La mattina di mercoledì 5 marzo si continua con le dichiarazioni degli Stati (ratificanti, firmatari e osservatori).

Il presidente dà la parola all’ambasciatore di Taiwan, che si congratula con gli ultimi Stati che hanno ratificato il TPAN e considera l’universalizzazione un articolo fondamentale del trattato. I seguenti punti riassumono l’interesse di Taiwan al trattato, come Paese osservatore:

  1. Impedire le terribili sofferenze che tali armi infliggono al genere umano;
  2. Implementare gli articoli sull’eliminazione di tali armi, affinché il TPAN sostituisca nel tempo quello di non proliferazione (TNP) al quale aderiscono quasi tutti i Paesi nucleari, inclusi quelli del nuclear-sharing;
  3. Complementarietà del TPAN verso tutti i trattati precedenti sulle armi nucleari.

Il punto 3 viene condiviso dall’Uruguay.

Premettendo che la preoccupazione per l’attuale numero di testate atomiche dispiegate è stata espressa da tutti gli interventi, si sono ascoltate dichiarazioni molto simili; ogni Paese tende a focalizzare alcuni aspetti del trattato che vengono ritenuti prioritari.

Oltre ai ringraziamenti nei confronti degli Stati che hanno firmato o ratificato il trattato e/o delle associazioni che hanno centrato gli obiettivi prefissi, le dichiarazioni si sono concentrate su alcuni argomenti:

  • l’importanza dell’universalizzazione (Capo Verde, Sierra Leone, Isole Salomone, Nepal, Myanmar, Gibuti, Uruguay, Burkina Faso);
  • i ringraziamenti verso gli Hibakusha (San Marino, Burkina Faso) e il vincitore del Premio Nobel per la Pace 2024 – Hidankyo (Nuova Zelanda, Nepal, Burkina Faso);
  • la difesa dell’ambiente (Lesotho);
  • l’implementazione dell’action plan definito a Vienna nel 2022 (Congo, Burkina Faso);
  • l’uscita dalla retorica della deterrenza nucleare (Namibia, Giamaica).

Brasile e Burkina Faso sottolineano come il TNP abbia sostanzialmente fallito, dato che i Paesi nucleari stanno modernizzando i loro arsenali.

La Nuova Zelanda ha ribadito l’impegno di supportare Kiribati e il Kazakhstan per lenire le sofferenze umanitarie generate dai test atomici subiti nel passato.

Il Vietnam trova molto pericolose le attuali tensioni geopolitiche che sembrano farci tornare indietro negli anni: la comunità internazionale sta correndo degli enormi rischi, come se l’umanità non avesse imparato nulla dalle lezioni dei bombardamenti giapponesi e dai test eseguiti nel Pacifico.

La Giamaica desidera che si introduca nel TPAN il principio del NFU (Not First Use) per tutti i Paesi nucleari, per impedire che un’arma atomica venga lanciata per errore o per incidente, in quanto la deterrenza è incompatibile con qualsiasi politica di sicurezza.

Timor Est chiede maggiore prevenzione onde evitare un’escalation nucleare, visti gli attuali conflitti geo-politici soprattutto in Europa.

Il Nicaragua punta il dito contro il modello economico dominante che andrebbe cambiato radicalmente essendo l’artefice della produzione delle armi di distruzione di massa. Le ingenti risorse impiegate andrebbero indirizzate verso lo sviluppo e il benessere dell’essere umano. Viene citato il trattato di Tlatelolco come esempio virtuoso per creare “nuclear free zone” su aree continentali molto estese: la stessa considerazione viene espressa dal Brasile.

Si ricorda che tra i Paesi appena citati, hanno ratificato il TPAN Capo Verde, Sierra Leone, Isole Salomone, Uruguay, Burkina Faso, Repubblica di San Marino, Fiji, Lesotho, Congo, Namibia, Giamaica, Vietnam, Timor Est, Nicaragua, Nuova Zelanda, Namibia, mentre gli altri  – Nepal, Myanmar, Gibuti, Brasile – al momento lo hanno solo firmato.

Di seguito riportiamo le dichiarazioni di alcuni Paesi e organizzazioni presenti come osservatori.

Marocco: il pericolo di una possibile guerra nucleare ha spinto il Marocco a partecipare per la seconda volta all’incontro; l’unico modo per evitare ogni rischio passa per la totale eliminazione di tali armamenti.

Il disarmo multilaterale deve essere la strada maestra da seguire: la complementarietà tra TPAN e TNP potrebbe accelerare la discussione multilaterale stessa. Il Marocco resta fiducioso, trattandosi dell’unica strada perseguibile.

Egitto: anche l’Egitto partecipa per la seconda volta a causa della crisi israelo-palestinese. Occorre evitare che Israele utilizzi le sue atomiche come minacciato nei mesi scorsi.  L’Egitto si congratula per gli avanzamenti sulla complementarietà tra TPAN e TNP. Anche l’incremento dei Paesi firmatari rappresenta una notizia positiva.

Le Isole Marshall aderiscono alla nuclear free zone del Pacifico, ma non hanno ancora preso in considerazione il TPAN, in quanto l’articolo 6 non è abbastanza chiaro su chi dovrebbe essere il responsabile del risarcimento delle vittime. Si chiede di formulare in modo chiaro e inequivocabile tale punto.

La Svizzera non si trova d’accordo con le politiche di sicurezza del TPAN, per cui il processo di adesione resta in stand-by. Tuttavia partecipa volentieri ai lavori per la seconda volta, dando il suo contributo sulla complementarietà tra TNP e TPAN.

La Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa ricordano i devastanti impatti delle due detonazioni atomiche in Giappone nel 1945 e come gli aiuti internazionali fossero totalmente impreparati ad assistere le vittime.

Il delegato dell‘African Commission on Nuclear Energy pone l’accento sulle zone libere da armi nucleari in Africa e Mongolia e sulla stretta collaborazione con tutte le free zones esistenti al mondo.

Dichiarazioni analoghe sono state espresse anche dallo Zimbabwe (Stato firmatario) e dal Ghana il quale sta ultimando il processo di ratifica.

La delegata dell’United Religions Initiative Civil Society si commuove mentre parla degli Hibakusha e delle devastazioni avvenute aa Hiroshima e Nagasaki. Chiede di pregare per eliminare il prima possibile ogni arma atomica.

I Parlamentari per il TPAN sono presenti con rappresentanti di tutto lo spettro politico, tra cui parlamentari di Giappone, Norvegia, Francia, Italia, Belgio, Germania, Lussemburgo, Polinesia francese, Canada, Scozia e Austria. La conferenza è stata co-convocata dalla Simons Foundation Canada e ha ascoltato il Premio Nobel per la Pace 2024 Nihon Hidankyo. Per l’Italia ha partecipato l’onorevole Boldrini.

Nella sessione pomeridiana è intervenuta la società civile.

Una rappresentante della società civile kazakha illustra i terribili effetti dei test atomici condotti dall’Unione Sovietica.

Takehiro Kagawa, segretario generale di Mayors for Peace e Belit Onay, sindaco di Hannover esplorano i rischi irreversibili che una guerra atomica implicherebbe, senza trascurare anche i rischi associati alle cosiddette bombe tattiche.

Occorre uscire dalla folle convinzione che la deterrenza ci metta al sicuro in quanto è l’esatto contrario. Il sindaco di Hannover si impegna ad educare le nuove generazioni sui rischi delle atomiche collaborando con tutte le associazioni internazionali preposte.

Ivana Nikolić Hughes di ICAN interviene ricordando brevemente la storia delle armi atomiche e citando anche lo scomparso Mikhail Gorbachov. La pace non deve essere un periodo tra due guerre, ma diventare una condizione permanente per consentire al genere umano di progredire in armonia e fratellanza.

Senzatomica avanza la richiesta di rendere universale la memoria degli Hibakusha, affinché venga preservata e trasmessa alle nuove generazioni.

Secondo la Costa Rica ogni firma e ratifica rafforza il trattato; l’universalizzazione resta un punto fondante, soprattutto per arrivare a proficui negoziati multilaterali, rafforzando al contempo il diritto internazionale.

La Croce Rossa Internazionale ricorda il seminario organizzato l’anno scorso a Oslo sugli impatti umanitari legati ad una esplosione atomica.

Hideo Asano di ICAN comunica che il Giappone ha deciso di non partecipare all’incontro due settimane fa: per aggirare le attuali resistenze, si stanno mettendo in campo una serie di soluzioni, quali:

  • Il coinvolgimento di Stati indipendenti con lo scopo di valutare i danni causati dalle atomiche, inclusi gli aspetti legali dell’uso della deterrenza
  • La deterrenza non è sicurezza
  • I legami tra le armi atomiche ed il nucleare civile
  • Gli impatti umanitari
  • La valutazione internazionale della sicurezza in una cornice di sostenibilità
  • Le problematiche che insorgono nelle aree in cui non esiste una “nuclear free zone”

L’ultimo intervento della giornata viene concesso alla Rete Pace e Disarmo: Francesco Vignarca espone una possibile via per sbloccare la situazione in Europa. Partendo dal fatto che in Europa solo 5 Paesi hanno firmato e ratificato il TPAN, occorre trovare un escamotage per portare al tavolo delle trattative tutti i Paesi NATO che sono sotto l’ombrello delle difesa atomica, nei quali la maggioranza delle popolazioni desidera che i governi nazionali aderiscano al trattato (ad esempio, l’Italia).

I governi europei invece non ascoltano tale richiesta per rispettare i dettati della NATO e determinano così un gap democratico. Una soluzione potrebbe essere coinvolgerli in profondità nelle tematiche relative agli impatti umanitari, in quanto molti Paesi europei hanno una lunga tradizione nell’aiuto delle popolazioni colpite da guerre e/o calamità; al contempo dovranno essere aperti tutti i tavoli diplomatici possibili con gli Stati nucleari.