anche molti amici russi; ci sentiamo spesso su FaceTime e non ho niente contro di loro.
Ciò che dici è molto importante. Senti di appartenere a entrambe le culture?
Non so se posso dire di appartenere a entrambe le culture, perché sono completamente ucraina e non ho parenti russi, ma conosco il russo e lo parlo meglio dell’ucraino, quindi…
Un’ultima domanda: hai amici a Kiev? Sei preoccupata per loro?
Sì, ho degli amici che vivono ancora a Kiev, parliamo spesso su FaceTime. Per loro è tutto diverso, ci sono momenti di calma e momenti molto difficili, quando devono nascondersi nei rifugi antiaerei…
Certo, mi preoccupo per loro, cerco di sostenerli, di offrirgli aiuto, ma molti non vogliono lasciare la propria casa e trasferirsi in un posto nuovo, in un Paese completamente sconosciuto e con persone sconosciute…
Li capisco; sperano sempre nel meglio, sperano che presto tutto finisca.










