“Camminando per le strade di Roma e di molte altre città italiane si nota un fenomeno doloroso: famiglie, anche con bambini, spinte fuori dalle proprie case da sfratti e affitti insostenibili. In media, il 40% del reddito familiare se ne va per il canone d’affitto. Nel frattempo, 100.000 alloggi popolari restano inutilizzabili, nonostante fondi europei già disponibili per la ristrutturazione (dati Svimez). È un paradosso che richiede risposte urgenti: il rifinanziamento del fondo affitti, l’allargamento del fondo per la morosità incolpevole e un serio investimento sul recupero del patrimonio pubblico”. E’ quanto ha denunciato di recente Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, nel presentare la nuova edizione della guida della solidarietà “DOVE mangiare, dormire, lavarsi” 2026, un’opera ormai storica che ogni anno offre orientamento e aiuto concreto a chi vive per strada e a chi si prende cura dei più fragili. 276 pagine, sempre più ricche di servizi e di indirizzi, che rappresentano una bussola indispensabile in una città che cambia e in cui, purtroppo, la povertà cresce: https://www.santegidio.org/downloads/GUIDA-2026-DOVE-DORMIRE-MANGIARE-LAVARSI-SANTEGIDIO.pdf.
Come hanno evidenziato gli ultimi dati dell’Istat, il numero delle famiglie in povertà assoluta che vivono in affitto supera il milione, con l’incidenza che si attesta al 22,1% contro il 4,7% registrato tra quelle che vivono in abitazioni di proprietà (quasi 916mila famiglie). La condizione di affittuario rappresenta, quindi, un forte indicatore di rischio di povertà assoluta in Italia, specialmente per le famiglie residenti al Sud e quelle con minori. C’è poi chi fa sempre più fatica a trovare casa in affitto, soprattutto nelle grandi città, a causa di una forte domanda che supera l’offerta, spinta da proprietari che preferiscono affitti brevi o di medio periodo o che addirittura preferiscono non mettere le proprie abitazioni sul mercato e tenerle stabilmente sfitte. E così, mentre si assiste ad una drammatica crisi abitativa, che mette in ginocchio sempre più famiglie vulnerabili, il 25,7% delle abitazioni intestate a persone fisiche è un patrimonio di “case dormienti”, non utilizzate. Sono 8,5 milioni di case, che comprendono 5,8 milioni di case non primarie utilizzate per soggiorni brevi o non locate, quasi 1,4 milioni di case prive persino di allacciamento alle reti di energia e acqua e quasi 1,3 milioni di case dagli utilizzi indefiniti e non presenti nelle dichiarazioni dei redditi. Per l’80% degli italiani immettere nel mercato delle locazioni le “case dormienti” è un’ottima soluzione per espandere l’offerta, per il 14,2% non lo è, mentre il 5,8% non ha un’opinione definita in merito. Condividono questa soluzione l’80,1% degli abitanti nel Nord-Est, l’82,6% nel Nord-Ovest, il 75,2% nel Centro e l’81,3% nel Sud e Isole. È quanto emerge dal 4° Rapporto Federproprietà-Censis “Case dormienti, una ricchezza sommersa. Proposte per risvegliare il mercato degli affitti non turistici in Italia”, realizzato dal CENSIS in collaborazione con Fimaa Italia, Immobiliare.it e Locare srl, con il contributo scientifico dell’Enea-Dipartimento Unità Efficienza Energetica (Duee).
Di recente la UIL ha sottolineato come le politiche abitative in Italia debbano essere viste come un insieme di misure e iniziative, sia a livello nazionale che locale, volte a favorire l’accesso alla casa e a ridurre il disagio abitativo, che rappresenta una sfida sociale e politica persistente, proponendo di: ripristinare immediatamente le risorse del fondo per il sostegno agli affitti; incrementare lo stock di edilizia pubblica, sia attraverso il recupero degli alloggi non utilizzati, sia attraverso nuove unità; puntare sull’housing sociale a costi sostenibili; aumentare la cedolare secca per i contratti a canale libero dal 19% al 23%; prevedere penalizzazioni per gli alloggi sfitti nei comuni ad alta tensione abitativa e aliquote più favorevoli per le abitazioni date in locazione a canone concordato, agendo sull’IMU; prevedere incentivazioni fiscali volte al recupero, anche funzionale, degli edifici; contrastare l’evasione fiscale introducendo la detrazione di una quota del canone pagato, come avviene per il mutuo prima casa, un collegamento tra le varie banche date e l’assunzione di personale addetto al contrasto all’evasione fiscale; riportare al 100% i proventi ai Comuni dovuti per la loro partecipazione al contrasto all’evasione (https://terzomillennio.uil.it/blog/le-politiche-abitative-in-italia-serve-un-piano-complessivo/). Il Governo per ora ha recuperato per la casa appena 300 milioni di € da inserire nella prossima legge di bilancio (per l’ANCE occorrerebbero ben 15 miliardi di risorse e un Piano casa pluriennale: https://ance.it/2025/07/casa-ance-serve-piano-pluriennale-da-15-mld-sforzo-corale-contro-emergenza/). Il Piano europeo prevede invece di aggiungere almeno 650mila immobili per un costo di 153 miliardi l’anno. Intanto, sotto la guida di Barcellona, i sindaci di 17 grandi città europee hanno creato un’alleanza –Mayors4Housing Alliance– con gli obiettivi di elaborare una serie di rivendicazioni in materia abitativa da sottoporre alle istituzioni europee e di riunire le iniziative politiche di diverse città in un’unica voce. L’alleanza è costituita dai sindaci delle seguenti città: Amsterdam, Atene, Barcellona, Bologna, Budapest, Copenaghen, Dublino, Firenze, Gent, Lipsia, Lisbona, Lione, Milano, Parigi, Roma, Varsavia e Zagabria. Per l’Alleanza municipalista per il diritto alla casa, invece, durante una recente conferenza stampa per il diritto alla casa, un gruppo di assessore e assessori in rappresentanza di oltre 40 città italiane ha presentato le proposte per un Piano Casa Nazionale: https://www.pianocasanazionale.it/. Una buona notizia arriva, infine, dalla Corte Costituzionale che con la recente sentenze n. 186/2025 ha stabilito che “la destinazione di un immobile residenziale a locazione turistica non può essere considerata elemento essenziale del diritto di proprietà”, respingendo così le questioni di legittimità sollevate dal Governo sulla legge della Toscana. Per la Consulta, insomma, l’affitto breve può essere limitato da Regioni e Comuni: https://www.cortecostituzionale.it/scheda-pronuncia/2025/186.
Qui la sintesi del Rapporto “Case dormienti: una ricchezza sommersa”: https://www.censis.it/wp-content/uploads/2025/12/Rapporto-Federproprieta-Censis-2025.-Sintesi-dei-principali-risultati.pdf.










