Il messaggio di pace di Yair Asulin, dai social di Maoz Inon

Fra pochi giorni, 8 e 9 maggio, Gerusalemme accoglierà questo Summit all’insegna della Pace che mai avremmo immaginato possibile, nelle circostanze sempre più catastrofiche che sappiamo. Eppure sta per succedere davvero, e sarà il più grande, partecipato, complicato, importante convegno di pace mai tentato prima d’ora in Medio Oriente, e forse nel mondo. Oltre 60 diverse organizzazioni hanno aderito, in migliaia approderanno a Gerusalemme da altre città di Israele, interventi sono previsti anche dalla Palestina benché solo via internet, e da tutto il mondo sarà possibile seguire in streaming.

Ma non sarà una passeggiata, come già si è visto per la Cerimonia Israelo-Palestinese organizzata qualche sera fa (era il 29 aprile) dai Combattenti per la Pace insieme all’organizzazione dei Parent’s Circle Families Forum, con la Sinagoga della città di Ra’anana, che ospitava l’evento in streaming, presa d’assalto dalle squadracce di chi la pace non vuole sentirla neanche nominare: la peggior destra kahanista, purtroppo molto agguerrita e sostenuta dal governo. E’ intervenuta la polizia, ci sono stati arresti, ambulanze, feriti… l’episodio è stato stigmatizzato sulla stampa, ovviamente sui social, tra i tanti segnaliamo il  video messaggio di Aziz Abu Sarah che è tra i principali promotori di questo Peace Summit e che abbiamo intervistato su Pressenza un paio di settimane fa

Il tutto in coincidenza con le due giornate più importanti del calendario israeliano: Il Giorno del Ricordo (in ricordo delle decine di migliaia di vittime delle tante guerre combattute da Israele) che come ogni anno è stato il preludio per la Festa d’Indipendenza, quest’anno però funestata dall’incendio più spaventoso alla periferia di Gerusalemme, gente in fuga come a Gaza, la protezione civile incapace di domare le fiamme per il forte vento, l’angoscia circa l’ipotesi dell’ennesimo attacco terroristico. Nelle scorse ore (anche con il soccorso dei paesi più amici e vicini, Italia compresa) l’incendio è stato domato, ma il clima può ben definirsi… incendiario.

Ed ecco oggi, a commento di quanto sopra, dalle pagine social di Maoz Inon (che già abbiamo intervistato qui), questo bel messaggio a due voci, nel senso che riprende le parole di Yair Asulin, altro noto pacifista israeliano, docente alla Tel Aviv University, collaboratore di Haaretz, protagonista di quello straordinario risveglio di consapevolezza nel corpo sociale israeliano, che sta guadagnando sempre più terreno e continueremo a seguire con attenzione. 

(dalle pagine social di Maoz Inon):

<<Nei giorni subito dopo il Giorno dell’Indipendenza, quando il cuore continua a cercare il luogo dove respirare per un attimo – le parole del nostro compagno Yair Asulin, amico e compagno di strada, ricordano cosa dovrebbe essere davvero al centro della nostra storia: la Pace. Non come password, ma come base. Non un compromesso, ma un essere

Ecco ciò che Yair ha scritto nella sua rubrica su “Haaretz”:

“Di tutte le parole che si possono pensare, in questo Giorno dell’Indipendenza in mille pezzi, mentre non riusciamo a uscire dalla palude di Gaza, mentre contempliamo la perdita della nostra sovranità morale, mentre 59 ostaggi sono ancora lì senza alcuna prospettiva di soluzione… di tutte le parole possibili, la parola che arriva alla mia mente più e più volte è precisamente la parola Pace. Sì, proprio quella, la parola continuamente disprezzata per chiunque osi pronunciarla, ma che è diventata l’aspirazione più profonda e essenziale del popolo ebraico: “fate pace nelle sue altezze, lui farà pace su di noi…” Parola associata alle prime luci dell’alba… parola sottovoce.

In questo Giorno dell’Indipendenza, dobbiamo lottare per la parola Pace. Nel senso profondo della Pace. Non solo la Pace sotto forma di questo o quell’altro altro ordine politico, non solo la Pace come “presa di posizione”, ma come stato di coscienza. La Pace come definizione fondamentale di chi siamo e quale storia vogliamo raccontare a noi stessi e al mondo.

Durante i 77 anni di esistenza di Israele, ogni volta che ci siamo allontanati troppo dalla Pace, ogni volta che pensavamo di essere troppo “sobri” per riconoscerne il potere critico, abbiamo attentato alla nostra stessa sicurezza. Così è stato prima della guerra dello Yom Kippur, e così fu negli anni che precedettero il disastro del 7 ottobre: l’apocalisse per rafforzare Hamas è derivata proprio dalla volontà di escludere la possibilità che questa parola potesse essere pronunciata

(…) Perciò in questo Giorno dell’Indipendenza in frantumi, quando i demoni che escono dalla bottiglia sono sempre di più e si moltiplicano sotto la spinta della più profonda degenerazione della politica, dobbiamo onestamente ammettere che l’Israelismo non ha mai previsto un vero posto per la Pace. La scelta è sempre stata per il “Muro di Ferro”, con il contorno di fantasie circa i “muscoli ebraici” e così via. E per chi vuole vedere solo le colpe all’altra parte, ribadirne la crudeltà, raccontare dei tentativi fatti negli anni per raggiungere la Pace, a tutti quelli che vogliono lavarsi con la pulizia delle proprie mani, bisogna ricordare che la guerra non è solo l’opposto della pace: le guerre si vincono anche con la coscienza della pace, con l’intenzione della pace, con la ricerca della pace.

Solo che non è così che ci comportiamo (e quindi non vinceremo mai). Non è il modo in cui parliamo, e nemmeno la direzione verso cui andiamo. In questa guerra la parola Pace è quasi diventata un tradimento. E per questo peccato di cancellare la Pace stiamo pagando un prezzo enorme. Quando un popolo fugge dalla sua essenza, quando la disprezza, quando le volta le spalle, inevitabilmente si perde.” 

La prossima settimana, l’8-9 maggio, saremo in tanti a Gerusalemme, per il People’s Peace Summit. Per ribadire il nostro programma: Hope is an Action, la Speranza è Azione e da fare insieme. Facciamo Pace. Insieme.>> 

Info e aggiornamenti: https://www.timeisnow.co.il/, www.eventer.co.il/timeisnow

Le precedenti uscite su Pressenza sul Peaple’s Peace Summit di Gerusalemme:

Intervista a Maoz Inon: https://www.pressenza.com/it/2025/04/verso-il-peoples-peace-summit-di-gerusalemme-8-e-9-maggio-intervista-a-maoz-inon-uno-degli-organizzatori/

Intervista a Aziz Abu Sarah: https://www.pressenza.com/it/2025/04/verso-il-peoples-peace-summit-di-gerusalemme-8-e-9-maggio-intervista-ad-aziz-abu-sarah/

Intervista a Nivine Sandouka: https://www.pressenza.com/it/2025/04/verso-il-peoples-peace-summit-di-gerusalemme-8-9-maggio-bisogna-sostenere-la-societa-civile-dice-la-palestinese-nivine-sandouka/

Verso il People’s Peace Summit di Gerusalemme, 8-9 maggio. “Bisogna sostenere la società civile” dice la palestinese Nivine Sandouka