A quanto ammonta l’evasione delle tasse in Italia? Per dare una risposta a questa domanda nel 2009 è stata istituita una Commissione che annualmente presenta una “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva”.
Nella Relazione 2024 la tabella riassuntiva del gap delle entrate tributarie e contributive riportava questi dati: 108 miliardi di euro nel 2017, 103 miliardi nel 2018, 100 miliardi nel 2019, 86 nel 2020 e 82 nel 2021.
Deduzione conseguente: l’evasione è ancora elevata, ma siamo sulla buona strada, poiché la diminuzione è continua e significativa.
Nella Relazione 2025 – recentemente pubblicata – nella medesima tabella si leggono questi dati sull’evasione fiscale e contributiva: 106 miliardi di euro nel 2018, 105 miliardi nel 2019, 94 miliardi nel 2020, 96 nel 2021 e 100 miliardi nel 2022.
Commento conseguente: l’evasione ha avuto una lieve flessione nel 2020-2021 (molto probabilmente a causa del lockdown per il covid) e poi ha recuperato il livello antecedente alla pandemia.
A questo punto sono inevitabili alcuni interrogativi. Perché nella Relazione 2025 le stime dell’evasione fiscale e contributiva sono diverse da quelle indicate lo scorso anno? Com’è possibile una modifica così elevata dei valori? I componenti e gli esperti della Commissione sono cambiati nell’ultimo anno?
È noto che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
Forse lo scorso anno si è voluto mostrare che l’evasione fosse in sensibile calo, ma poi ci si è accorti che la tesi era insostenibile, poiché non era suffragata dai dati reali? Oppure, invece, c’è stata davvero una significativa riduzione dell’evasione fiscale e contributiva nel 2020-21, ma adesso torna utile aumentare le stime di quegli anni per non mettere in luce il forte aumento dell’evasione avvenuto del 2022?
La Commissione in ogni caso dovrebbe fornire qualche spiegazione, poiché non è serio a distanza di un anno alzare radicalmente alcuni valori. Per esempio, entrando nel dettaglio, nella Relazione dello scorso anno l’evasione dell’IVA nel 2021 era stata stimata in 18 miliardi di euro. Nella Relazione di quest’anno è stata ricalcolata per lo stesso anno in 28 miliardi.
Ci si aspetterebbe almeno una annotazione del tipo “scusate, ci siamo sbagliati”. È il caso di ricordare che non si tratta di un’esercitazione per uno stage, ma di dati fondamentali che condizionano la politica economica e tributaria dell’Italia.
Se l’evasione fiscale e contributiva fosse in aumento, il Governo dovrebbe prendere nuovi provvedimenti per contrastarla. Se invece fosse in calo, l’esecutivo potrebbe incentivare le scelte che hanno contribuito alla riduzione del gap. Ma se i dati cambiano di segno da un anno all’altro, la confusione regna sovrana. Così facendo all’opinione pubblica si danno messaggi contraddittori, mentre gli evasori possono continuare indisturbati a sottrarre risorse alle casse pubbliche.
A proposito: la legge di Bilancio predisposta dal Governo e attualmente in discussione in Parlamento, prevede l’ennesima “rottamazione” delle cartelle esattoriali. Si tratta di una perdita di circa 800 milioni di euro per le casse dello Stato e il conto – come al solito – lo dovranno pagare i contribuenti onesti.










