Oggi ho ricevuto due segnalazioni di condotte vessatorie e di ingiustificata prevaricazione nel segno di un metaforico manganello.

Mentre scrivo un mio amico è stato trattenuto in caserma a Civitavecchia. Si tratta di Stefano Bertoldi, che ha protestato con uno striscione contro la militarizzazione in atto. La nave scuola Amerigo Vespucci ormeggiata al porto di Civitavecchia rappresenta un teatro invitante per manifestare contro un governo sempre più spregiudicato e autoritario con la prossima approvazione del decreto sicurezza. Lo Stato di polizia sembra ormai evidente, le forze dell’ordine si sentono autorizzate a fare ciò che vogliono, anche per l’abolizione dell’abuso d’ufficio. Tuttavia una recente sentenza a Firenze stigmatizza la cattiva abitudine  di portare in caserma coloro che protestano, soprattutto se sono pochi.

Oggi anche la questura di Roma cerca di imbrigliare le proteste aggiungendo al modulo del preavviso di manifestazione un invito a fornire i numeri di targa delle auto dei partecipanti a un presidio di Ultima Generazione: in pratica una richiesta di delazione. E lo mettono per iscritto, come se fosse una cosa normale e legittima. Sono prove di regime per intimidire chi protesta pacificamente con metodo nonviolento.

Non possiamo accettare questa deriva liberticida; il nostro dovere rimane quello di denunciare pubblicamente queste modalità assurde, che non hanno nulla a che fare con l’ordine pubblico, ma sono invece un manganello metaforico preventivo contro il dissenso e le libertà garantite dalla Costituzione.