Il 2025 in corso è un anno importante, ricco di anniversari di grandissima forza memoriale, l’80. della vittoria nella Seconda guerra mondiale, della sconfitta del nazismo, della liberazione d’Europa. E anche il 45. della morte di Tito, il “padre”, certo non da solo, di quello straordinario e originalissimo laboratorio di socialismo e di convivenza che fu la Jugoslavia socialista. Nato a Kumrovec il 7 maggio (il suo compleanno ufficiale era però il 25 maggio, commemorazione dell’epica resistenza a Drvar, nel corso della Seconda guerra mondiale, del 1944 e poi Giornata della Gioventù nella Jugoslavia post-bellica) del 1892, morto a Lubiana il 4 maggio del 1980, Tito era dunque croato. E in Croazia, nella sua storica e bellissima capitale, Zagabria, Tito fa adesso “ritorno”, con la mostra, inaugurata il 13 giugno e aperta sino al 31 luglio, presso la Galleria Forum, dal titolo “Ricordando la Vittoria – Piazza Maresciallo Tito”, che rievoca l’esistenza dell’allora Piazza Maresciallo Tito, poi ridenominata, nella capitale croata, e si pone l’obiettivo dichiarato (irrinunciabile e ambizioso allo stesso tempo) di sollevare interrogativi sui temi dell’antifascismo e della lotta di liberazione dei popoli nello spazio pubblico, in un tempo di crescenti revisionismi e di riemergenti nazionalismi (e di fascismi di varia ispirazione e denominazione).

Per il contributo determinante che i comunisti e le comuniste hanno offerto nella resistenza antifascista e nella liberazione d’Europa, è chiaro al di là di ogni ragionevole dubbio che la messa in discussione dei valori della resistenza, della liberazione e, in ultima analisi, dell’antifascismo porti con sé anche una retorica revisionista e anticomunista e diventi lo strumento improprio per una critica antistorica ai valori di giustizia, emancipazione ed uguaglianza che il movimento socialista e comunista ha storicamente portato e porta con sé. Un dato e una citazione per acclarare il fatto. Il dato: l’Unione sovietica da sola pagò un tributo di 27 milioni di caduti, di cui 18 milioni civili, reggendo da sola, per oltre due anni, l’urto di 250 divisioni tedesche (circa il 90% dell’esercito tedesco) appoggiate dagli alleati fascisti rumeni, ungheresi e italiani, quest’ultima, peraltro, un’ulteriore pagina vergognosa del criminale regime fascista. La citazione: «Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all’Armata rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita» (Ernest Hemingway).

Nello spazio pubblico di tutta l’Europa orientale non solo si manifestano una preoccupante presa di distanza dai valori dell’antifascismo e una pericolosa affermazione nello spazio politico di forze dichiaratamente fasciste e neofasciste, ma si avvertono anche la relativizzazione e la banalizzazione dei valori della resistenza e della liberazione. Si tratta di un clima politico-culturale preoccupante, perché, di converso, apre spazi o riduce gli anticorpi nei confronti di tutto ciò a cui l’antifascismo si oppone, intolleranza, nazionalismo, suprematismo, discriminazione, neocolonialismo e, in particolare in certi contesti, la clericalizzazione dello spazio pubblico e la privatizzazione dei beni pubblici. È questo il grumo politico-culturale che la mostra, si può dire, coraggiosamente intende intercettare. Come scrive l’autrice del concept espositivo e direttrice della Galleria Forum, Feđa Gavrilović, nella presentazione della mostra: “La rimozione di Tito, come leader della resistenza antifascista, dalla piazza di Zagabria è il simbolo della rimozione di qualsiasi memoria dell’antifascismo (e, di conseguenza, della tacita glorificazione del fascismo) nello spazio pubblico. Poiché la Galleria si trova nelle immediate vicinanze dell’ex Piazza Maresciallo Tito, e poiché il Museo Nazionale d’Arte Moderna possiede un calco della statua iconica di Tito, realizzata dal grande scultore Antun Augustinčić, collocare un monumento nella Galleria, peraltro ben visibile attraverso la vetrata, è un buon modo per sollevare interrogativi sull’antifascismo oggi”. La mostra presenta, in effetti, anche altre opere che è bene richiamare: un ritratto di Tito di Marin Tartaglia; un dipinto di Zlatko Kauzlarić Atač; un’opera di Vladimir Dodig Trokut; opere di Ivan Fijolić e Jurica Pušenjak; un dipinto di Natalia Borčić; fotografie di Bojan Mrđenović e Jovica Drobnjak; e la documentazione di performance di Dalibor Martinis e Siniša Labrović, interessante perché propone come tema la rimozione dell’antifascismo nella Croazia post-socialista, prendendo ad esempio i rapporti e le vicissitudini del patrimonio storico-culturale antifascista: i monumenti e l’arte nello spazio pubblico, la toponomastica delle città, il complesso della memoria pubblica e dei programmi scolastici, tutto ciò che forma patrimonio culturale e memoria collettiva.

Nel progetto, maturato nel contesto dell’IPRI – CCP (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace – Corpi Civili di Pace) e frutto delle iniziative maturate nel corso degli storici progetti legati alle Ambasciate di Pace e alla ricerca-azione pluriennale di Alberto L’Abate (1931-2017) e i suoi collaboratori a Prishtina, per Corpi civili di pace in Kosovo, proprio questi temi, della cultura e della memoria nello spazio pubblico in relazione al loro significato e al loro potenziale per la costruzione della pace e della convivenza, risultano essenziali. Di fronte al nazionalismo e all’etnonazionalismo, i valori della convivenza e della pace faticano a trovare spazio. Innumerevoli i monumenti jugoslavi distrutti soprattutto in Croazia, Bosnia, Kosovo. In Kosovo, in particolare, tra i monumenti abbattuti, i grandi Monumenti alla “Fratellanza e Unità”,dei grandi artisti Lojze Dolinar,a Djakovica/Gjakova,e Miodrag Pecić e Svetomir Basara, a Landovica. Recuperare la traccia di tali patrimoni culturali e memoriali è fondamentale per la pace, per sostenere e alimentare iniziative e misure di costruzione della pace, per promuovere convivenza.

Riferimenti:

Tito u Galeriji Forum, H-Alter, 12 giugno 2025: https://h-alter.org/sto-nas-ceka/tito-u-galeriji-forum

Il 25 maggio e le «vie nazionali», Pressenza Italia, 24 maggio 2021: https://www.pressenza.com/it/2021/05/il-25-maggio-e-le-vie-nazionali

“Le porte dell’arte”, una ricerca-azione sui musei per la pace, Pressenza Italia, 28 febbraio 2025: https://www.pressenza.com/it/2025/02/le-porte-dellarte-una-ricerca-azione-sui-musei-per-la-pace