Ieri pomeriggio, martedì 17 giugno, a Roma, si è tenuto un presidio per dare una prima simbolica risposta all’aggressione di Israele all’Iran e al suo popolo.
Davanti alla Galleria Nazionale di Arte Moderna a Valle Giulia, nel quartiere Parioli, si sono ritrovate alcune centinaia di militanti della Rete dei Comunisti, Unione Sindacale di Base, Potere al Popolo, Organizzazione Studentesca di Opposizione, Cambiare Rotta e Movimento degli Studenti Palestinesi per denunciare quella che senza al un dubbio è una guerra di aggressione ad uno Stato Sovrano e alla sua popolazione civile attraverso bombardamenti nei quartieri residenziali e alla televisione di stato che hanno comportato centinaia di vittime civili innocenti.
Il presidio si trasforma presto in un corteo che arriva a ridosso dell’Ambasciata di Israele. E’ la prima volta che un corteo pur modesto nei numeri arriva a far sentire la propria voce praticamente sotto le finestre della rappresentanza diplomatica di Israele.
Al presidio non sventolano bandiere della Repubblica Islamica, verso il cui sistema teocratico non si nutre alcuna simpatia e anzi non sono mancate in passato condanne e piena solidarietà alla opposizione laica, democratica e di sinistra.
In Iran vi era una forte presenza organizzata di studenti e lavoratori socialisti, comunisti e di formazioni islamiche democratiche, vittime prima della repressione del regime filostatunitense dello Shah Reza Pahlavi, quindi protagonisti della rivoluzione che portò alla caduta dello Shah ed infine nuovamente vittime del fondamentalismo reazionario che portò al potere l’Āyatollāh Ruhollah Khomeyni.
Non mancano nella società iraniana le spinte al cambiamento che vengono soprattutto dai giovani, dalle donne (vedi le grandi manifestazioni organizzate dal movimento Vita Donna Libertà) e infine dalle minoranze religiose e nazionali e tra queste prima tra tutte la nazione kurda, presente anche in Iran, oltre che in Turchia ed Iraq.
La speranza, dunque ?
La speranza è in una giovanissima generazione di studenti che in Italia ed in tutto il mondo hanno riscoperto la passione politica e scendono in piazza e si mobilitano arrabbiati e gioiosi, ma soprattutto determinati a conquistare e a difendere il proprio futuro qui e adesso.










