Lo scorso 24 luglio Jeremy Corbyn e Zarah Sultana, entrambi parlamentari indipendenti ed ex membri del Partito Laburista britannico hanno annunciato il progetto di creare un nuovo partito di sinistra, alternativo ai laburisti e invitato a iscriversi al sito yourparty.uk. In pochi giorni sono arrivate 600.000 adesioni.
Non è la prima volta che Corbyn suscita una simile, entusiastica risposta: negli anni tra il 2015 e il 2020, quando era leader del Partito Laburista, c’è stato un enorme aumento del numero di iscritti, soprattutto giovani, in un’atmosfera di rinnovamento e fervore quale non si conosceva da tempo, tanto che alle elezioni del 2017 i laburisti ottennero quasi 13 milioni di voti.
Corbyn ha dovuto però affrontare un’aspra battaglia interna scatenata dall’ala destra del partito, che non gli ha mai perdonato le sue posizioni “troppo” a sinistra. A questa si è aggiunta una campagna di degradazione, manipolazione e calunnie da parte della maggior parte dei media, in cui l’accusa di antisemitismo ha svolto un ruolo centrale, tanto che nel 2020 è stato sospeso dal partito e nel 2024 espulso. Questo non gli ha impedito di ottenere una vittoria schiacciante nel suo storico collegio di Islington North, che l’anno scorso lo ha eletto come indipendente.
Tornando al presente, l’obiettivo di Corbyn e Sultana è quello di “costruire una vera alternativa alla povertà, alla disuguaglianza e alla guerra”, un nuovo tipo di partito politico, legato alle comunità, ai sindacati e ai movimenti sociali. In settembre si terrà una conferenza inaugurale per definire il nome del partito e le sue proposte, ma alcuni punti sono già chiari: ridistribuzione della ricchezza e maggiori tasse per i ricchi, servizio sanitario nazionale libero dalla privatizzazione, nazionalizzazione di energia, acqua, ferrovie e poste, opposizione ai giganti dei combustibili fossili, fine della complicità con il genocidio a Gaza e giustizia per il popolo palestinese.

Jeremy Corbyn al corteo pro Palestina del 19 luglio. https://www.facebook.com/JeremyCorbynMP
Sono tutte proposte che si contrappongono alle scelte del governo Starmer su temi cruciali quali le politiche migratorie (con deportazioni brutali assai simili a quelle attuate da Trump), i tagli alle spese sociali e l’aumento di quelle militari, scelte che hanno provocato uno scontento di massa a cui il nuovo partito vuole offrire una risposta e uno spazio di azione.
In un articolo pubblicato sul Guardian, Corbyn denuncia il fallimento laburista dopo le speranze suscitate dalla vittoria elettorale dell’anno scorso, ma sottolinea anche la risposta di sindacati e attivisti antirazzisti, pacifisti e ambientalisti e il bisogno di una visione politica guidata dalla speranza e non dalla paura. A questo proposito ricorda che migranti e minoranze non sono i responsabili degli attuali problemi sociali, come il governo Starmer e soprattutto il partito razzista Reform UK vogliono far credere. Tali problemi sono causati da un sistema economico e politico che protegge gli interessi dei miliardari e delle grandi aziende a scapito della maggioranza della popolazione.
Corbyn non è solo un sostenitore dei diritti dei palestinesi, ma anche uno strenuo difensore della pace e del disarmo. Prova ne sia la sua presenza a Hiroshima e Nagasaki in questi giorni che segnano l’ottantesimo anniversario della loro distruzione per opera della bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti. “E’ stato commovente ascoltare i sopravvissuti e i loro discendenti lanciare un appello per un mondo libero dalle armi nucleari. Siamo tutti esseri umani in un solo pianeta e dobbiamo costruire un futuro di pace per tutti” ha scritto oggi sulla sua pagina Facebook.

Il nuovo partito è ancora un progetto e sono senz’altro in corso incontri e negoziati tra le varie componenti che lo sostengono, ma la risposta entusiastica rappresentata dalle adesioni raccolte in poco tempo e le chiare posizioni di Corbyn e Sultana su temi fondamentali come la pace, il disarmo, i diritti umani e l’ambiente lasciano ben sperare…










