Riceviamo e pubblichiamo dala Agenzia stampa Interris.it
Padre Ibrahim Faltas, frate francescano,nato in Egitto, vive a Gerusalemme.
Laureato in filosofia e teologia, è stato ordinato sacerdote nel 1992.
Attualmente è direttore delle scuole della Custodia di Terra Santa, consigliere della stessa Custodia, direttore della Casa Nova di Gerusalemme e membro della Fondazione Giovanni Paolo II.
È stato vice parroco a Betlemme, parroco a Gerusalemme e responsabile dello Status Quo della basilica della Natività.
È stato insignito di numerosi riconoscimenti per l’impegno al dialogo e alla solidarietà.
Ha scritto numerosi interventi in diverse opere a carattere letterario e giornalistico sul tema del conflitto mediorientale e del dialogo di pace.
“Siamo immersi nel mistero pasquale e non è facile comprendere quello che accade a meno di cento chilometri dalla Città Santa, che è santa per tutti coloro che abitano questa terra – racconta il frate francescano a Vatican news-.
Non si possono giustificare l’aggressività e la sopraffazione che spingono alla violenza quando dovrebbe prevalere la ragione dell’amore che esclude l’odio.
Non sono parole di circostanza, sono le ‘leggi’ a cui i credenti di ogni religione dovrebbero aderire per fede e con l’unica interpretazione possibile, il bene.
Da più di diciotto mesi il mondo vede quello che succede a Gaza ma non guarda e non trova la possibilità di fermare la morte e la sofferenza di più di due milioni di persone“.
“Voci da Gaza: la fine del regime di Hamas è la premessa per il cessate il fuoco”.
E’ questo il titolo e l’oggetto del convegno che si è svolto a Roma al Palazzo Carpegna.
Ad arricchire il dibattito, le testimonianze, a tratti toccanti, di due dissidenti palestinesi, Hamza Howidy e Mohammed.
Quest’ultimo, in collegamento da Gaza, ha raccontato alla platea la realtà a cui è sottoposta quotidianamente la popolazione palestinese della Striscia.
Sottolineando più volte che “ad Hamas non importa nulla delle persone, ma solamente rimanere al potere“.
Mohammed, che ogni giorno rischia la vita, ma che ha deciso di non abbandonare la sua terra, ha spiegato che non è vero che il popolo palestinese sta con Hamas.
“La popolazione si è resa conto che le privazioni sono causate dall’organizzazione al potere dal 2006 e ormai totalmente delegittimata”. E ha riferito:”Tutti noi vogliamo che sparisca dalla scena politica”.
In presenza, invece, Hamza Howidy, ha raccontato la sua storia. 28 anni, oggi dissidente in esilio, ha vissuto la guerra civile durante la quale Hamas ha preso il potere.
“Vedevo persone uccise per strada, uno shock che rimarrà per sempre. Hamas – ha ricordato – ha preso il potere con un colpo di stato e uccidendo i membri di Al Fatah.
Poi ha occupato tutte le leve del potere.
Sì il popolo ha votato per loro quando parlavano di riforme, ma oggi quel tempo è finito e la prima cosa da fare è disarmare Hamas.
Solo dopo potrebbe esserci una nuova coalizione, un’unione di forza per guidare innanzitutto la ricostruzione di un territorio devastato“.
Dopo le due testimonianze ha preso la parola Piero Fassino, profondo conoscitore dello Stato ebraico.
L’ex ministro del commercio con l’Estero e della Giustizia ha criticato la rappresentazione manichea che continua a dominare la scena pubblica.
“Dal 7 ottobre si racconta che da un lato c’è Netanyahu e dall’altra Hamas. Ma non è cosi, perché in Israele c’è un importante movimento di opposizione, così come a Gaza, nonostante non se ne parli.
E grazie a queste due bellissime testimonianze lo abbiamo sentito”.
Rappresentazione che per Fassino ha finito per oscurare anche che cos’è davvero Hamas, “che non cerca minimamente un accordo, cosi come non lo cerca Netanyahu”.
Con un pizzico di realismo l’ex ministro, si è proiettato in un possibile futuro a Gaza.
“La soluzione a due stati è l’unica opzione. Ma bisogna anche dire che Hamas non accetterà mai un’amministrazione diversa. Quindi, in questo determinato momento storico, purtroppo, non ci sono le condizioni affinché si realizzi“.
Anche il senatore Lucio Malan, capogruppo di FdI a Palazzo Madama, si è soffermato su una breve analisi di Hamas e dei suoi reali obiettivi.
“Quando il 7 ottobre l’organizzazione terroristica ha lanciato questa operazione l’obiettivo politico era impedire la realizzazione degli accordi di Abramo tra Israele e Arabia Saudita“, ha detto il senatore. Evidenziando che ad Hamas nulla importa del destino della popolazione.
La quale oggi “è consapevole che ogni volta che viene messa in atto un’azione contro Tel Aviv, le vittime di quella operazione saranno loro stessi, oltre agli israeliani”.
Malan ha poi ricordato i miliardi di fondi destinati negli anni alla Striscia.
Affermando con amarezza che se “almeno la metà fossero andati a scuole e ospedali, invece che alle armi, la situazione oggi non sarebbe questa“.
La soluzione è complicata, ma anche per Malan la strada è ripartire dagli accordi di Abramo “che finora nessun Stato arabo ha revocato”.
Ma ricordandosi sempre che “da un lato c’è una democrazia e dall’altro per ora no”.
A concludere il dibattito l’organizzatore del convegno, il senatore Ivan Scalfarotto (Italia Viva) che dopo aver ringraziato i due dissidenti palestinesi per aver raccontato ciò che spesso non viene detto, ha ricordato che dopo il 7 ottobre abbiamo visto rialzare “la bestia antisemita rialzare la testa“.
Scalfarotto, congedando gli ospiti e la platea ha espresso il desiderio e la speranza che serate e iniziative come queste “possano servire a mettere un tassello importante anche per le future soluzioni e porre fine a quel manicheismo che impedisce un racconto veritiero dei fatti“.
La frutta e la verdura sono arrivate grazie alle donazioni del Patriarcato latino di Gerusalemme ma “ci sono molti carichi di aiuti al confine e del cibo è già andato a male. Quindi alcuni giovani stanno facendo la selezione per distribuirlo alle famiglie della parrocchia e nei quartieri più poveri di Gaza City”.
Per il francescano Faltas per il quale ora è importante “il lavoro della comunità internazionale.
Se non si arriva ad una soluzione dopo settanta anni, se non trovano una soluzione adesso, con tutte queste vittime, non la troveranno mai”.










