A Milano, in piazza Cadorna, una moltitudine di persone è già lì prima delle 9, per non rischiare di mancare a causa dello sciopero dei mezzi che sarebbe cominciato di lì a poco, e nonostante la pioggia battente. Il corteo parte oltre un’ora dopo, e ci sono proprio tutti: non se ne vede la fine. Milano c’è e dice no al genocidio, sta a fianco dei palestinesi massacrati, chiede di cessare il fuoco, difende i bambini, denuncia la complicità dei governi occidentali, compreso certo il nostro. Basta guerra, basta violenza.
Si sente che c’era bisogno di uno sciopero, non bastava manifestare solo al sabato, bisognava interrompere la routine, il sistema che continua come se nulla fosse. I giovani palestinesi e con loro un mare di giovani e meno giovani non ce la fanno più a sostenere l’enorme frustrazione nell’assistere – da quasi due anni – ad immagini sempre più insopportabili. Moltissime anche le scuole, di ogni ordine e grado. Gli striscioni si vedono poco, tanto si è mescolati e fitti. La pioggia va e viene. Fradici, ma si va avanti fino alla fine: sono quasi le due quando si arriva tutti nel piazzale della Stazione Centrale.
Era prevedibile che molti avrebbero cercato di entrare in stazione e bloccare i binari: in tante città hanno bloccato tangenziali, porti, superstrade. E’ così che inizia un lunghissimo fronteggiamento con la polizia, che fatica a controllare le tante entrate alla stazione e i manifestanti che sono tanti, giovani, determinati e che non se ne vanno neanche quando i lacrimogeni diventano fitti. Una tensione che dura parecchio: la stazione centrale sarà bloccata per circa un paio d’ore. Alcuni ragazzi vengono fermati ma pare, al momento in cui scriviamo, che nessuno si sia fatto male. Il pomeriggio si continua, diverse centinaia, soprattutto giovani, non ne vogliono sapere di mollare: la polizia li spinge sempre più lontano, a qualche centinaio di metri dalla stazione, ma loro rimangono lì, e sono ancora lì alle 17.
Sappiamo già cosa titoleranno le principali testate, ma stavolta l’impressione è che non si sia trattato di un piccolo gruppo che cercava lo scontro. Forse così è stato all’inizio, poi tantissima gente ha sostenuto e appoggiato l’azione. La misura è colma, per quello che succede a Gaza, certo, ma non solo. Non se ne può più di queste nostre società che arrancano e di governi sempre più impresentabili, guerrafondai e lontanissimi dalla popolazione.
Foto di Andrea De Lotto, Ettore Macchieraldo, Matilde Mirabella










