Tutto pronto a Caracas, capitale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, per un evento internazionale di grandissima importanza e stringente attualità, che porterà qui delegati e delegate provenienti da tutto il mondo. L’Assemblea dei Popoli per la Pace e la Sovranità di Nostra America si svolgerà infatti tra il 9 e l’11 dicembre, in particolare il 9 e il 10, con un evento internazionale già programmato in occasione del 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani, chiamando a raccolta, a Caracas, movimenti sociali, partiti politici, attivisti, intellettuali, giuristi, figure istituzionali e organizzazioni popolari.
Lo scopo dell’Assemblea dei Popoli, come indica la sua stessa denominazione, è di sviluppare un momento di approfondimento, di dialogo e riflessione, di mobilitazione e iniziativa a difesa della pace e dei principi che concorrono a dare vigore e spessore alla questione della pace, qui più che mai declinata in termini di pace positiva, non solo “pace”, e certo non in astratto, ma anche giustizia sociale, diritti umani, emancipazione dei popoli, autodeterminazione, inclusione sociale, partecipazione e, declinando uno dei pilastri del socialismo venezuelano, “democrazia partecipativa e protagonistica”. È la grande questione, come pure viene richiamato, dei «diritti dal punto di vista dei popoli». Come hanno messo in evidenza gli organizzatori, anche questa assise rappresenterà un fondamentale spazio di sviluppo per articolare un vero e proprio movimento internazionale per la pace, per una pace intesa con autodeterminazione e sovranità popolare, così “aprendo orizzonti di solidarietà, cooperazione e azione collettiva di fronte alle sfide del nostro tempo”.
L’evento sarà un vero e proprio spazio di articolazione, e in questo trae ispirazione e si sviluppa nel quadro del processo complessivo della Internazionale Antifascista, il vasto movimento internazionale ispirato proprio dalla Rivoluzione bolivariana, volto a mettere a disposizione delle forze della trasformazione uno “spazio di convergenza”, uno spazio di dialogo e di mobilitazione, al tempo stesso, insieme antifascista, anticapitalista, antimperialista, antisessista, e anti-patriarcale, come hanno più volte ribadito, e continuano a ribadire, le forze del movimento bolivariano. Così, nel contesto dell’assise, si svilupperanno dibattiti, tavoli di lavoro, approfondimenti, mobilitazioni e iniziative. Riprendendo le linee di indirizzo tracciate dagli organizzatori, infatti, “da Caracas, intendiamo tutti e tutte insieme ribadire che la pace è dignità in movimento, dignità che si attiva e che lotta, ma anche cooperazione attiva e creatività (“potere creatore” come dicono a Caracas) del popolo”.
È, questa, infatti, una dimensione decisiva della costruzione politica e sociale (ma anche istituzionale e, evidentemente, culturale) della «democrazia partecipativa e protagonistica», cioè del processo di costruzione, come ebbe a dire a suo tempo il leader storico della Rivoluzione bolivariana, Hugo Chávez, non di un “socialismo democratico”, bensì di una “democrazia socialista” in cui le parole possano riprendere a contare, a nutrirsi di contenuto, a caricarsi di significato: potere popolare come democrazia effettiva, ruolo effettivo e protagonistico, e quindi soggettività, delle masse popolari, nella direzione e nell’orientamento della cosa pubblica. In questo senso, dunque, “democrazia partecipativa e protagonistica”, come vero e proprio nucleo costituente del potere bolivariano e della stessa Rivoluzione bolivariana, al tempo stesso, com’è noto e come viene in più declinazioni ribadito, una Rivoluzione socialista, bolivariana e umanista, come forma estesissima e radicale di partecipazione politica e come manifestazione di un effettivo e diretto esercizio di protagonismo politico, dunque ancora soggettività, da parte delle masse popolari organizzate. L’articolazione dei poteri e delle forme di organizzazione a livello di base e la stessa costante dinamica elettorale (dalle elezioni presidenziali alle elezioni delle istanze di base), che ha portato a celebrare nel Venezuela bolivariano, da Hugo Chávez in poi, solo a livello istituzionale, ben 32 elezioni, organizzate e trasparenti, sono solo le punte di questa vasta dinamica.
La stessa “estensione semantica” che l’assise del 9 e 10 dicembre intende, assai opportunamente, attribuire alla parola “pace” è significativa: non pace come mera declinazione degli equilibri di potenza, né tantomeno come ricerca di equilibri formali o propensione ad aspirazioni velleitarie, ma pace come processo sociale di costruzione di uno spazio di protagonismo, di emancipazione e di autodeterminazione dei popoli, come pace dal basso, come processo di costruzione di uno spazio in cui possano, quanto più possibile, affermarsi democrazia autentica, inclusione sociale, partecipazione popolare, giustizia sociale e diritti umani. Ecco dunque anche il senso della manifestazione internazionale convocata, a Caracas, proprio per il 10 dicembre: anzitutto si tratta di restituire alla questione dei diritti umani la loro effettiva pienezza, nella loro articolazione complessiva, non nel loro ridimensionamento selettivo, tipicamente occidentale, dunque non solo i diritti civili e politici, ma anche, sullo stesso piano, i fondamentali diritti economici e sociali, i diritti culturali, e le nuove frontiere dei diritti, dei popoli, dell’ecosistema, dello spazio digitale e della “infosfera”.
E poi si tratta di respingere la strumentalizzazione, anche questa tipicamente occidentale, della causa dei diritti umani, manipolati e strumentalizzati per legittimare ingerenze e, talvolta, veri e propri piani di guerra e di aggressione. Il Venezuela è infatti sotto attacco diretto degli Stati Uniti, sia sotto il profilo economico, con una guerra economica fatta, ad esempio, di ben 1044 misure coercitive unilaterali, completamente illegali e illegittime, imposte dagli Usa al Paese, sia sotto il profilo militare, con un dispiegamento militare imponente di fronte alle coste del Venezuela, che ha prodotto una serie di attacchi militari, vere e proprie esecuzioni extragiudiziali, in pratica atti di pirateria e di terrorismo da parte Usa, con oltre sedici attacchi e oltre ottanta vittime, dietro il pretesto di un’ennesima menzogna di guerra: il narcotraffico. Secondo il Rapporto mondiale 2025 delle Nazioni Unite sulla droga, il Venezuela è Paese libero da coltivazioni di droga illecita, contrasta attivamente il traffico e ha un ruolo insignificante come rotta di traffico verso gli Stati Uniti e l’Europa.
Come ancora ci hanno ripetuto qui a Caracas: anche raccontare la verità è difendere la pace e la giustizia.
Riferimenti:
Caracas será sede de la Asamblea de los Pueblos por la Soberanía y la Paz de Nuestra América, 07.12.2025:
Chávez ordenó con el Golpe de Timón construir la democracia participativa y protagónica, 20.10.2024:
World Drug Report 2025: https://www.unodc.org/unodc/data-and-analysis/world-drug-report-2025.html
Special Rapporteur on unilateral coercive measures:
https://www.ohchr.org/en/special-procedures/sr-unilateral-coercive-measures
Mapa Geopolítico de Sanciones:










