Si è concluso, lo scorso 11 dicembre, a Caracas, il grande evento internazionale della Assemblea dei popoli per la sovranità e la pace, un evento che ha rappresentato una risposta corale, con delegazioni presenti da cinquanta Paesi del mondo e una moltitudine di eventi di accompagnamento che si sono tenuti in diversi Paesi, alla richiesta, che pure muove da Caracas, sintetizzata nell’affermazione per cui “la resistenza, pur necessaria, non è sufficiente; occorre una svolta attiva, affermativa”. Non solo, cioè, la resistenza di fronte alle minacce che “il potente vicino del Nord” muove, in maniera sempre più massiccia e aggressiva, tanto al Venezuela bolivariano, quanto a Cuba socialista e in generale a tutti i popoli della regione del Caribe (e, in effetti, a tutti i popoli del subcontinente latinoamericano, se si pensa che l’escalation militare portata dalla amministrazione statunitense viola lo statuto della America Latina come “Zona di Pace”). 

Ma anche una “offensiva di pace”: sviluppare l’iniziativa politica, coinvolgere in maniera protagonistica realtà politiche, sociali, culturali impegnate per la difesa della pace e la tutela dei diritti umani, promuovere una iniziativa diplomatica, nel solco di quella che, da Hugo Chávez in avanti, ha preso il nome di “diplomazia di pace” bolivariana. Traspaiono nel concetto due elementi chiave che hanno attraversato i Tavoli di Lavoro dell’assise e, a maggior ragione, il suo documento finale, il Manifesto di Caracas, in cui, peraltro, meritano di essere sottolineati il tema della distinzione tra le definizioni “negativa” e “positiva” della pace e il costante riferimento alla “pace positiva” come affermazione di temi e contenuti, di merito e di contesto, tali da avvalorare il concetto stesso della pace e, detto per inciso, di situare l’elaborazione maturata all’interno di questa grande assise internazionale come capace di assumere, acquisire e fare propri alcuni tra gli strumenti concettuali e gli impianti teorici più recenti e avanzati di quella cha va sotto il nome di “scienza della pace”. 

All’escalation di guerra nel Mar dei Caraibi, dunque, la risposta non può che essere, da parte del Venezuela, nei termini della “diplomazia bolivariana”: la pace con giustizia come valore centrale; il coinvolgimento attivo delle forze popolari, sia a livello nazionale sia a livello internazionale, come declinazione della “democrazia partecipativa e protagonistica” che è una delle cifre del socialismo del XXI secolo; l’enfasi sulla diplomazia come mezzo positivo per risolvere conflitti e dirimere controversie; la visione di un’articolazione multicentrica e di un mondo multipolare, a partire dall’integrazione latinoamericana e la cooperazione Sud-Sud, ovvero la cooperazione tra le nazioni del Sud Globale.  Se, da un lato, comprendere le condizioni strutturali e culturali che favoriscono una convivenza positiva all’interno delle società e tra gli Stati è fondamentale per conseguire una vera e propria “cultura di pace”, passare, d’altro canto, da una dimensione di “pace negativa”, la mera assenza di ostilità, a una dimensione di “pace positiva”, capace, a partire dalle condizioni strutturali e culturali, di promuovere convivenza, democrazia, uguaglianza, diritti umani e giustizia sociale, garantendo al contempo la coesistenza e la risoluzione pacifica delle controversie, è un movimento centrale di questa visione.

Non a caso, i Tavoli di Lavoro hanno sviluppato i vari aspetti di una conflittualità che, essendo multidimensionale, abbraccia le più diverse stratificazioni dello spazio pubblico (dalla sfera mediatica e cognitiva, alla costruzione di immaginario; dalla sfera culturale e popolare, al rispetto, riconoscimento e valorizzazione delle culture originarie e dei saperi ancestrali; dalla sfera politica e militare, all’esigenza di una difesa integrale, che abbia il protagonismo popolare al proprio nucleo; dalla sfera economica e commerciale, alla lotta per la sovranità economica e contro la guerra economica, i blocchi imposti e le misure coercitive; sino al riconoscimento della Madre Terra, dei saperi e dei valori della Terra, non come “risorsa” ma come “madre”, come pure si è richiamato, a più riprese, nei lavori della tre-giorni di Caracas). Lo stesso Manifesto finale riporta queste aspettative e queste speranze in forma concisa, ma chiarissima: “La pace non è l’immobilità dei soggiogati, né il silenzio dei vinti. La pace è il nome coraggioso della lotta quando semina e raccoglie giustizia. La pace è l’abbraccio fraterno e sovrano che tutti i popoli del mondo condividono quando si riconoscono degni e liberi. La pace è l’orizzonte che tessiamo, giorno dopo giorno, con i fili invisibili ma ben saldi della memoria, dell’organizzazione e della dignità”. E ancora: “La nostra lotta è una sola: per il diritto di rimanere e prosperare nella nostra terra, con dignità. Uniremo le lotte ecologiche e migratorie in un unico abbraccio. Difenderemo gli sfollati a causa della fame e della guerra, riconoscendo nel loro esodo i segni del saccheggio. Proteggeremo la Terra non come una risorsa, ma come una madre. Questa causa sarà il nostro confine morale indistruttibile”. 

Nella sessione conclusiva della tre-giorni, di grande spessore è stato poi l’intervento della vicepresidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Delcy Rodríguez: “Già i nostri precursori”, ha ricordato, “quando concepirono l’idea della Patria Grande, della nostra integrazione come Paesi con culture simili, con origini simili e con un concetto di indipendenza, di sovranità politica, di non essere legati agli imperi, sulla base di un concetto antimperialista, già davano i primi segnali del rischio dell’espansionismo statunitense”. E per venire a oggi, “appena il 2 dicembre”, ha proseguito, “è stato pubblicato un messaggio presidenziale in occasione dell’anniversario della Dottrina Monroe, in cui il Presidente degli Stati Uniti ha affermato che “La mia amministrazione riafferma con orgoglio questa promessa nell’ambito del nuovo Corollario Trump”. Cos’è il Corollario Trump? È l’adattamento della Dottrina Monroe ai giorni nostri, derivato da corollari precedenti come il Corollario Roosevelt del 1902, che ha stabilito il concetto che gli Stati Uniti sono il gendarme di questo emisfero e possono intervenire militarmente. Questa è l’origine del concetto che non ha cessato di includere gli interventi militari come modello fondamentale del comportamento esterno degli Stati Uniti. Oggi, gli Stati Uniti presentano due caratteristiche fondamentali nella loro politica estera. La prima è la violenza militare, la seconda è l’aggressione economica, l’impatto che le misure unilaterali distruttive, le sanzioni illegittime e illecite, hanno sulla vita delle persone, come bombe silenziose sui diritti umani fondamentali dei cittadini”. 

Nel contesto dell’Assise di Caracas, molte, dunque, le decisioni assunte. Due meritano in particolare di essere evidenziate: la costruzione di un’architettura di popolo per difendere la pace, il progresso e la giustizia sociale, a partire dalla decisione di rendere l’assise di Caracas, come indicato nel Manifesto finale, una Assemblea permanente dei popoli per la pace; e poi costruire un sistema, una “articolazione”, per utilizzare i concetti in uso a Caracas, di coordinamenti e di agende per sviluppare iniziativa e lotta sui diversi fattori. Tra gli altri: un Osservatorio Internazionale contro la guerra cognitiva, le Brigate Internazionali di comunicazione popolare, un Registro degli Impatti della xenofobia, della aporofobia, del razzismo e delle misure coercitive unilaterali, un Piano d’Azione Globale contro la militarizzazione e l’interventismo, una Rete giuridica internazionale per il diritto alla mobilità umana e, non ultimo, un Consiglio dei saperi ancestrali per la Terra Viva, promuovendo, al contempo, la Dichiarazione Universale dei Diritti di Madre Terra. Un’agenda per la pace a tutto tondo. 

 

Riferimenti: 

Canciller Gil: “Nuestra América se moviliza para defender la paz bolivariana ante EE.UU., TeleSur, 10.12.2025: https://www.telesurtv.net/canciller-gil-nuestra-america-paz-ee-uu

Delcy Rodríguez: Venezuela no se asusta ante la amenaza imperial, TeleSur, 10.12.2025:

https://www.telesurtv.net/delcy-rodriguez-venezuela-no-se-asusta-amenaza-imperial

Manifesto di Caracas della Assemblea dei Popoli per la Pace e la Sovranità. Caracas, 10 dicembre 2025:

https://movimentorinascitacomunista.com/2025/12/14/assemblea-dei-popoli-per-la-pace-e-la-sovranita-manifesto-di-caracas