Si è svolta presso la Casa del Popolo di Colonnata (sesto Fiorentino) la prima giornata di incontri della sesta edizione de “Il Coraggio della Pace” (25 – 28 settembre), quest’anno dedicata al tema “L’altro lato del mondo”. Quattro giornate di incontri, dibattiti e varie iniziative con la partecipazione di vari esponenti dell’attivismo pacifista, della politica, del mondo accademico e sindacale.
Durante le 4 giornate si alterneranno fra gli altri come relatori, Francesca Albanese, Giuseppe Conte, Piergiorgio Odifreddi, Elena Basile, Alessandro Di Battista, Moni Ovadia, Vauro.
La giornata di Giovedì 25 settembre ha visto la partecipazione di Lorenzo Falchi (Sindaco di Sesto Fiorentino), Linda Santilli (Associazione Disarma), Angelica Gatti (Associazione Disarma), Raffaella Bolini (No Europe Rearm), Sandra Carpi Lapi (Coordinamento contro il Riarmo Firenze), Danilo della Valle (Parlamentare europeo), Claudio Giampaglia (Emergency), Giovanni Mininni (Segretario Generale FLAI CGIL), Roberto Musacchio (Transform Italia), Mons. Giovanni Ricchiuti (Pax Christi), Rossano Rossi (CGIL Toscana), Padre Alex Zanotelli (Padre Comboniano), Giuseppe Conte (Presidente M5S), Claudio Grassi (Associazione Disarma), Francesca Albanese (Relatrice ONU), Roberta De Monticelli (Filosofa), Domenico Gallo (magistrato)
Riportiamo qui l’introduzione di Angelica Gatti di Disarma, che coglie il filo rosso degli interventi che si sono susseguiti.
Il Movimento per la Pace può davvero riempire il vuoto che tutti noi sentiamo, la mancanza totale di un sogno, di una strategia per raggiungerlo e di una serie di progetti per attuare quel sogno. Questo è l’unico modo che abbiamo per spingere le persone ad agire, a ritrovare il senso del collettivo, il senso dell’umanità e del nostro stare insieme.
Ciò che noi vediamo in Palestina è il mutismo complice dei nostri governi al genocidio e all’apocalisse di questo popolo, è lo specchio che svela l’abominio del nostro sistema economico e culturale e tutti noi ne siamo parte.
Voglio partire dal rapporto di Francesca Albanese, che avremo stasera ospite, con grande onore la ospitiamo all’apertura dei nostri lavori, che davvero è una coraggiosa, coraggiosissima della pace, che deve sentire forte il nostro sostegno, perché oggi ciò che lei ha fatto, questo rapporto, ha davvero, più di tutti gli altri, stracciato un velo dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio: vi invito a leggerlo perché tra l’altro è documentato, è pragmatico, è reale, è una cosa veramente di azione ed è stato deflagrante. Abbiamo visto che cosa le è accaduto, perché non c’è più la possibilità di essere tiepidi, ignavi, di parlare solo di rapporti non direttamente legati alle politiche di genocidio di Israele: ogni rapporto con Israele oggi è un rapporto di genocidio e lei ce lo ha svelato e il nostro sistema accetta, ammette e permette che si compie il genocidio e che la guerra diventi il nostro orizzonte futuro. Francesca Albanese parla della politica di occupazione e della politica coloniale: io ritengo che in realtà questo davvero disveli il fatto che è la politica del sistema capitalistico occidentale alla sua massima potenza, è ciò che le nostre entità aziendali e i nostri governi hanno messo in atto nei decenni nei confronti del resto del mondo, ma l’hanno fatto anche nei confronti nostri, della loro popolazione interna, aumentando la disuguaglianza attraverso lo sfruttamento estremo del lavoro e l’impoverimento delle masse.
E noi siamo stati convinti e intrisi dell’ideologia del popolo eletto, come quella di Israele, l’ideologia dell’Occidente eletto, unico baluardo di civiltà e vi assicuro che l’ho sentito dire in classe a un docente pochi giorni fa e, quindi, l’idea che il resto del mondo sia barbaro ed arretrato. Il suprematismo bianco ed occidentale, perché dobbiamo chiamare le cose con il loro nome, così diffuso da essere diventato invisibile ai nostri occhi. Ricordiamo tutti le bombe usate per esportare la democrazia, ma io ho letto qualche mese fa Repubblica che titolava “le nostre armi salvano vite”! Ma come si fa a scrivere una cosa del genere riguardo alle armi in Ucraina: è una follia!
Ed ecco il secondo punto, la disumanizzazione dell’altro: ciò che Israele ha fatto in modo sistematico e portato avanti dai più alti livelli delle facoltà universitarie, fino alla privazione del diritto all’acqua nei confronti del popolo palestinese, è esattamente ciò che i nazisti hanno fatto nei confronti degli ebrei, cioè togliere l’umanità all’altro. E’ ciò che l’Occidente sta cercando di fare con il resto del mondo, perché questo significa essere contro il popolo russo, contro il popolo cinese e tacciare e censurare chiunque appartenga a quel mondo e questo noi lo facciamo contro tutti quelli che muoiono a migliaia nel nostro Mediterraneo, perché questo vuol dire girarsi dall’altra parte quando il Mediterraneo è un cimitero. Queste persone non hanno diritto alla vita. Noi abbiamo accolto in Europa 4,2 milioni di ucraini, abbiamo fatto bene ad accoglierli, ma nessuno ha gridato all’assalto, eppure le persone che muoiono ogni giorno nel Mediterraneo non meritano la stessa possibilità di vivere e di venire nel nostro Occidente, probabilmente gli ucraini stanno dalla parte dei buoni e poi sono bianchi, quindi è molto più semplice accoglierli.
Il passaggio che fa Albanese è un passaggio fondamentale, lei parla di un passaggio dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio e noi siamo dentro questa strettoia, noi siamo dentro questo passaggio. La crisi di questo sistema e i cambiamenti nella condizione del resto del mondo, il resto del mondo che si affaccia finalmente alla scena, hanno portato l’Occidente a una reazione sproporzionata, una reazione scomposta, violenta, brutale e in parte irrazionale, perché noi fatichiamo a trovare il senso in questa reazione. L’attacco alla Russia attraverso il conflitto in Ucraina, la scelta della soluzione finale per la Striscia di gaza da parte di Netanyahu, è l’economia che passa da capitalismo predatorio a capitalismo di guerra, da economia dell’occupazione, come dice Albanese, a economia del genocidio. Ma io vi invito a riflettere su questo, perché questo è la cosa che vi voglio dire, perché è un punto debole in realtà: io sono convinta che questa volontà di trascinarci in guerra e di instaurare un regime di guerra, che la volontà di perpetrare un genocidio, sia il frutto di un’estrema debolezza, sia davvero l’ultima spiaggia di un intero sistema e noi, il movimento della Pace, dobbiamo essere coloro che a questo sistema marcio, corrotto, violento e schifoso gli diamo una spallata. Io credo che noi dobbiamo avere questo obiettivo, noi dobbiamo rovesciare il sistema di guerra, noi dobbiamo essere una rivoluzione.
Ed è con questo spirito che dobbiamo rivolgerci al mondo intero, riportare all’azione chi non si sente rappresentato, chi non ci crede e chi si sente inerme. La Freedom Sumud Flotilla è un esempio di ciò che possiamo fare. Noi dobbiamo avere il coraggio di prendere sulle nostre spalle la responsabilità di rappresentare l’altra parte dell’Occidente, del nostro mondo, perché noi ci siamo, non è quella roba lì il nostro mondo, l’Occidente che resta umano e che forse finalmente lo diventa realmente, senza più finzioni. E le manifestazioni che ci sono state in questo giorno a sostegno della Flotilla, tutto il movimento che si è venuto a creare, non possiamo non mandare un pensiero, un abbraccio grandissimo ad Ali Rashid che avrebbe dovuto essere qui con noi oggi ed al quale noi dedichiamo questa bellissima iniziativa.
In questo processo il movimento per la pace è il vero protagonista, perché da questo dipende tutto il resto, è quello che diceva Lorenzo Falchi, perché senza la pace noi non possiamo affrontare la questione climatica, non solo per l’inquinamento della guerra, ma perché dobbiamo cambiare, dobbiamo ripensare il sistema di redistribuzione globale delle risorse e il sistema di produzione che non sia predatorio per affrontare il disastro ambientale, perché siamo in un mondo multipolare e gli Stati Uniti se ne devono fare una ragione di questo. Allora vanno affrontate le sfide di uno scenario globale e in questi quattro giorni io vi invito a rimanere perché avremo veramente tanti ospiti, tante relatrici e relatori che ci aiuteranno a capire che cos’è l’altra parte del mondo di cui noi sappiamo così poco e le discriminazioni tra i generi. Anche questo è il frutto del sistema patriarcale maschile della violenza e della brutalità e solo il sistema di guerra le governa e noi lo dobbiamo scardinare. E il Mediterraneo, fatemi fare ancora un passaggio su questo, non può essere un cimitero, perché le frontiere non possono essere passate solo dalle merci e dai capitali, mentre gli uomini, le donne e i bambini vengono respinti come pezzi di carne avariata.
Quindi il Movimento per la Pace, che per la sua stessa costituzione si proietta nel futuro e immagina e costruisce il futuro, può e deve mettere insieme le lotte. Io questo voglio chiedervi, di mettere insieme le lotte e dare finalmente uno sfogo al conflitto sociale che c’è, che è fortissimo, si sente proprio la rabbia nelle persone che stanno in piazza.
Il Movimento per la Pace è di per sé globale e collettivo e solo Dio sa quanto abbiamo bisogno di abbandonare le nostre solitudini per ritrovare un moto di collettività. Quindi ho fede, ho fede in tutti voi, ho fede nel Movimento per la Pace, nel sacrificio quotidiano che tutti noi facciamo per portare questo movimento in ogni angolo, davvero il più piccolo comune qui si mobilita e si muove, il più piccolo quartiere, perché non posso pensare che il nostro futuro nasca dal sangue delle donne e dei bambini palestinesi o delle guerre che ci sono nel mondo, non posso pensare a questo marchio di Caino sulle nostre terre o che le mie figlie crescano in un sistema di guerra e che questo sia normale. E vedrete che, se riusciremo ad esprimere in maniera compiuta ciò che ognuno di noi ha nel cuore, questa voglia di un altro mondo, le persone ci seguiranno, tanti e tante si aggiungeranno a noi e cammineranno al nostro fianco.
Domani avremo i lavoratori che si ribellano alla guerra, i docenti che boicottano e denunciano i militari a scuola, le organizzazioni NO NATO, la gente vuole un sogno per cui lottare e quale sogno è il migliore della pace? Io ho bisogno di credere, ho bisogno di agire perché ogni azione sia parte di un processo più grande, perché ogni fallimento di oggi sia un tassello del futuro che stiamo costruendo, perché fallisci, fallisci ancora ma fallisci meglio. Ma perché questo possa essere noi dobbiamo unirci, dobbiamo vivere insieme per un obiettivo più alto, essere una rivoluzione mondiale, la rivoluzione per la pace e quindi io vi invito a lottare tutti insieme.










