Sappiamo tutto dell’incontro a Washington tra Donald Trump e Giorgia Meloni e del pranzo del giorno dopo a palazzo Chigi di Meloni con Vance. Molto meno sappiamo della repressione quotidiana avviata dal governo Usa contro le università e gli studenti che per mesi si sono mobilitati in tanti modi contro la guerra a Gaza e ora per le scelte dell’amministrazione Trump. Quasi nulla sappiamo delle proteste promosse proprio mentre era in corso l’incontro nello Studio Ovale. A Berkeley, l’università pubblica ha reagito ai diktat di Trump con una protesta messa su da studenti, lavoratori e professori che hanno organizzato una marcia e lezioni aperte. I primi a prendere la parola sono stati gli studenti e le studentesse che hanno raccontato di compagni arrestati e di tagli enormi alla ricerca. Sam, tra gli altri, ha fatto riferimento alla storia, non certo quella di Galli Della Loggia: “Non c’è anima senza storia: conosciamo le lotte, impariamo dalle lotte”. Un racconto dalla piazza in cui nel 1964 nasceva il Free Speech Movement.

Berkeley, 17 aprile. La prima università pubblica statunitense scende in piazza contro le ingerenze del governo Trump e, nella giornata nazionale per l’educazione superiore, rivendica tre libertà: Parlare, Apprendere, Insegnare per tutti. Questa la motivazione: ”L’amministrazione Trump sta intensificando gli attacchi contro studenti e docenti internazionali attraverso revoche di visti, detenzioni ed espulsioni; contro la ricerca, attraverso il blocco di fondi federali alle università di tutto il paese; e contro le inchieste indipendenti, con richieste di porre i dipartimenti sotto il controllo federale”.

Siamo in Sproul Plaza, la medesima piazza in cui nel 1964 nasceva il Free Speech Movement e si combattevano imperialismo e discriminazioni razziali chiedendo di boicottare l’apartheid in South Africa.

Un rap moderno ha preso la musica dal brano di Nash sul processo a Bobby Seale e i 7 di Chicago che protestavano contro la guerra in Vietnam, nel 1968, è il segno di una nuova consapevolezza e di una bella alleanza generazionale: studenti, lavoratori e professori hanno organizzato una marcia, una manifestazione e lezioni aperte1 per denunciare l’attacco alla libertà di insegnamento che l’amministrazione Trump ha scatenato contro le università pretendendo che si chiudano alla presenza di studenti internazionali e blocchino ogni misura di pari opportunità, accoglienza e inclusione.

La visione che muove queste richieste è pura ideologia suprematista. Secondo la logica MAGA sono i bianchi ad essere discriminati, costretti a subire un’invasione di migranti favoriti da forme di razzismo alla rovescia che garantisce sostegno e fondi alle minoranze. E maschi e femmine “sani” sono ulteriormente minacciati dalle perversioni sessuali dell’ideologia gender, che distrugge la famiglia e si abbandona a decadenza e depravazione. Fin qui Trump e il suo governo hanno imposto queste scelte in maniera violenta, illegittima e feroce. L’ICE2 Immigration and Customs Enforcement è stato lanciato nei Campus operando in maniera illegale fermi e deportazioni di studenti politicamente schierati, mentre Trump stesso minacciava i Board delle Università di cancellare i contributi federali se non avessero ottemperato ai suoi diktat.

La prima a gridare “No!” è stata Harvard e oggi a Berkeley c’è stato questo appello “Rise for education” per sostenere il presidente del Board dell’Università della California Michael Drake nella scelta di seguirne l’esempio.

Una marcia, dieci interventi, e dodici lezioni all’aperto per dimostrare la forza e i valori di una università che rivendica la propria capacità di parlare chiaro, affrontando le diversità e attrezzandosi al confronto, ma nel nome del Free Speech, della libertà di parola per tutti.

Aprono gli studenti. Sam denuncia la propria preoccupazione, la continua crisi in cui è costretto a muoversi, tra tagli alla ricerca e compagni deportati. Una crisi che però non è rimasta a livello personale, ma li ha resi capaci di combattere e di prendersi la responsabilità di mettere questa forza a disposizione: “Il nostro dissenso ha potere!”. Avremmo voluto vedere la faccia di Galli Della Loggia quando ha detto: “Non c’è anima senza storia: conosciamo le lotte, impariamo dalle lotte”.

 

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