Martedì 4 marzo 2025, tra gli eventi organizzati in occasione del terzo incontro degli Stati parte del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPAN), si è svolta a New York, nella sede delle Nazioni Unite, una tavola rotonda moderata da Denise Duffield di Medici per la responsabilità sociale – Los Angeles, con gli interventi di Takehiro Kagawa, segretario generale di Mayors for Peace, Belit Onay, sindaco di Hannover, in Germania, Malik Evans, sindaco di Rochester NY, USA, Maria Hadden,  consigliera del municipio di Chicago IL, USA, e Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Pace e Disarmo.

I partecipanti hanno parlato delle azioni intraprese a livello municipale, come l’adesione a Mayors for Peace, la creazione di una zona libera da armi nucleari o l’adozione di una risoluzione e dell’importanza di coinvolgere i leader cittadini e le comunità locali in tali sforzi. Fondamentale in questo senso la ricerca di Hirokazu Miyazaki della Northwestern University sull’organizzazione a livello cittadino e sulla deliberazione politica per il disarmo nucleare e la giustizia nucleare negli Stati Uniti e sui successi passati di questi sforzi in Giappone.

L’evento era sponsorizzato dalla Missione permanente austriaca presso l’ONU e organizzato dal progetto “Mapping Nuclear Legacies” della Northwestern University, Mayors for Peace, Back from the Brink Coalition.

La moderatrice ha ricordato in breve che l’appello alle città di ICAN è una tappa fondamentale per il TPAN. Di seguito una sintesi dei vari interventi

Takehiro Kagawa: partendo dalle sue esperienze dirette in politica, ha suggerito di non lasciare mai carta bianca alle autorità politiche e/o ai governi riguardo alla gestione delle tematiche della pace; ogni cittadino deve partecipare attivamente alla vita politica del suo Comune. Questa è l’unica via per incrementare in modo esponenziale il numero di città o regioni aderenti al TPAN.

Hirozaku Miyazaki, professore di antropologia della Northwestern University, si e ci ha chiesto perché le città non hanno un potere diretto sui governi nazionali. Dalle sue ricerche si evince che nelle città nelle quali è presente un grande attivismo, i cittadini riescono a trovare le motivazioni per spingere la classe politica ad intraprendere la scelta migliore.

Solo appoggiando i politici pronti a recepire le istanze relative al TPAN a livello municipale, si potrà creare una sorta di propaganda parallela che, diffondendosi a macchia d’olio, sarà in grado di raggiungere tutti i cittadini e quindi il governo nazionale. Nella sua esperienza, i sindaci che hanno aderito all’appello delle città poi lo ringraziano e lo invitano a continuare.

Sono seguiti vari messaggi di ringraziamento registrati via video da alcuni sindaci giapponesi, tra i quali quello di Hiroshima.

Bellit Onay ha ringraziato la delegazione austriaca presente per l’organizzazione e ricordato che anche Hannover fu distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale: la devastazione in Giappone non è paragonabile a quella tedesca, anche se intere città furono rase al suolo. Nel ricordo di quei tragici momenti, la città è gemellata con Hiroshima.

Ha poi sottolineato come in Germania stia crescendo la sensibilità legata al disarmo nucleare, per cui molte altre città tedesche sono pronte nel breve periodo ad aderire all’appello. 

Malik Evans ha suggerito che i sindaci per la pace lavorino intensamente con le nuove generazioni, in quanto le città sono dei veri e propri laboratori per i governi locali. Sarebbe auspicabile che diventassero presidenti degli Stati Uniti per cambiare le sorti del mondo.

Maria Hadden ha descritto i ringraziamenti dei cittadini per il buon lavoro da lei svolto come consigliera comunale e la quantità di e mail che la invitavano a far aderire Chicago all’appello delle città di ICAN. Le nuove generazioni l’hanno aiutata in questa missione, dirottando così i 5 milioni di dollari, messi a budget per le armi nucleari, a favore delle cure per i malati di cancro.

Francesco Vignarca ha messo in evidenza i risultati raggiunti, elencando alcuni importanti Comuni italiani  che hanno aderito all’appello, come Roma, Padova, Torino, Brescia, Bari. Si aspetta a breve l’adesione di Milano e Firenze.

Ha evidenziato come occorra parlare quasi porta a porta con la cittadinanza affinché il sindaco prenda in esame l’appello ICAN. Nonostante circa il 70% della popolazione vorrebbe che l’Italia firmasse e ratificasse il TPAN (direi tra quelli che conoscono l’esistenza del trattato), molti italiani non sanno quante bombe USA sono ospitate sul territorio nazionale.

Dopo una serie di domande da parte del pubblico sui rischi legati alla mancanza dei necessari piani di sicurezza per proteggere la cittadinanza da eventuali esplosioni e/o incidenti nucleari, la moderatrice mi ha invitato a parlare,  convinta che fossi un greco, Nikos Stergiou. Di seguito il mio intervento.

Sandro Ciani: una volta chiarita la mia nazionalità italiana, ho spiegato che ero lì a rappresentare Mondo senza guerra e senza violenza, la ONG alla quale entrambi apparteniamo. Ho elogiato l’ottimo lavoro di Nikos, dato che in Grecia circa il 25% delle municipalità ha aderito all’appello. Vorremmo mettere in contatto tutti i sindaci delle città gemellate tra Italia e Grecia, nel caso in cui una delle due non abbia ancora aderito all’appello.

Inoltre supportiamo ove possibile Francesco Vignarca, come accadde per il Comune di Roma, grazie ai nostri contatti via mail e a quelli diretti tramite Patrizia Sterpetti della Wilpf Italia.

Ho chiuso l’intervento sottolineando come in Italia informare sul TPAN sia ancora un tabù: le principali televisioni e testate giornalistiche non ne parlano, il che complica l’adesione delle città dovendo ogni volta partire dal basso, ossia dalla cittadinanza. Ho chiesto ai presenti se si tratta di una problematica solo italiana, oppure se anche nei loro Paesi sussiste tale velo di omertà.

Uscendo dalla conference room ho avuto il piacere di incontrare l’On. Boldrini: salutandola le ho chiesto se poteva darmi qualche buona notizia parlamentare sul TPAN da poter scrivere. Mi ha guardato, credo che mi abbia riconosciuto avendola già incontrata nel 2023 sempre a NYC e mi ha risposto: “Purtroppo nessuna nuova.”

Le ho chiesto come sia possibile, visti i suoi sforzi in Parlamento e lei ha ripreso la mia osservazione, dicendo che nessun organo di informazione ne parla. Viene da chiedersi se questa sia una democrazia, ma in fondo è una domanda retorica, in quanto quasi tutte le cosiddette “Democrazie Occidentali” si sono trasformate o si stanno trasformando in oligarchie partitocratiche. Quindi ci siamo salutati.

In una sessione successiva, sempre il 4 marzo, sono stati approfonditi i temi dibattuti nella prima sessione da tutti gli oratori precedenti (tranne il sottoscritto) e trasmessi i video di sindaci statunitensi.

Interessante il contributo di un’insegnante universitaria alla fine della sessione, che ha reso pubblico il profondo senso di colpa della cittadinanza newyorkese per essere stata la culla del progetto Manhattan presso la Columbia University.