Per gli italiani il cibo è piacere, tradizione, identità territoriale, competenza diffusa, convivialità e molte altre cose ancora. Ce lo confermano i dati del recente 2° Rapporto Federalimentare-CENSISCIBO E LIBERTÀ. Binomio inscindibile nello stile di vita italiano”. Prevale innanzitutto un’irrinunciabile libertà nello scegliere cosa mangiare: all’89,1% degli intervistati non piace che qualcun altro gli dica cosa e quanto mangiare, vogliono scegliere liberamente. Atteggiamento proprio dell’85,9% dei giovani, dell’89,1% degli adulti e del 91,3% degli anziani. Ma il cibo è anche identità, tradizione, relazioni. Il cibo ha significati sociali diversi, espressioni della soggettività, per questo gli italiani rigettano ogni delega. Per il 72,8% il cibo è un mezzo per esprimere la propria identità. Per il 93,2% è cultura e per il 73,3% svolge un ruolo importante nelle sue relazioni sociali. Ed è netto il No alle diete di Stato: per l’82,1% dei cittadini lo Stato non deve vietare certi alimenti, ma informare sui loro effetti sulla salute. Lo pensa il 73,9% dei giovani, l’82% degli adulti e l’88,3% degli anziani.

Per gli italiani poter fare scelte ponderate è un’esigenza prioritaria. Non a caso leggono l’etichetta sui prodotti alimentari il 79,8% delle persone. Tuttavia, l’83,5% degli italiani vorrebbe essere più informato sull’alimentazione a supporto di scelte più consapevoli. Lo pensa l’81,4% degli uomini e l’85,5% delle donne; l’84,8% dei giovani, l’88,9% degli adulti e il 73,1% degli anziani. L’informazione deve supportare anche nel prendere le decisioni appropriate per salvaguardare la salute del pianeta: per l’81,9% degli italiani è utile conoscere i cibi la cui produzione inquina meno e/o consuma meno risorse. La voglia di informarsi deve guardarsi però dalle bufale: al 44,1% degli italiani è capitato di ricevere informazioni sui rischi di alcuni alimenti che poi si sono rilevate false. È capitato al 48% dei giovani, al 44,9% degli adulti e al 39,9% degli anziani. Le tante fake news che ingannano il consumatore ne sollecitano l’emotività contro la ragione, amplificando ansie e paure: al 31% le informazioni sui rischi legati al cibo generano ansia.

L’allarmismo sul cibo genera comunque diffusi sensi di colpa e così al 54,7% degli italiani è capitato di sentirsi in colpa dopo aver mangiato un alimento un po’ grasso o per aver mangiato più del dovuto. Si tratta di 70,3% dei giovani, l’83,6% degli adulti e l’80% degli anziani. E’ la frenesia del quotidiano a minare la buona dieta. Vite concitate sature di attività diverse sono nemiche della buona alimentazione. Al 36,7% degli italiani capita per periodi anche lunghi di mangiare sregolato, ovvero di saltare uno o più pasti, mangiare molto tardi la sera, fare pasti a orari sempre diversi ecc.. Cattive abitudini che preoccupano poiché il 37,2% degli italiani teme che il proprio stile alimentare abbia ripercussioni negative sulla propria salute. “È invece essenziale, si sottolinea nella ricerca, dedicare ai pasti la quantità appropriata di tempo poiché l’atto del mangiare non è da vivere in modo asettico, come una breve pausa che può essere saltata e quindi trascurabile, ma ha un’importanza che va oltre il mero sostentamento dell’organismo perché implica tante attività come preparare i pasti, mangiare insieme, dormire bene, fare movimento ecc., che fanno da corollario e che, con modalità e intensità diverse, possono contribuire a migliorare la salute”.

Il 27,4% degli italiani poi segue o ha seguito una dieta non prescritta da un nutrizionista, ovvero trovata online, su libri o riviste, social media, tv o radio. Diete a digiuno intermittente, chetogeniche, iperproteiche, vitaminiche: l’elenco potrebbe continuare all’infinito. È infatti troppo diffusa la pericolosa abitudine di fare diete senza il supporto di esperti o nutrizionisti, affidandosi a informazioni trovate online, a suggerimenti di amici e parenti, o a consigli di health influencer sui social. “Un fai da te pericoloso in cui si autoprescrivono diete senza avere coscienza delle reali esigenze del proprio corpo rischiando, quindi, di escludere dalla propria alimentazione alimenti fondamentali per il corretto funzionamento dell’organismo, con conseguenze negative anche sulla qualità della vita”.

Quanto alla sostenibilità, per gli italiani la disponibilità di prodotti più sostenibili per l’ambiente nei supermercati non deve comportare una rinuncia alla sostenibilità economica: il 91,6% dei consumatori pensa sia importante che i prodotti sostenibili abbiano prezzi accessibili a tutti. La coesistenza di sostenibilità ambientale e sostenibilità economica è un limite invalicabile per i consumatori italiani che sono disposti a ripensare lo stile di vita, ma non possono accettare una versione penitenziale della trasformazione ecologica. Non a caso il binomio prezzo + offerte continua ad avere peso nelle scelte degli italiani: il 76,8% opta per un punto vendita in base al prezzo dei vari prodotti, cercando per ognuno il più conveniente.

Qui per scaricare la sintesi e il rapporto completo: https://www.censis.it/economia/2%C2%B0-rapporto-federalimentare-censis