Lo scorso 7 ottobre, l’attore Tiziano Mariani è rimasto coinvolto in un grave incidente in motorino, che lo ha condotto a un coma profondo. Dopo mesi di intensa riabilitazione presso il centro Santa Lucia, ancora in corso, Mariani ha scelto di aprirsi al pubblico in questa intervista. Un racconto intenso, in cui l’attore ripercorre gli eventi, lo stato attuale della sua salute e la forza interiore che lo ha sostenuto in un percorso di rinascita, sfiorando la morte per ritrovare sé stesso.

1. Tiziano, puoi raccontarci cosa è successo il giorno dell’incidente? Com’è iniziato tutto e come hai vissuto il periodo che è seguito?

Quel giorno stavo tornando a casa dopo aver giocato a padel con la mia famiglia. Ero in motorino e, a causa delle condizioni disastrose dell’asfalto, ho perso il controllo e sono finito contro un albero. Lo schianto è stato violentissimo, ma per fortuna il casco mi ha salvato la vita. Nonostante le costole fratturate e la gravità dell’impatto, sono sopravvissuto. Un ragazzo mi ha trovato a terra, svenuto, in una pozza di sangue. Sono stato rianimato in ambulanza e poi ho passato un mese in coma. Quando mi sono risvegliato, ho iniziato una riabilitazione lunga e difficile, soprattutto per il lato sinistro del corpo, che era completamente bloccato. Oggi, grazie alle cure, sto recuperando molto. È stata un’esperienza durissima, ma anche un autentico miracolo.

2. Quali sono state le difficoltà più forti che hai dovuto affrontare dopo il coma, sia a livello fisico che mentale? Hai mai pensato di arrenderti?

All’inizio è stato uno shock. Ritrovarsi in una nuova realtà, in ospedale, senza sapere cosa fosse accaduto davvero, è stato destabilizzante. Avevo continui problemi di memoria e idee strane, quasi fuori dalla realtà. C’è stato un momento in cui ho davvero pensato che sarebbe stato più semplice lasciarsi andare. Ma poi ho sentito una forza dentro di me, come se mio padre — che non c’è più — mi stesse dando il coraggio per non mollare. Il suo esempio di dignità e forza durante la malattia è stato il mio punto di riferimento. È grazie a lui, alla sua memoria, che ho trovato la spinta per rialzarmi e continuare a vivere.

3. Se dovessi descrivere il “te” di prima dell’incidente e quello di adesso, cosa diresti? Che tipo di cambiamento hai attraversato?

Prima dell’incidente ero più superficiale, in particolare nei rapporti con gli altri. Non mantenevo facilmente le promesse, ero spesso inaffidabile, anche nelle relazioni affettive. Dopo questa esperienza, sento di essere maturato davvero. Oggi sono una persona più responsabile, più sincera. Non vado più alla ricerca di storie fugaci: ho trovato una compagna con cui voglio costruire qualcosa di solido. Soffrire così tanto mi ha fatto capire quanto sia preziosa la vita, e ora posso dire di essere diventato un uomo, finalmente in pace con sé stesso.

4. Hai un forte legame con il cinema. Dopo quello che hai vissuto, come ti relazioni oggi con questo mondo? Ti senti pronto a tornarci?

Il cinema mi manca moltissimo. Sento come se avessi chiuso fuori il mio bambino interiore, quello che si divertiva a recitare e a creare storie. Mi fa soffrire sentirmi lontano da quel mondo, anche perché ho sempre avuto la sensazione di non essere stato davvero valorizzato. Ma ora so di avere una sensibilità diversa, più profonda. Voglio tornare a raccontare l’animo umano da un’altra prospettiva, con occhi nuovi. Penso che il dolore mi abbia arricchito, e spero che il cinema possa darmi la possibilità di esprimere questo cambiamento.

5. Il rapporto con l’aspetto fisico cambia dopo un trauma del genere? Hai una visione diversa della tua immagine rispetto a prima?

Sono sempre stato molto attento alla mia immagine, anche per esigenze professionali. Se l’incidente avesse modificato il mio volto, probabilmente mi sarei dovuto confrontare con un cambiamento difficile. Ma sento che rinunciare alla cura di sé, per me, sarebbe stato come rinnegare una parte autentica della mia personalità. Penso che il vero equilibrio stia nell’accettarsi per quello che si è, senza forzature. Il corpo e l’aspetto sono solo una parte di noi, ma una parte che, nel mio caso, continua ad avere un valore.

6. Hai vissuto un’esperienza di confine tra la vita e la morte. Questo ha influenzato la tua spiritualità? Hai trovato nuove forme di fede o riflessione interiore?

Durante il mio ricovero ho riscoperto la fede cristiana, grazie anche alla presenza di una chiesa nella clinica dove vado a pregare con mia madre. Nei canti, nelle parole delle preghiere, ho trovato conforto. Ma ho anche sperimentato meditazioni che si ispirano a tradizioni orientali, e in quelle ho sentito una connessione fortissima con la mia parte più profonda. È stato come avvicinarsi a un senso più grande della vita, al divino, in una forma libera e personale.

7. Come vedi il tuo futuro oggi? Hai nuovi sogni, nuovi obiettivi che ti danno la forza per andare avanti?

Oggi mi sento motivato, positivo. So che ci saranno ancora ostacoli, ma li affronterò con fiducia. La presenza della mia famiglia e della mia compagna è fondamentale: il loro amore mi dà una forza che non avrei mai pensato di avere. Penso a tante cose che voglio fare, tanti progetti da realizzare. E per la prima volta dopo tanto tempo, guardo avanti con il sorriso.

La foto di copertina è stata gentilmente fornita dall’intervistato che la Redazione ringrazia di aver condiviso e autorizzato la pubblicazione