Anche la Calabria, a Cosenza, ha voluto unirsi al resto d’Italia per manifestare tutta l’indignazione, lo sdegno e la condanna di quel che sta avvenendo a Gaza e per esprimere solidarietà e vicinanza al popolo palestinese, simbolo drammatico di quello che il nostro Occidente è diventato: un impero fondato su esercito e finanza, cioè terrore e sfruttamento, in cui non c’è più spazio per “sottigliezze” come la vita, i diritti umani, i diritti sociali, le regole democratiche e il diritto internazionale.
La data del 22 settembre come giornata di sciopero e mobilitazione era stata indicata dall’USB (Unione Sindacale di Base), e ad essa avevano dato adesione i Comitati provinciali per la Palestina della Calabria nell’affollata assemblea tenuta il 14 settembre presso l’Università di Rende.
Ma sarebbe riduttivo ricondurre la manifestazione solo a queste componenti. L’iniziativa promossa dall’USB ha dato modo di far sentire la propria voce, di riconoscersi uniti ai tanti che vivono questo genocidio in diretta con rabbia, angoscia e senso di frustrazione: una moltitudine di persone, di tutte le età e condizioni, colorata solo dalle bandiere della Palestina e della pace, ha portato “rumore” per oltre tre ore di percorso lungo le vie della città, per ribadire il suo “NO” al mondo in cui questo genocidio trova posto. Una partecipazione trasversale, e ben consapevole che i nemici della Palestina (dichiarati o nascosti nell’ambiguità) oggi sono gli stessi che conculcano i diritti e guardano alla guerra come risorsa, che la cercano e la alimentano a loro profitto; perché le guerre non “scoppiano”, ma sono il risultato di una filiera di operazioni e scelte che la preparano.
Chi è stato in piazza a Cosenza ieri si è sentito unito al resto d’Italia e non solo, nel chiedere per prima cosa e subito che cessi la mattanza in Palestina, ma anche per gridare forte che altro è il mondo che vogliamo e che continueremo a lottare per costruirlo.










