La sera di martedì 9 dicembre si è tenuta presso Casa Rossa un’assemblea popolare particolarmente partecipata, convocata dal Coordinamento per la Pace di Milano. Erano presenti circa quaranta persone provenienti da realtà diverse: alcune in rappresentanza dei propri movimenti, partiti politici, sindacati, comitati e molte persone individualmente interessate al tema dell’appello: il sistema guerra, la propaganda e la censura.

L’invito all’assemblea è scaturito dal secondo grave episodio di censura che si è consumato a Torino nell’arco di un mese ai danni del Prof. Angelo D’Orsi (già ospite in diverse occasioni a Milano) e del Prof. Alessandro Barbero. Numerose e prestigiose le adesioni che sostenevano l’evento: Elena Basile, Moni Ovadia, Alessando Di Battista e Marco Travaglio, solo per citarne alcune.

L’evento che si sarebbe dovuto svolgere il 9 dicembre presso il Teatro Grande Valdocco dei salesiani, “Democrazia in tempo di guerra. Disciplinare la cultura e la scienza, censurare l’informazione” è stato pretestuosamente annullato.

Chi segue l’informazione indipendente sa che ad oggi si sono verificati molteplici episodi di censura e di intimidazione, colpendo il pensiero che non si allinea a quelle “fonti istituzionali” (come voleva la mostra su Complottismo e fake news alla facoltà di filosofia della Statale di Milano nel febbraio 2024) dove si vorrebbe che tutti ci abbeverassimo.

Ricordo solo alcuni casi: il Teatro Oscar di Giacomo Poretti che ha censurato a Milano un convegno dell’Associazione Verità Nascoste a una settimana dalla sua realizzazione per la presenza di un relatore russo; un’interrogazione alla Commissione Europea con richiesta di chiusura del canale televisivo BYOBLU, da parte della sua vicepresidente Pina Picerno, per aver avuto l’ardire di realizzare un’intervista on-line con il giornalista russo Vladimir Soloviev;  il giornalista Gabriele Nunziati licenziato dall’Agenzia Nova dopo aver posto una domanda giudicata “fuori luogo” alla portavoce della Commissione Europea, Paula Pinho, sulla possibilità che Israele finanzi la ricostruzione di Gaza, paragonandola al caso dell’Ucraina e della Russia; la censura di YouTube che ha eliminato 3 canali e oltre 700 video di organizzazioni palestinesi per i diritti umani che testimoniavano i massacri ad opera di Israele in Palestina; la chiusura dei conti correnti bancari di Frédéric Baldan per aver denunciato Ursula von der Leyen nel suo libro “Ursula Gates – La von der Leyen e il potere delle lobby a Bruxelles”; artisti e musicisti a cui è stato vietato di esprimersi e così via… una tristezza infinita.

La folta partecipazione all’assemblea milanese testimonia dell’urgenza, della preoccupazione e del bisogno di fare qualcosa, di unirsi per denunciare la deriva antidemocratica e anticostituzionale in cui siamo già precipitati e di farlo in una città come Milano, che rispetto al tema pare piuttosto dormiente.

Dopo una breve introduzione, hanno preso la parola i partecipanti per allargare la discussione attraverso uno scambio di opinioni, opportunità e modalità pratiche organizzative, quali luoghi dove ripetere l’evento torinese a Milano. Si è vista la necessità di fare rete con altre città, di tenere vivo l’interesse mediante iniziative rivolte direttamente alla gente nelle piazze, oltre al grande evento che si vuole replicare. Sono stati creati tre gruppi di lavoro: verifica spazi, comunicazione, relazione con relatori e gruppi.

L’obbiettivo è dare una spinta per la creazione di un gruppo che si occupi di censura particolarmente declinato sui temi: No censura! No russofobia! No riarmo e guerra!

Il fatto di Torino è grave in sé, ma è solo l’ultimo in ordine di tempo. Ciò che è cambiato è il calibro dei personaggi coinvolti e in particolare quello del prof. Barbero che, con oltre un milione di followers, di cui tantissimi giovani, ha suscitato articoli su giornali, dichiarazioni di sostegno e un sit-in di protesta davanti al Comune di Torino il 9 dicembre.

Una delle tattiche che usa il potere per agire indisturbato verso i suoi obbiettivi è quella di censurare, ma in questa occasione sarebbe stata forse più opportuna quella dell’ignorare (tattica che ben conosciamo e che abbiamo subito) perché è rischioso attaccare frontalmente personaggi di questo calibro. Ma tant’è, i volonterosi carnefici del potere sono per nostra fortuna anche stupidi e arroganti. Questo scivolone, frutto probabilmente di un eccesso di zelo, o forse di tanta paura, è un’occasione unica per costruire finalmente un fronte comune, sia per essere solidali, ma anche e soprattutto per stigmatizzare, denunciare e resistere a  quello che è il fattore fondamentale che muove indisturbato le guerre, scatena odio e separazione, induce paure e plagia coscienze: la censura, la manipolazione dell’informazione e la propaganda!

Non basteranno una manifestazione o un evento, ma la stigmatizzazione della censura dovrà essere un leitmotiv di tutte le nostre iniziative e azioni.