La vendita di terreni agricoli ucraini da parte dello Stato agli investitori stranieri è una questione allarmante. In questo modo l’Ucraina perderà risorse di cui dovrebbe beneficiare principalmente la sua popolazione.

Oltre ad essere esposta alla catastrofe sul fronte, l’Ucraina si ritrova in una situazione disperata anche dal punto di vista economico. Negli ultimi anni il Paese ha perso una parte considerevole della sua potenza economica e ora dipende quasi esclusivamente dagli aiuti finanziari provenienti dall’estero.

Questi finanziamenti si basano in gran parte su prestiti del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale e su sovvenzioni dei Paesi occidentali, che tuttavia pongono alcuni requisiti per l’accesso ai loro fondi, esercitando così una notevole influenza sulla politica ucraina. Queste condizioni riguardano la vendita di terreni agricoli in Ucraina a investitori stranieri nell’ambito della cosiddetta privatizzazione del settore agricolo ucraino, spinta dalla leadership di Kiev dopo l’“Euromaidan” del 2014.

Fino a qualche anno fa la vendita di queste risorse statali era vietata dalla legge, ma nel 2020 è stata attuata in Ucraina una riforma fondiaria molto controversa, tra l’altro anche in grado di soddisfare un prerequisito per ottenere ancora più finanziamenti dall’Occidente. Questa riforma ha eliminato la moratoria esistente sull’acquisto di terreni e ha inizialmente legalizzato la privatizzazione dei terreni coltivabili di dominio pubblico per i privati ucraini. Di conseguenza, agli investitori stranieri – grazie ai loro legami con gli oligarchi ucraini e altri rappresentanti dell’élite ucraina – è stata data indirettamente la possibilità di acquisire enormi aree di terreno agricolo.

Alla fine del 2023, a seguito di una seconda fase della riforma fondiaria, è stato fatto un ulteriore passo nella direzione della liberalizzazione: dal 1° gennaio 2024 anche le società i cui proprietari sono persone con cittadinanza ucraina possono acquistare terreni agricoli pubblici. Inoltre, il limite massimo per l’acquisto di terreni agricoli per persona o società è stato esteso da 100 ettari a 10.000 ettari.

Tuttavia, i critici avvertono che questa liberalizzazione fondiaria non è affatto nell’interesse della popolazione ucraina e che la situazione dell’intero settore agricolo del Paese si sta notevolmente deteriorando. Il motivo principale citato è il “land grabbing” – l’appropriazione illegale di terreni agricoli da parte di grandi imprese internazionali, come multinazionali, fondi di investimento e altre strutture finanziarie straniere (solitamente occidentali). A questo proposito, negli ultimi anni in Ucraina è stato osservato un aumento significativo del fenomeno del “land grabbing”.

Il problema del land grabbing

Secondo il rapporto statunitense “War and Theft: The Takeover of Ukraine’s Agricultural Land” (Guerra e furto: l’acquisizione dei terreni agricoli ucraini), pubblicato dall’Oakland Institute nel 2023, che analizza più da vicino gli interessi finanziari e le altre forze concorrenti nella privatizzazione, gli oligarchi ucraini e le principali società internazionali avrebbero già sotto il proprio controllo più di nove milioni di ettari, ovvero più del 28% dei terreni agricoli ucraini.  Inoltre, da questo rapporto si evince che, ad essere in gioco, sono in particolare modo interessi europei e nordamericani.

Il direttore politico dell’Oakland Institute e coautore del rapporto, Frédéric Mousseau, riassume così il drammatico sviluppo del settore agricolo ucraino:

«Questa è una situazione di grande svantaggio per gli ucraini. Mentre muoiono al fronte per difendere la loro terra, le istituzioni finanziarie sostengono subdolamente l’acquisizione dei terreni agricoli da parte di oligarchi e interessi finanziari occidentali. In un momento in cui il Paese sta affrontando gli orrori della guerra, il governo e le istituzioni occidentali devono ascoltare le richieste della società civile ucraina, degli accademici e degli agricoltori e sospendere la riforma agraria e l’attuale svendita di terreni agricoli».

Secondo Mousseau, l’obiettivo è creare un modello agricolo “non più dominato dall’oligarchia e dalla corruzione”, ma che contribuisca a garantire il controllo delle terre e il loro usufrutto da parte della popolazione ucraina.

Altri critici di questa “svendita” sottolineano anche un altro fatto, ovvero che la riforma agraria ha danneggiato anche i singoli agricoltori e le piccole e medie imprese agricole in Ucraina. Le imprese agricole, infatti, rappresentano fino al 60% della produzione agricola ucraina rispetto alle grandi aziende che ne rappresentano solo un quarto. Tuttavia, la situazione potrebbe cambiare se gli operatori stranieri dovessero acquisire ancora più terreni agricoli. Un simile sviluppo significherebbe la fine dei piccoli e medi produttori, che già da anni devono affrontare difficoltà logistiche, bassi prezzi dei cereali e perdite finanziarie.

Traduzione dal tedesco di Maria Sartori. Revisione di Thomas Schmid.

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