Una sala gremita al limite della capienza, un’affluenza di persone superiore ad ogni aspettativa, confluite a Morbegno da tutta la provincia di Sondrio: questo il primo colpo d’occhio per chi era presente all’incontro con AISHA KATEEB e IRIT HAKIM, mercoledì 24 settembre 2025.
Le due donne, l’una palestinese e l’altra israeliana, attiviste del movimento pacifista binazionale “COMBATANTS FOR PEACE”, hanno testimoniato un impegno umano, sociale e politico, hanno narrato un racconto diverso da quanto si è soliti sentire attraverso i media. Un racconto al femminile, caratterizzato dalla forza e dalla tenacia, sostenuto dall’amicizia e dal rispetto, fondato sull’amore per la vita, la vita di ogni uomo o donna.
“COMBATANTS FOR PEACE”, prima associazione binazionale, è nata 20 anni fa, formata inizialmente da ex combattenti di entrambi gli schieramenti. Si è aperta progressivamente alle donne, ai figli, ai giovani. Invece di combattersi tra loro hanno scelto di lavorare insieme per la pace, la giustizia, l’uguaglianza, la sicurezza per tutte le persone.
Opera attraverso quattro ambiti di interventi:
- il lavoro sul campo accanto alle comunità palestinesi in Cisgiordania;
- l’educazione e l’emancipazione delle persone attraverso programmi educativi, workshop per giovani israeliani e palestinesi, per mettere in dubbio le narrazioni di odio e divisioni e dare strumenti di attivismo nelle singole comunità;
- la costruzione di comunità, luoghi di relazioni dove curare il dolore e le ferite, immaginare un futuro migliore;
- la sensibilizzazione oltre i confini, i contatti con i media e le associazioni internazionali per dimostrare cosa si può fare quando il coraggio vince sulla disperazione.
Grazie a questa associazione Irit e Aisha hanno trasformato il dolore e lo smarrimento in responsabilità e impegno. Colpite da un lutto profondo, straziante, si sono rese conto che il loro dolore era come quello di altre madri, sorelle, compagne che hanno pagato e stanno pagando un prezzo troppo grande. “Siamo due madri che camminano insieme, per strada, mano nella mano – hanno detto – e abbiamo preso sulle nostre spalle la responsabilità della nostra gente, della nostra terra”.
La loro è un’opera pacifica, una continua ricerca di forme creative di resistenza per contrastare l’occupazione, consapevoli che la nonviolenza non è una scelta facile. È una conquista continua, una pratica che si costruisce giorno dopo giorno. Occorre essere saldi, tenaci, sostenuti dalla certezza di una possibile convivenza tra i popoli. (Emblematico infatti il nome dell’associazione, “Combattenti per la pace”, nome che parrebbe contenere in sé apparentemente delle contraddizioni, ma di cui ci hanno testimoniato in prima persona il significato profondo).
Intenso il racconto del 7 ottobre. “É stato per noi uno shock, un trauma… É stato difficile ritrovarci… Gradualmente, prima online, è stato difficile trovare le parole… Poi di nuovo insieme, in presenza, abbiamo pianto e ci siamo abbracciati, ma abbiamo capito che potevamo di nuovo lavorare insieme… Siamo rimasti uniti, rifiutiamo di dividerci, ora più che mai bisogna lavorare insieme”. Hanno saputo superare la sfida e il movimento ha avuto una crescita straordinaria, come anche sono cresciuti in Israele, altri movimenti pacifici che contrastano la guerra e denunciano la distruzione del popolo palestinese, attraverso manifestazioni frequenti e molto partecipate.
Altrettanto profonda la risposta alla domanda quale sia, secondo loro, la soluzione per la Palestina e Israele. “Noi non abbiamo la risposta, la soluzione è politica. Noi possiamo lavorare sui valori della pace, della giustizia, del rispetto, della pari dignità… Abbiamo la certezza che i nostri popoli amano la loro terra, sono determinati a rimanere nella terra che amano… Unica soluzione costruire una convivenza pacifica con pari diritti”. E Irit e Aisha hanno dato prova vivente che la convivenza pacifica non è un sogno.
A noi ora il compito di sostenerle – come ha sottolineato Daniela Bezzi, conduttrice dell’incontro – con la vicinanza, la diffusione della loro esperienza, il sostegno economico.
Alba Rapella – Fermiamo il riarmo, Bassa Valle











