Il mandato di cattura internazionale richiesto dal procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan, per Benjamin Netanyahu e per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità a Gaza, ha riaperto il dibattito internazionale sull’uso indiscriminato della forza impiegato dall’esercito Israeliano a Gaza dopo il 7 ottobre 2023.

A questo si aggiunge che ogni tentativo di fermare l’avanzata della guerra in Medio Oriente e porre fine allo stillicidio di vite innocenti viene indicato da diversi governi occidentali e da gran parte della stampa come manovra antisemitica. La manipolazione degli eventi ad uso e consumo di un solo schieramento è da diversi anni prassi consolidata, che non aiuta di certo tutti coloro che si mobilitano per il cessate il fuoco immediato e per una pace giusta.

Sono ormai alcuni anni che in occasione del 25 aprile assistiamo alla comparsa nelle piazze di Milano e Roma dei vessilli di una fantomatica brigata partigiana denominata Brigata Ebraica. Lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 3 ottobre del 2018 (dopo ben 64 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale) ha insignito la Brigata Ebraica della medaglia d’oro al valore militare per il suo contributo durante la Resistenza italiana.

Ma la cosa che più ha dato nell’occhio è stata la presa di posizione dei sostenitori di questa fantomatica brigata partigiana contro la presenza delle bandiere palestinesi nei cortei del 25 aprile, tacciando i portatori di tali vessilli come antisemiti e quindi in antitesi con gli ideali della Resistenza Antifascista.
La tensione di piazza alta negli anni scorsi, quest’anno, con la guerra in corso a Gaza, è esplosa in vera e propria violenza sia a Roma che a Milano. A Porta San Paolo, storica piazza dove si radunano gli antifascisti romani, i sostenitori della Brigata Ebraica hanno lanciato sassi contro i cronisti, bombe carta e barattoli di cibo alle attiviste e agli attivisti pro Palestina del corteo antifascista, alludendo alla fame a cui è costretto il popolo palestinese nella Striscia di Gaza dopo sei mesi di bombardamenti e altre operazioni militari di Israele.

Ma cosa è stata esattamente la Brigata Ebraica durante la Resistenza partigiana in Italia fra il 1943 e il 25 aprile 1945?
Andiamo con ordine, la Resistenza partigiana contro l’occupazione nazista e contro il fascismo repubblichino iniziò dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, che portò alla dura occupazione nazista di gran parte dell’Italia. La lotta contro l’occupazione nazista ebbe il suo battesimo a Porta San Paolo a Roma.

A causa dell’assenza di un piano organico per la difesa della capitale e di una conduzione coordinata della resistenza militare all’occupazione tedesca, nonché della contemporanea codarda fuga da Roma verso Brindisi del Re Savoia, Vittorio Emanuele III, assieme alla corte, al capo del Governo e ai vertici militari, la città fu velocemente conquistata dai militari della Germania nazista, cui si opposero vanamente e in modo disorganizzato le truppe allo sbando del Regio Esercito e i civili in armi, lasciando sul campo circa 1000 caduti.

Altro eclatante momento di resistenza all’occupazione nazista fu l’insurrezione popolare di Napoli.
Le “quattro giornate di Napoli” furono la prima risposta di massa armata all’occupazione nazista. L’insurrezione popolare, tra il 27 e il 30 settembre 1943, riuscì a liberare la città di Napoli, prima città liberata dal popolo in armi.

Nell’Italia occupata dai nazisti, e successivamente co-governata dai fascisti repubblicani di Salò, si andarono a formare le brigate partigiane composte inizialmente da ex militari del disciolto esercito regio e da tanti giovani che si erano dati alla macchia per sfuggire al reclutamento forzato da parte delle milizie fasciste repubblichine.

Le brigate partigiane furono formazioni armate composte su base volontaria da antifascisti di entrambi i sessi che operarono dall’autunno 1943 fino alla fine della primavera del 1945.
Il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale, espressione dei partiti antifascisti) fu l’organo direzionale delle brigate partigiane. Le principali formazioni partigiane coordinate dal CNL e dal CVL (corpo volontari per la libertà) furono:
quelle organizzate dal Partito Comunista Italiano (le Brigate Garibaldi, GAP, SAP);
quelle dei comunisti non facenti parte del PCI (Bandiera Rossa);
quelle del Partito d’Azione (Giustizia e Libertà);
quelle del Partito Socialista d’Unità Proletaria (Matteotti);
quelle anarchiche (Lucetti, Bruzzi-Malatesta, e altre);
le formazione autonome promosse da ufficiali degli alpini poi legate alla Democrazia Cristiana (Fiamme Verdi);
quelle autonome e legate a DC e PdA (Osoppo);
quelle dei Badogliani e Monarchici (Azzurre);
quelle liberali e monarchiche di Edgardo Sogno.
Più di 700.000 persone fecero parte delle brigate partigiane. Fra queste non figura la Brigata Ebraica.

Il Jewish Infantry Brigade Group (Brigata Ebraica) venne costituito il 20 settembre 1944, dopo una lunga trattativa fra le autorità ebraiche in Palestina e il governo britannico di Winston Churchill, che amministrava quei territori sulla base del mandato ricevuto dalla Società delle Nazioni. Ne facevano parte ebrei provenienti dai territori che sarebbero divenuti l’attuale Israele (molti erano soldati già inseriti nel Palestine Regiment formatosi nel 1941, quando l’avanzata tedesca dell’Afrika Korps di Rommel in nord Africa, che pareva inarrestabile, costrinse gli inglesi alla mobilitazione di tutte le forze disponibili). Agli ebrei della Terra d’Israele si aggiunsero ebrei provenienti anche da altri Paesi, allora sotto il controllo britannico (Canada, Unione Sudafricana e Australia), cui si sarebbero uniti poi altri militari ebrei, di nazionalità polacca e sovietica. A comandare la brigata fu nominato il brigadiere generale canadese Ernest Frank Benjamin.

Dopo un periodo di addestramento, prevalentemente in territorio egiziano, i militari del Jewish Infantry Brigade Group il 31 ottobre 1944 furono inviati in Italia, per partecipare alla guerra. Sbarcarono a Taranto.

La Brigata ebraica fu un corpo militare indipendente dell’esercito britannico, ossia non incorporato all’interno di unità preesistenti, ma inquadrato nel X Corpo dell’VIII Armata Britannica. Aveva una propria bandiera e un proprio emblema ed era composto da circa 5000 soldati ebrei.

La Brigata combatté per meno di due mesi, dal 3 marzo del 1945, nelle zone dell’Appennino tosco-romagnolo: in provincia di Ravenna, a Rimini, Forlì, Faenza, partecipando anche allo sfondamento della Linea Gotica sul fronte del fiume Senio. Il bilancio di 54 giorni di combattimenti fu di 51 morti.
Quindi la Brigata Ebraica non ha mai fatto parte della resistenza partigiana antifascista italiana, ma è stato un reparto armato sionista facente parte dell’esercito britannico.

A guerra finita, la Brigata ebraica ebbe il compito di radunare gli ebrei sopravvissuti all’Olocausto per condurli via mare nella “terra dei padri”. Rientrato in Palestina nel 1946, il Jewish Infantry Brigade Group venne sciolto e i soldati tornarono nell’Haganah (forza armata ebraica nella Palestina sotto mandato britannico).

Dopo la proclamazione dello Stato d’Israele, il 14 maggio 1948, e con il conseguente ritiro delle truppe inglesi, l’Haganah lasciò il posto a un nuovo apparato militare: le Forze di difesa israeliane. Il brigadiere della Brigata Ebraica Mordechai Markleff fu chiamato a ricoprire il ruolo di Capo di Stato Maggiore del neonato esercito nazionale; negli anni Cinquanta Aaron Remez, anch’egli reduce della Brigata Ebraica, divenne il secondo comandante in capo dell’Aviazione israeliana. In Israele, tra i veterani della Brigata che combatterono sul territorio italiano, trentacinque di loro divennero poi generali. L’esperienza militare conseguita dagli uomini della Brigata Ebraica si rivelò estremamente formativa e fu determinante per le sorti della guerra che portò alla costituzione dello Stato di Israele.

Non si vuole qui sminuire il ruolo che ebbero gli ebrei nella lotta partigiana in Italia. Più di mille ebrei combatterono nelle varie formazioni partigiane, combatterono come partigiani fra i partigiani. 1000 combattenti partigiani ebrei rappresentano una percentuale alta, considerando che negli anni ‘40 il numero degli ebrei italiani si attestava sulle 50.000 unità. Si vuole piuttosto mettere l’accento sul fatto che la Brigata Ebraica non fu un corpo partigiano, ma un corpo militare dell’esercito britannico, che combatté anche in Italia per 54 giorni e che dopo la Seconda guerra mondiale aiutò i profughi a emigrare verso la Palestina, e ricordare che i suoi membri aderivano all’ideologia sionista.

La partecipazione dei sostenitori della Brigata Ebraica alle celebrazioni del 25 aprile è iniziata venti anni fa. Grazie all’Associazione Amici di Israele (ADI), la Brigata Ebraica ha cominciato nel 2004 a partecipare alle manifestazioni del 25 aprile contestando la presenza delle bandiere palestinesi.

La presenza delle insegne della Brigata Ebraica, portate in corteo da bellicosi gruppi di sionisti, ha un valore tristemente legato all’attualità politica e non ha nulla a che fare con il ricordo della Resistenza partigiana. Appare evidente che si tratta di una mossa di propaganda politica per accreditare Israele e il movimento sionista come parte della Resistenza antifascista, con l’intento dichiarato di escludere la partecipazione dei manifestanti filo-palestinesi che legano la lotta di liberazione partigiana alla lotta di resistenza palestinese.

In questo quadro si colloca l’additare tutti coloro che sostengono la resistenza palestinese come antisemiti e quindi assimilabili ai criminali fascisti.

Il revisionismo storico serve per manipolare l’attualità, complici la quasi totalità dei partiti italiani che senza batter ciglio hanno accreditato la Brigata Ebraica tra le formazioni che hanno combattuto nella Resistenza antifascista.

Fonti:
Morris Beckman, The Jewish Brigade: An Army With Two Masters, 1944–45, Sarpedon Publishers, 1999

Samuele Rocca e Luca Stefano Cristini, La Brigata Ebraica e le unità ebraiche nell’esercito britannico durante la II Guerra Mondiale, Soldiershop Publishing, 2012

Sam Rocca, The Jewish Brigade Group and the Jewish Units in the British Army in World War II, Soldiershop