Sul Convegno ‘INNESCHI, scintille che generano la pace’ e sul tema dell’obiezione di coscienza Pressenza ha già pubblicato un approfondito articolo della Redazione Romagna.
Un altro partecipante al convegno, Antonio Mazzoni, ci ha inviato successivamente una sua sintetica riflessione sui temi dibattuti, che pubblichiamo ritenendola anch’essa interessante. Nella foto manifestazione a Roma nel 1971 per il riconoscimento della obiezione alla leva obligatoria

Due giornate intense e feconde quelle organizzate il 12 e 13 dicembre 2025 dalla Comunità Papa
Giovanni XXIII di Rimini per celebrare i 50 anni di obiezione di coscienza e di impegno per la pace
praticati e propugnati dall’Associazione.

Molti i giovani presenti che, assieme agli altri convenuti, hanno seguito con attenzione l’alternarsi di testimonianze e approfondimenti sulle tematiche in discussione.

Inquietanti e documentati gli allarmi degli esperti e degli obiettori presenti i quali hanno denunciato il clima di isteria bellicista che pervade le classi dirigenti europee, incapaci di percorrere le strade del confronto politico e della diplomazia e prone agli interessi dei produttori e dei mercanti di armi.

Secondo il Sipri le spese per la guerra nel mondo hanno raggiunto la cifra iperbolica di 2.700 miliardi di dollari, e il 50% degli investimenti industriali europei è destinato agli armamenti.

Il Green Deal viene disinvoltamente accantonato e rimpiazzato dal più patriottico War Deal.

Le testimonianze di coloro che rappresentavano le associazioni degli obiettori hanno confermato i dati degli esperti, aggiungendo le loro personali preoccupazioni in merito alle voci sempre più insistenti circa il ripristino della leva militare, visto come un attentato al diritto di obiezione ormai consolidato a livello europeo.

Il rappresentante svedese ha espresso il suo sconcerto per l’adesione del suo Paese alla Nato dopo due secoli di neutralità; l’obiettore russo, costretto a fuggire in Lituania, denuncia la Bielorussia il cui governo prevede la pena di morte per chi obietta.

In opposizione ai leader europei, impazienti di indossare l’elmetto o di farlo indossare ai loro concittadini, dal convegno si è alzato un coro compatto di dinieghi e proposte alternative a quelle dei “signori della guerra”.

Gli intenti e i progetti sono emersi dai tre gruppi di lavoro attivati fin dal primo giorno. I gruppi, oltre a ribadire il ripudio della guerra sancito dalla Costituzione italiana, hanno avanzato puntuali parole d’ordine “creative e visionarie”, utili e necessarie per contrastare la logica e la postura muscolare di tanti esaltati, e per rilanciare il movimento pacifista italiano.

Anzitutto vanno moltiplicate le occasioni e le iniziative per educare alla pace e alla nonviolenza in ogni ambito della vita sociale, dalla famiglia, ai luoghi di lavoro, alle sedi scolastiche.

Ad esempio gli spazi già esistenti riservati all’educazione civica devono servire anche per informare sulle esperienze di servizio civile, alternative alla formazione militarista.

Nei programmi scolastici di storia troppe pagine sono dedicate ai conflitti e alla retorica dell’onore, e pochissime agli esempi di pacifismo predicato e praticato.

Occorre inoltre un impegno risoluto da parte delle Istituzioni politiche decentrate – Comuni, Province, Regioni – per contrastare traffici di armi verso i Paesi i cui governi non rispettano i diritti umani.

Nei bilanci delle amministrazioni locali vanno previsti fondi per accogliere i profughi di guerra e, assieme a loro, obiettori di coscienza la cui vita è messa a repentaglio.

Va rilanciata poi l’istituzione di Assessorati alla pace e sollecitata presso il governo la creazione di un Ministero apposito.

Infine, si ribadisce con forza la necessità di formare e moltiplicare i Corpi Civili di Pace il cui utile impiego trova puntuale riscontro nel lavoro quotidiano su vari fronti di guerra da parte dei volontari di “Operazione Colomba”.

Si sottolinea come essi siano attivi fin dalle guerre nell’ex Jugoslavia – anni 1991-1995 – vicende drammatiche colpevolmente rimosse nella corrente narrazione storica, diffusa in ambito europeo.