Snam, il più grande operatore del sistema di trasporto del gas in Europa, società partecipata al 30 per cento dallo Stato italiano.

Nel piano strategico che arriva al 2027, la corporation parla di “sviluppo sostenibile delle infrastrutture” ma la realtà dimostra l’intenzione di perpetuare il business del gas con nuovi investimenti in gasdotti, stoccaggi e rigassificatori.

È di pochi mesi fa il nuovo piano di metanizzazione della Sardegna, che comporterebbe l’installazione di due FSRU, una più grande a Porto Torres (di Snam), l’altra a Cagliari, e la presenza di uno o più rigassificatori a Oristano. Snam tramite la sua controllata Enura svilupperà anche le infrastrutture interne all’isola. Una mossa “coerente” con il piano investimenti 2023-27, in cui 10,3 miliardi di euro su un totale di 11,5 miliardi saranno destinati a nuove infrastrutture per il gas o per idrogeno e gas insieme, tra cui quelle per l’import di gas naturale liquefatto (GNL).

Quest’ultimo è un elemento chiave della strategia di Snam che, in nome del mantra della sicurezza energetica predicato dall’Ue, entro il 2026 prevede di coprire con il GNL il 40% del consumo italiano di gas. Una strategia che espone le persone e le aziende a un rischio molto alto, dal momento che il GNL è contraddistinto da una massiccia variabilità dei prezzi.

Eppure, nonostante questo elemento di volatilità e una complessiva e netta diminuzione della domanda di gas in tutta Europa, nel Vecchio Continente dal febbraio 2022 sono entrati in funzione ben 8 terminali di importazione ed entro il 2030 dovrebbero essere operativi altri 13 progetti. Come riporta il think tank statunitense IEEFA, la capacità combinata dei terminali GNL europei potrebbe essere 3 volte superiore alla domanda di GNL ipotizzata entro la fine del decennio.

Snam pensa invece ad allungare la vita del rigassificatore di Piombino fino al 2048, spostandolo a Savona/Vado Ligure. «Altro che misura di emergenza, la nave Golar Tundra rischia di diventare ‘permanente’, con tutti gli effetti nefasti sulla popolazione dell’area e sull’ambiente, soprattutto quello marino» ha dichiarato Filippo Taglieri di ReCommon.

Per il capitolo transizione energetica, Snam punta forte sull’idrogeno, con progetti da sviluppare tramite l’ausilio di aiuti pubblici. «Le nuove infrastrutture descritte come hydrogen ready da Snam sono di fatto pensate per allungare la vita al business fossile. Non possiamo permettere che milioni di euro in risorse pubbliche vengano buttati al vento in questo modo. Progetti come il South H2 Corridor, che dalla Tunisia passerà per l’Italia, per arrivare in Germania, devono essere fermati» ha affermato Elena Gerebizza di ReCommon.