Un confronto pubblico partecipato, plurale e trasversale, che ha messo al centro il futuro della Piana fiorentina. Il convegno “Un altro volo è possibile: sì al Parco della Piana. Difendiamo il territorio, investiamo in ciò che serve davvero”, ospitato al Teatro Monni di Campi Bisenzio il 17 dicembre 2025, ha rappresentato un momento di sintesi e rilancio di una discussione che attraversa il territorio da oltre quindici anni: quella sul progetto di ampliamento dell’aeroporto di Firenze e, più in generale, sul modello di sviluppo dell’area metropolitana.

Amministratori locali, consiglieri regionali, rappresentanti di comitati e associazioni, giuristi e cittadini si sono confrontati su aspetti ambientali, urbanistici, economici e sociali, con l’obiettivo dichiarato di riaffermare la centralità del Parco della Piana come infrastruttura ecologica, agricola e sociale e di riaprire una fase di mobilitazione pubblica.

 

Il ruolo della cultura e della partecipazione

Ad aprire l’incontro è stata Sandra Gesualdi, direttrice del Teatro Monni, che ha richiamato il significato civile dell’iniziativa. Il teatro è stato presentato non solo come luogo di produzione culturale, ma come spazio pubblico di confronto democratico, in cui la comunità può interrogarsi sulle scelte che incidono sulla qualità della vita. Ospitare il convegno è stato quindi, nelle sue parole, un atto di responsabilità verso il territorio, coerente con l’idea che la cultura non sia separata dalla realtà sociale, ambientale e urbana.

Gesualdi ha sottolineato come il dissenso, quando fondato su argomentazioni e conoscenza, rappresenti una forma alta di partecipazione democratica, auspicando che dall’incontro potessero nascere nuove alleanze e ulteriori occasioni di confronto pubblico.

 

La posizione dei Comuni della Piana

Il sindaco di Campi Bisenzio, Andrea Tagliaferri, ha inquadrato il convegno come l’avvio di una nuova fase di mobilitazione condivisa tra amministrazioni e cittadini. Il ritorno del progetto aeroportuale, seppur presentato come ridimensionato, è stato descritto come la riproposizione di criticità già evidenziate in passato e riconosciute anche in sede giudiziaria.

Nel suo intervento è emerso con forza il tema delle priorità nell’uso delle risorse pubbliche. Tagliaferri ha richiamato gli eventi alluvionali che hanno colpito il territorio negli ultimi anni, sottolineando come investimenti relativamente contenuti potrebbero migliorare in modo significativo la sicurezza idrogeologica. In questo quadro, l’aeroporto è stato indicato come un’opera che non risponde ai bisogni più urgenti delle comunità locali. La contrarietà al progetto è stata quindi ricondotta non a un rifiuto delle infrastrutture in sé, ma a una diversa idea di sviluppo territoriale.

Sulla stessa linea si è collocata Claudia Pecchioli, vicesindaca facente funzioni di Sesto Fiorentino, che ha definito il dibattito sull’aeroporto un “déjà vu” che da anni condiziona le scelte di pianificazione. Pecchioli ha ribadito che il Parco della Piana è uno spazio reale e vissuto: un’area agricola, ambientale e di fruizione quotidiana, caratterizzata da elevata biodiversità e da una funzione fondamentale di regolazione idraulica.

Nel suo intervento è stato richiamato il precedente storico delle scelte urbanistiche che hanno tutelato Monte Morello, indicando la necessità di una analoga lungimiranza per il futuro della Piana. Centrale anche il riferimento al modello economico: secondo Pecchioli, lo sviluppo non può essere fondato sull’espansione del turismo e sulle rendite immobiliari, ma su ricerca, innovazione, imprese e qualità del lavoro.

Il tema della fragilità ambientale della Piana è stato affrontato da più interventi. Giuseppe Carovani, sindaco di Calenzano, ha evidenziato come il territorio costituisca un unico ecosistema, che non può essere governato per compartimenti amministrativi. L’aeroporto è stato descritto come incompatibile con un’area che rappresenta uno degli ultimi spazi verdi continui dell’area metropolitana e che svolge una funzione strategica per l’equilibrio idrogeologico.

Carovani ha posto l’accento sul rapporto tra interesse pubblico e interessi privati, sostenendo che la pianificazione non dovrebbe essere subordinata alle logiche di profitto. In questa prospettiva, la discussione sull’aeroporto è stata ricondotta a una questione più ampia di governance del territorio e di visione strategica.

Anche Riccardo Palandri, sindaco di Poggio a Caiano, ha collegato il progetto aeroportuale alle difficoltà quotidiane dei Comuni nella gestione delle emergenze, in particolare quelle legate al rischio idraulico. Nel suo intervento è emersa la contraddizione tra le politiche di mitigazione climatica e gli investimenti in infrastrutture percepite come incoerenti con tali obiettivi. Palandri ha inoltre sottolineato le criticità operative dell’attuale scalo e i limiti di accessibilità per molti cittadini della Piana.

Il sindaco di Carmignano, Edoardo Prestanti, ha proposto una lettura di lungo periodo, ricordando come il progetto aeroportuale sia stato bocciato due volte dalla giustizia amministrativa. Secondo Prestanti, la questione non riguarda solo un’infrastruttura, ma un’idea di sviluppo che negli anni ha prodotto effetti collaterali evidenti: aumento della vulnerabilità idrogeologica, pressione turistica, crescita delle rendite immobiliari e difficoltà di accesso alla casa.

Nel suo intervento è stato richiamato il tema delle risorse disponibili per i piccoli Comuni, mettendo in evidenza il divario tra i grandi investimenti destinati a opere controverse e le limitate capacità di spesa per interventi di messa in sicurezza e servizi essenziali.

Dal Comune di Pisa, Francesco Auletta ha portato l’esperienza di un territorio che ha conosciuto gli effetti della privatizzazione aeroportuale. Il suo intervento ha insistito sulla necessità di superare una logica competitiva tra territori, proponendo invece un modello basato sulla cooperazione, sulla tutela della salute e dell’ambiente e su una diversa idea di mobilità.

Auletta ha sottolineato come le risorse pubbliche potrebbero essere orientate verso il rafforzamento del trasporto ferroviario e del trasporto pubblico locale, indicando queste scelte come alternative più coerenti con gli obiettivi di sostenibilità e di riduzione delle disuguaglianze.

Un fronte ampio e trasversale

Nel corso del convegno è emersa la presenza di un fronte articolato, che attraversa appartenenze politiche diverse e coinvolge amministratori locali, rappresentanti regionali, associazioni ambientaliste e cittadini. Al centro del dibattito non è stato solo il rifiuto di una singola opera, ma l’affermazione del Parco della Piana come bene comune e come elemento strutturale per la sicurezza, la qualità ambientale e la vivibilità dell’area metropolitana.

Il convegno si è concluso con l’impegno a proseguire il confronto nelle sedi istituzionali, giudiziarie e pubbliche, ribadendo la necessità di decisioni trasparenti e partecipate. In questo senso, l’incontro di Campi Bisenzio ha rappresentato non solo una tappa di una lunga vicenda, ma anche un tentativo di rimettere al centro del dibattito pubblico il rapporto tra sviluppo, ambiente e diritti delle comunità locali.

 

Foto Paolo Mazzinghi