Un corteo che sale le rampe e arriva a piazzale Michelangelo, una manifestazione che porta unità tra le differenti realtà che animano il
movimento a fianco del popolo palestinese, squarciando i veli che ignora avevano coperto alcuni posizionamenti, primo tra tutti: non
chiediamo di fermare una guerra, ma denunciamo un genocidio e lo sterminio di bambini, giovani, adulti, anziani palestinesi.
“Palestina libera” risuona ai megafoni, insieme al richiamo alla resistenza ed all’autodeterminazione del popolo palestinese; il diritto alla vita viene negato, succedeva già il 6 ottobre: evacuazioni forzate, distruzione delle reti idriche, elettriche, fognarie, distruzione ad oggi di tutti gli ospedali.
Al microfono si alternano testimonianze a passaggi di considerazione etica e politica insieme, richiamo al senso di responsabilità
dell’occidente (Italia compresa), invito a rompere i rapporti con Israele, al boicottaggio (citando l’esempio dei sanitari per Gaza con
l’appello a non comprare i farmaci Teva, o dei portuali contro la guerra che tentano di bloccare i carichi di armamenti).
Uno sguardo all’utopia della possibilità di ricostruzione delle case e delle scuole (appello coerente con il richiamo al diritto alla vita)
richiede in primo luogo diffondere le informazioni, smuovere le coscienze, tenerci nell’unità di azioni convergenti, come oggi Firenze
ha dimostrato di poter promuovere: unità sostenendo la resistenza del popolo palestinese e diritto a vivere (forse almeno sopravvivere,
adesso) sulla propria terra.
Foto di Cesare Dagliana e Paolo Mazzinghi









