Incontriamo Fabio Caccioppoli, studioso di Comunicazione Nonviolenta e candidato alla certificazione presso il Center for Nonviolent Communication di Austin (USA), poco prima del suo seminario al festival dell’associazione Spazio 2030 al campus universitario di Forlì.
Come sei venuto in contatto con la Comunicazione Nonviolenta (CNV) e cosa ti ha colpito così tanto da iniziare a studiarla approfonditamente per poi condividerla nei tuoi seminari?
Ho scoperto la CNV incappando per puro caso in un video di Marshall B. Rosenberg su Youtube. Sono stato subito travolto dalla densità e dalla coerenza delle sue parole: ogni frase era così ricca di concetti nutrienti e importanti per me, che ricordo di aver mandato indietro quel video decine di volte per riascoltarlo. La semplicità con cui spiegava i concetti mi aiutava a vedere e descrivere me stesso con maggiore chiarezza, dando voce ad emozioni che non ero mai riuscito ad esprimere. Questo ha prodotto in me un entusiasmo e una curiosità che mi hanno spinto, 7 anni fa, a cominciare questi studi in una maniera che scherzosamente definisco ossessiva.
Quindi si può dire che l’approccio nonviolento alla comunicazione ti abbia cambiato la vita?
Senza ombra di dubbio, è lo strumento che ha avuto il maggiore impatto sulla mia vita dalla mia nascita.
Come si è tradotto questo impatto nella pratica?
E’ successo un piccolo miracolo totalmente inaspettato e riguardo il quale avevo perso la speranza: un miglioramento del dialogo con me stesso. Come tanti, sento di avere diverse parti interiori che sono spesso in conflitto fra loro, a partire da banalità come a che ora puntare la sveglia o cosa mangiare per cena. Ad esempio, quando scelgo cosa indossare, il conflitto può essere tra il bisogno di bellezza e quello di agio. E questo conflitto si applica anche a temi molto più importanti. Credo che riuscire ad identificare i nostri bisogni sia indispensabile per imparare a prendersi cura di tutte le parti di noi stessi, permettendoci di rimanere integri e pienamente soddisfatti delle nostre scelte.
Questo tuo cambiamento si è riflettuto anche nel tuo rapporto con gli altri?
Mi stai chiedendo in che modo la mia crescente pace interiore e integrità abbiano avuto un’influenza sulle relazioni con le persone intorno a me?
Esattamente.
Sento che trovare la connessione con me stesso, esercizio ormai diventato quotidiano per me, mi ha portato più chiarezza nelle relazioni umane a 360°, che siano familiari, sentimentali, o educative e professionali.
Credi che l’adozione di questo sistema di comunicazione possa aiutare a prevenire o risolvere i conflitti a livello interpersonale?
Grazie per questa domanda che mi permette di chiarire un concetto fondamentale: la CNV mi ha portato a vedere i conflitti come qualcosa di naturale. Così facendo, ho smesso di prevenirli o cercare di risolverli e ho cominciato a ‘navigarli’ , connettendomi con i miei bisogni insoddisfatti in una specifica circostanza e cercando di fare altrettanto con i bisogni altrui. Questo spazio di empatia, chiamato nella CNV danza della giraffa, porta ad una connessione tra le persone tale per cui non siamo più noi ad andare in cerca di ‘soluzioni’ ma sono esse a venirci incontro spontaneamente, una volta visti, senza giudicarli, i reciproci bisogni.
Ci puoi spiegare brevemente cosa si intende con danza della giraffa? Perché proprio la giraffa?
Marshall B.Rosenberg scelse la giraffa come simbolo della CNV perché è l’animale terrestre con il cuore più grande. Il suo collo lungo le permette di vedere le cose dall’alto nella loro interezza, ha delle grandi orecchie pronte ad ascoltare e trae nutrimento non solo dalle foglie ma anche dalle spine degli alberi, una metafora a mio avviso molto significativa. Inoltre la giraffa non è affatto debole: con un calcio può uccidere un leone; ma non per questo le giraffe vanno in giro prendendo a calci i leoni. Chiamiamo danza della giraffa quel movimento empatico che esplora i sentimenti e i bisogni nostri, poi quelli dell’altro e poi ancora i nostri, in una sorta di danza di connessione… empatica.
Pensi che le potenzialità di questo sistema si possano estendere su scala più ampia, ad esempio ai rapporti fra nazioni, o siamo nel campo dell’utopia?
Senza ombra di dubbio! Conosco esempi in cui la CNV è stata utilizzata con efficacia come strumento di pacificazione in territori afflitti da guerre civili o conflitti etnici, come Medio Oriente e Nigeria. In questo momento, per contribuire alla visione di un’utopia che ritengo realizzabile, penso che il primo passaggio da fare sia lavorare su un cambiamento interiore, che è quello sul quale mi sto concentrando e invito le altre persone a concentrarsi, mettendo in pratica il detto ‘sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo’.
Cosa consigli a chi si approccia alla CNV?
Il mio invito è di essere coraggiosi e lanciarsi alla scoperta di questo strumento nella speranza che abbia un impatto positivo come quello che penso abbia avuto su di me. Suggerisco quindi, a seconda delle preferenze, di leggere il libro ‘Le parole sono finestre oppure muri’ di Marshall B. Rosenberg o vedere alcuni dei suoi video su Youtube, oppure frequentare dei corsi di CNV online o in presenza. È anche possibile fondare una comunità autogestita nella propria area geografica chiedendo supporto a chi ha più contatti o esperienza.
Mara Zanella
Ciclo di incontri informativi sulla CNV: https://www.facebook.com/share/16PCzt9j6Z/?mibextid=wwXIfr
Fonti:
Le basi della CNV sono descritte nei seguenti saggi:
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Marshall B. Rosenberg, Le parole sono finestre (oppure muri): introduzione alla comunicazione nonviolenta, Esserci, 2017
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Marshall B.Rosenberg, Gabriele Seils, Preferisci avere ragione o essere felice?, Esserci, 2009
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Sito del Center for Nonviolent Communication: https://www.cnvc.org/it/
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Intervista con Marshall B. Rosenberg – International Peacemaking: https://inquiringmind.com/article/2101_4w_rosenberg-interview-with-marshall-rosenberg-the-traveling-peacemaker/
“La guerra è ciò che accade quando il linguaggio fallisce”. Margaret E. Atwood