Il movimento informale Coordinamento Pro Palestina Vibo Valentia sta cercando di far sentire a più riprese la sua voce per sensibilizzare il maggior numero di persone sulla causa palestinese, sulla causa di uno dei popoli più sfortunati della terra e della storia.
Sabato 20 settembre davanti alla Prefettura cittadina si è svolto un “colorato” e sentito sit-in a sostegno del popolo palestinese, vittima da poco meno di un secolo di una pulizia etnica (per lo meno così la chiama lo storico israeliano Ilan Pappé in uno dei suoi più famosi volumi sul tema La pulizia etnica della Palestina); i volontari organizzatori si sono impegnati per rendere l’evento partecipato e soprattutto perché avesse un forte significato simbolico. E’ stata organizzata una solenne e sentita performance: alcuni attivisti rigorosamente vestiti di nero si sono stesi su dei lenzuoli bianchi macchiati di sangue (a testimoniare la violenza di cui il popolo palestinese è vittima da troppo tempo) e circondati da rami di ulivo (simbolo per eccellenza della pace che da più parti si chiede a gran voce).
Prima dell’inizio vero e proprio, sono stati osservati due minuti di silenzio interrotti dal grido accorato che ormai risuona in tutte le piazze d’Italia (e non solo) di “Palestina libera”; a questo momento sono seguiti un certo numero di interventi molto interessanti i cui contenuti riportiamo in sintesi. Il primo è stato affidato al ricercatore e storico Domenico Cortese, che ha spiegato come la causa palestinese sia la causa di tutti i popoli oppressi dal colonialismo, dal capitalismo e dalle ideologie neoliberiste. Poi è stata la volta di Luciano Gagliardi, presidente dell’Associazione Compresi gli Ultimi, che ha condannato il progetto genocidario degli israeliani, i quali occupano illegalmente terre non loro e si giustificano appoggiandosi ad alcuni testi della Bibbia che indicano quei luoghi come la terra promessa da Dio ad Abramo e, di conseguenza, a tutto il popolo ebraico. Subito dopo sono intervenuta come Referente del Comitato Diritti Umani del Liceo Capialbi di Vibo Valentia, che si è limitata a leggere un brano tratto dall’omelia del Cardinale di Napoli Mons. Battaglia pronunciata in occasione dei festeggiamenti in onore di San Gennaro ed in cui si parla del sangue che in questi giorni scorre a Gaza. Ha poi parlato Tonino Alessandria, un libero e attento pensatore, che si è soffermato sul concetto di guerra e ha ribadito come quella in corso a Gaza non possa essere definita una guerra, ma un crimine efferato contro una popolazione inerme compiuto dal governo israeliano con macchine belliche di ultima generazione. In ultimo, ma non meno importante, un appello accorato di Daniela Primerano, Referente di Città Attiva, in cui si è ribadita l’impossibilità di assistere ad un genocidio in diretta TV restando indifferenti e la necessità di essere dalla parte giusta della storia.
La sera di sabato 27 settembre un altro momento importante sulla Palestina si è svolto nel centro storico della movida vibonese; si è trattato di un corteo molto partecipato da giovani, semplici cittadini e attivisti del mondo sindacale, ma in cui molto evidente è stata la “eloquente e sconcertante” assenza del mondo politico. Dopo un breve sit-in davanti al monumento ai caduti (simbolo delle guerre che hanno insanguinato il mondo causando morti innocenti) e al tribunale (luogo per eccellenza della giustizia, quella stessa giustizia che risulta violata ormai da molto tempo nei territori della Palestina), i presenti hanno dato vita ad un corteo che si è snodato lungo Corso Umberto I e Viale Regina Margherita. I manifestanti hanno sfilato portando con sé bandiere palestinesi e manifesti e intonando il grido (che ormai da tempo risuona in tutte le piazza del mondo) di “Palestina libera”. Inoltre, l’orario e il luogo hanno favorito il coinvolgimento di molti giovani presenti nell’area durante il fine settimana; alcuni manifestanti hanno approcciato i giovani per sensibilizzarli alla causa palestinese e invitarli a farsi parte attiva del cambio di rotta.
Con la speranza e la preghiera anche laica che la Palestina possa essere presto veramente libera e che gli autori del genocidio paghino le conseguenze dei loro efferati crimini che, come è noto a tutti quelli che non sono digiuni di storia, sono in atto almeno dal 1948, anno della nascita dello Stato di Israele e dell’inizio della Nakba per i palestinesi.
Anche in risposta alle critiche “pretestuose” di molti leoni da tastiera e giornalai vestiti da giornalisti desidero concludere con un appello alla pace per i palestinesi, ma anche per gli altri popoli in guerra – ucraini, sudanesi, yemeniti e congolesi…

Foto di Daniela Primerano










