Nonviolenza, diritti umani ed educazione al conflitto
In un tempo storico segnato dalla moltiplicazione dei conflitti armati, dal riarmo globale e da attacchi eversivi alla democrazia e alle istituzioni internazionali, il convegno INNESCHI – 50 anni di obiezione e impegno per la pace, promosso dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, ha rappresentato uno spazio prezioso di consapevolezza critica e rilancio dell’azione nonviolenta.
Le due giornate di lavoro, svoltesi a Rimini il 12 e 13 dicembre, sono state attraversate da interventi intensi e puntuali, capaci di rilanciare un invito chiaro: rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro per difendere la pace, a partire dalle responsabilità individuali e collettive.
Il linguaggio come strumento di trasformazione del conflitto
Un filo conduttore ha attraversato molti interventi: il peso politico del linguaggio. Diversi relatori hanno messo in guardia dall’uso inflazionato e strumentale della parola “pace”, svuotata di significato e piegata a operazioni di facciata, come nel caso del premio FIFA a Donald Trump o del cosiddetto “accordo di pace” di Sharm el-Sheikh.
La nonviolenza, al contrario, indica una pratica concreta e un metodo esigente di trasformazione personale e collettiva. In ambito educativo, Erika Degortes ha richiamato la necessità di distinguere tra conflitto e violenza: il primo è inevitabile, la seconda è una sua possibile conseguenza. Da qui il concetto di “igiene del conflitto”, ovvero la capacità di riconoscerlo e gestirlo con strumenti nonviolenti per impedirne l’escalation.
Il riarmo come fallimento politico: cambiare il paradigma della “sicurezza”
Nel suo intervento su Il riarmo in Italia e nel mondo, Giulio Marcon, portavoce della Campagna Sbilanciamoci, ha denunciato il riarmo come una scelta miope e pericolosa, che sottrae risorse alla vita delle persone e consolida un’economia di guerra sempre più strutturale.
A questa analisi si è affiancato il contributo di Marco Mascia, professore di Relazioni Internazionali all’Università di Padova, titolare della Cattedra UNESCO “Diritti Umani, Democrazia e Pace” e presidente del Centro di Ateneo “Antonio Papisca”. Mascia ha delineato un quadro lucido e allarmante della situazione internazionale, indicando la necessità di un cambio radicale di paradigma: la vera sicurezza non nasce dalla corsa agli armamenti, ma da investimenti in istruzione, sanità, welfare e giustizia sociale. Senza diritti, non c’è sicurezza.
Europa e Italia: sull’orlo del baratro
Il contesto europeo appare sempre più segnato da una deriva militarista e da uno svuotamento delle istituzioni democratiche. Emblematica, in questo senso, la risoluzione ONU 2803 del novembre 2025, nota come “Piano Trump per Gaza”, che segnala una crisi profonda del multilateralismo e del ruolo dell’Unione Europea, sempre più distante dal proprio mandato fondativo di pace e diritti umani.
In Italia, questa deriva si manifesta nella criminalizzazione del dissenso, nel DDL Sicurezza e in un uso sempre più distorto del linguaggio politico. Il dibattito sulla cosiddetta “leva volontaria” non è neutro: normalizza una cultura di guerra e prepara l’opinione pubblica all’idea del ritorno della leva militare.
Il rischio è evidente: se oggi il diritto internazionale tace di fronte al genocidio di Gaza, domani potrebbe tacere anche davanti a forme di repressione a casa nostra.
Alternative concrete: politiche di pace già esistenti
Ricordando cinquant’anni di impegno per la pace, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha rimesso al centro esperienze consolidate di difesa civile non armata: i Corpi Civili di Pace, Operazione Colomba e il progetto dei Caschi Bianchi, che formano mediatori e operatori capaci di intervenire professionalmente nei contesti di conflitto.
Ampio spazio è stato dedicato alla pedagogia della pace e al protagonismo delle giovani generazioni, presenti e attive anche nei gruppi di lavoro. È emersa con forza la necessità di studiare e valorizzare esperienze positive e figure esemplari, spesso assenti dai percorsi educativi tradizionali.
Per parlare di sfide attuali, Erika Degortes ha richiamato il Programma Savona (ampiamente applicato in Norvegia e che inizia a essere introdotto in Italia), una buona pratica come esempio di politiche pubbliche orientate alla prevenzione dei conflitti. Le alternative esistono già: occorre renderle centrali nelle agende politiche italiane, nelle università e nelle scuole di ogni ordine e grado.
Daniele Taurino, presidente dell’European Bureau for Conscientious Objection, ha ricordato la cultura della diserzione come pratica politica necessaria: la nonviolenza non è neutralità, ma rifiuto attivo di collaborare con il sistema di guerra. Anche oggi è possibile un gesto concreto: iscriversi alle liste di leva e dichiarare l’obiezione di coscienza.
Da qui la proposta di un Ministero della Pace, capace di coordinare educazione alla pace, prevenzione dei conflitti, diplomazia dal basso e difesa civile non armata, spostando risorse e visione dalla guerra alla pace.
Le vie della nonviolenza sono infinite
A conclusione della due giorni, una consapevolezza condivisa: la situazione internazionale è gravissima, ma non è tempo di rassegnazione. È tempo di agire.
Uscire dal baratro significa costruire una cultura di pace disarmata e disarmante (v. nota pastorale), superando le logiche divisive e dando vita a inneschi, alleanze e collaborazioni. Significa aprirsi a soluzioni che oggi non riusciamo ancora a immaginare, affidandoci all’educazione, alla strategia, alla professionalità, a un nuovo linguaggio ma anche alla forza spirituale, per tornare a essere popolo, comunità.
Approfondimenti e materiali
Convegno INNESCHI – diretta streaming
https://www.youtube.com/live/4JLMXNccKUk
Convegno INNESCHI – Programma, materiali e approfondimenti
https://50anni.apg23.org/convegno-rimini/
Proposta del Ministero della Pace
https://www.ministerodellapace.org/
Nota pastorale – Educare a una pace disarmata e disarmante
(Conferenza Episcopale Italiana, 5 dicembre 2025)
https://www.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/31/2025/12/05/NotaPastorale_EducarePace.pdf
Durante il convegno sono state raccolte firme per una petizione rivolta alla Regione Emilia-Romagna:
https://www.facebook.com/bastacomplicita/
Prossimo evento a Rimini PER UNA ECONOMIA DI PACE: Global Sumud Flotilla, sabato 20 dicembre 2025 presso Grotta Rossa https://fb.me/e/6ewQfP8oO










