Mentre il Governo stava predisponendo una manovra finanziaria da 18 miliardi di euro per il 2026, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha rivelato che l’evasione fiscale nel 2022 (anno di insediamento del Governo) è aumentata di 19 miliardi di euro rispetto all’anno precedente, passando da 82,4 a 101,5 miliardi di euro.
Questi numeri da soli danno una rappresentazione plastica della situazione finanziaria dell’Italia. Da un lato la legge di bilancio con le risorse più scarse degli ultimi decenni: lo scorso anno si era trattato di 30 miliardi di euro. Dall’altro un aumento del 23% dell’evasione fiscale in un solo anno. Evidentemente lo stato interviene e investe di meno, perché la cassa comune ha incamerato meno fondi del necessario.
In un Paese normale ci dovrebbe essere una reazione forte e determinata. Ci si dovrebbe attendere una manovra che preveda interventi drastici contro l’evasione fiscale e contributiva. Ci si aspetterebbe anche una presa di posizione di tutte le istituzioni, che dovrebbero indignarsi nei confronti di chi – evitando di pagare il dovuto – di fatto mette le mani nelle tasche degli onesti.
Invece, nella legge di bilancio per il 2026 è prevista la quinta edizione della cosiddetta “pace fiscale”, una maxi sanatoria decennale: fino a 120 rate in dieci anni, per chiudere definitivamente i conti in sospeso con il fisco.
Non solo: 3 dei 18 miliardi di euro della manovra finanziaria sono utilizzati soprattutto per ridurre le imposte (440 euro per ciascuno) al 7% dei contribuenti più ricchi con redditi tra 50 mila e 200 mila euro. Per chi guadagna da 50 mila e 28 mila euro (il 21% dei contribuenti) c’è una riduzione decrescente (da 440 a 0 euro). Nessuno sconto fiscale è previsto per chi ha entrate inferiori a 28 mila euro (il 72% di chi presenta una dichiarazione dei redditi). Insomma, più guadagni più sconto avrai sulle tasse.
In questo scenario, che sembra di fantapolitica e di fantaeconomia, mancherebbe soltanto un premio a chi è riuscito ad aumentare l’evasione fiscale e contributiva. Possiamo immaginare la motivazione: “Un riconoscimento per non aver sprecato le proprie risorse, dilapidandole a favore di un apparato burocratico statale sprecone, potendole così utilizzare personalmente per rilanciare i consumi e come investimento nell’economia reale”.
Marco Biagi, in una intervista rilasciata poco prima di essere ucciso dalle Brigate Rosse, aveva detto: “Io sono della scuola di Robin Hood: ogni tanto ai ricchi bisogna prendere le cose con la forza”. Il Governo in carica invece ha scelto di interpretare la frase al contrario: “ogni tanto ai ricchi bisogna regalare qualcosa con generosità”.
Resta soltanto una domanda: quando tornerà Robin Hood?










