Dal 10 al 18 ottobre 2025 si è svolta a Bruxelles un’iniziativa di sensibilizzazione sulla disastrosa situazione a Gaza rivolta principalmente alle istituzioni europee, in particolare per:

  • garantire un aiuto umanitario costante, adeguato e gestito dall’ONU alla popolazione di Gaza, secondo i dettami del diritto internazionale umanitario;
  • impegnarsi a costringere Israele ad un cessate il fuoco definitivo, dopo l’avvenuta consegna degli ostaggi;
  • sospendere l’accordo di associazione con Israele a causa delle ripetute violazioni della clausola sul rispetto dei diritti umani, presente nell’accordo stesso;
  • instaurare immediatamente un embargo sull’acquisto e la vendita di materiale bellico a Israele

Il fulcro dell’azione è stata la realizzazione di un “campo” di donne essenzialmente simbolico ed assolutamente nonviolento.

La prima settimana è stata dedicata soprattutto all’organizzazione delle attività del campo e ai contatti con le istituzioni europee per incontri e manifestazioni presso il Parlamento Europeo e l’U.E.

Mercoledì 15 ottobre si è tenuto un interessante incontro principalmente con europarlamentari di sinistra spagnoli e di altri Paesi, che hanno manifestato grande interesse per l’iniziativa.

Il 16 ottobre la vice primo ministro spagnola Yolanda Diaz ha fatto visita al campo, dando così grande visibilità al progetto e ha annunciato che la Spagna ha intenzione di organizzare una conferenza di pace sotto egida ONU per la Palestina.

Si è poi tenuto un incontro con la vice presidente della Commissione Europea Teresa Ribera, che ha sottolineato la necessità in questo momento per l’Unione di fornire aiuti umanitari e riabilitare ospedali ed infrastrutture fondamentali a Gaza. Ha auspicato che l’iniziativa di Macron per la liberazione di Barghouti vada a buon fine e che vengano consolidati i rapporti con l’ANP per agevolare la ricostruzione ed il risanamento ambientale della Striscia di Gaza. La stessa richiesta dovrà essere fatta allo Stato di Israele, anche se non si hanno prospettive ottimistiche di un riscontro positivo.

E’ stato molto intenso un incontro con dibattito tra due donne,  la palestinese Reem e l’israeliana Sahar, sull’impegno di entrambe per arrivare alla liberazione della Palestina dall’occupazione israeliana. In seguito sono stati realizzati dei cartelli e dei bigliettini, poi distribuiti durante la manifestazione di fronte agli uffici U.E., unitamente alla settimanale presenza in piazza degli impiegati U.E. Per la Palestina.

Il programma è terminato con un interessantissimo incontro con le donne magistrate spagnole riunite in associazione e avvocate, professoresse universitarie ecc, che si occupano di esaminare le violazioni dei diritti civili ed umanitari internazionali. Per quanto riguarda il cosiddetto accordo di pace con Israele si sottolineano 12 punti:

  • Hamas ha accettato sotto la minaccia di continuare la guerra;
  • Terminare il genocidio ha una valenza internazionale;
  • Israele è un Paese occupante;
  • Non c’è accordo di pace senza disarmo di ambedue le parti. Il territorio di Gaza deve essere aperto;
  • Non vi sono garanzie serie per i gazawi che la guerra non continui;
  • Il ritorno della popolazione di Gaza non è garantito;
  • Non viene menzionato in alcun modo il ruolo della Cisgiordania;
  • Non vi sono meccanismi chiari in merito alla responsabilità del genocidio;
  • Non è prevista giustizia riparativa;
  • Non ci sono meccanismi di follow up;
  • Le proposte non sono state accolte dall’ONU;
  • Non c’è alcuna partecipazione delle donne.