Mercoledì 20 in piazza del Duomo a Firenze si è svolta una manifestazione promossa dall’AVI, Associazione Vita Indipendente, per protesta contro la delibera della regione toscana che cancella la vita indipendente, ottenuta grazie a durissime lotte delle persone con disabilità, sostituendola con “sostegno alla domiciliarità e all’autonomia”, il che significa tornare indietro almeno di cinquant’anni ad una mentalità assistenzialista, che in pratica comporta il ricovero delle persone considerate non autosufficienti.

Alla fine della mattinata è sceso il Presidente della Regione Giani che si è detto disposto a riparlarne. vedremo!

 

È stato un piacere rivederli.

Però mi chiedo anche se dopo tanti anni sia giusto tornare a manifestare sempre per le medesime cause.

Arriverà mai la pensione? La risposta è no. No finché i pochi privilegi, ma si chiamano diritti, conquistati appena entrati dalla porta finiscono ributtati dalla finestra e i tagli sulla pelle dei più deboli entrano in vigore con effetto retroattivo.

Ho sempre pensato che per fare la persona con disabilità occorra un fisico bestiale! Ma non basta, ci vogliono anche nervi d’acciaio, una dose illimitata di pazienza e soprattutto come direbbero i giornalisti stare sempre sul pezzo, perché se tanto tanto ti distrai ti levano anche la carrozzina di sotto al culo.

Questa volta il motivo della protesta è sempre il solito: la Regione Toscana è tornata indietro rispetto agli impegni che si era presa più di vent’anni fa quando si fregiò di essere la prima regione in Italia – anche se non proprio di sua iniziativa o perché fossero informati in merito ma in seguito alle durissime lotte delle persone con disabilità – a recepire le finalità della Vita Indipendente, che era già una realtà in altri paesi europei, e a finanziarla. Così facendo viola non solo la Costituzione, ma anche la legislazione regionale.

Per chi non sapesse cos’è la Vita Indipendente in breve è il diritto di vivere liberi e di decidere in autonomia della nostra vita all’interno del contesto sociale e familiare dove, se forniti degli ausili adeguati, possiamo portare il nostro contribuito lavorativo e sociale, senza pesare sugli altri.

Si tratta di una filosofia di vita che se interiorizzata e applicata garantirebbe la stessa dignità a tutte le persone considerate appartenenti a categorie inferiori, donne comprese.

È il diritto all’autodeterminazione. Negli ultimi anni la tecnologia ci ha aiutati tantissimo a perseguire l’autonomia; il fattore umano come al solito non tiene il passo.

Patrizia Moradei

Di seguito il comunicato dell’AVI (Associazione Vita Indipendente) Toscana:

 

Con delibera 1577/2023, la Regione ha cancellato la vita indipendente, sostituendola col ”sostegno alla domiciliarità e all’autonomia”.

Ciò significa negare alle persone con disabilità che necessitano di assistenza personale la possibilità di vivere con un grado di libertà comparabile con quello degli altri e costringerle a morte precoce nelle prigioni RSA.

In seguito a decenni di dure lotte a Firenze, in Italia, in Europa, negli Stati Uniti, in Canada e in altri paesi varie norme giuridiche internazionali e nazionali definiscono come “Vita Indipendente” il diritto di vivere in concreto i propri diritti fondamentali e inviolabili. Infatti “vita autonoma” soddisfa chi può vivere coi soli ausili tecnici; “Vita Indipendente” è anche per chi non può vivere, altrimenti muore, senza assistenza personale.

Con una “semplice” delibera la Giunta Regionale ha violato: gli artt. 2 e 3 della Costituzione italiana, la Convenzione ONU sui disabili, la legge quadro italiana sulla disabilità, lo Statuto della Regione Toscana e la legge regionale 66/2011.

Inoltre già prima di queste ultime malefatte della Giunta Regionale avevamo protestato davanti alla Presidenza  della Regione perché troppi disabili erano alla disperazione sia per l’ampia insufficienza dei soldi erogati dalla Regione che per le lunghe liste d’attesa.

La Giunta Regionale deve immediatamente:

  1. a) nella delibera 1577/2023 ripristinare la dicitura “Vita Indipendente” al posto di autonomia e domiciliarità;
  2. b) adeguare gli importi individuali che a Firenze sono fermi al 2004 e nel resto della Regione al 2012.