Con oggi si è conclusa l’udienza preliminare del processo Iuventa. In seguito all’inaspettata richiesta del pubblico ministero del non luogo a procedere, la difesa ha presentato una solida arringa finale, chiedendo non solo la chiusura del caso, ma anche il pieno riconoscimento della legittimità di tutte le azioni. La difesa ha inoltre richiesto di avviare un’indagine sulle circostanze del caso per stabilire chi sia responsabile per gli errori compiuti durante la fase investigativa e per le sue gravi implicazioni. Il giudice ha annunciato che pronuncerà la sua decisione il 19 aprile 2024.

Le quattro giornate conclusive dell’udienza preliminare del caso Iuventa sono iniziate mercoledì con una svolta inaspettata. Durante la presentazione delle memorie finali, il pubblico ministero, che è stato il primo a intervenire, ha sorprendentemente richiesto il non luogo a procedere (per maggiori informazioni, si veda il comunicato stampa di mercoledì qui), nonostante abbia portato avanti il caso per quasi sette anni. Tuttavia, la richiesta non si è basata sul riconoscimento che non siano stati commessi crimini, ma sul fatto che il dolo degli imputati non potesse essere sufficientemente provato.

Il team della difesa di Iuventa ha continuato con le sue arringhe nelle giornate di giovedì e venerdì, dissentendo con veemenza da questo ragionamento. Nell’arco di diverse ore, ha sistematicamente confutato e smontato tutte le presunte prove relative agli episodi in questione. Inoltre, ha sottolineato che, al di là della ricostruzione fattuale degli incidenti specifici, l’ingresso in Italia delle persone salvate è da considerarsi lecito in qualsiasi circostanza. Ha poi ribadito che tutte le azioni intraprese dalla Iuventa erano legittime e rientravano tra i loro diritti – basati su principi legali internazionali e nazionali come quello del dovere di soccorso e di intervento in condizioni di pericolo in mare, oltre che sui diritti fondamentali degli imputati.

La difesa ha poi sottolineato che, dopo il sequestro della Iuventa e durante il processo in corso, molti dei fatti pertinenti sono stati accertati da altri tribunali. Ad esempio, la recente sentenza della Corte di Cassazione che conferma che la Libia non è un porto sicuro è direttamente applicabile al caso Iuventa.

In aggiunta, la difesa ha reiterato che si tratta di un processo politico, come si evince dalle indagini politicamente orientate. Le autorità hanno infatti continuato a perseguire il caso, nonostante l’assenza di prove che indicassero illeciti. Il Ministero degli Interni ha persino incaricato una sezione speciale della polizia di occuparsi delle indagini, il che indica una forte influenza politica.

Gli avvocati difensori hanno richiesto che il tribunale non si limitasse alla richiesta del non luogo a procedere data la presunta mancanza di prove sull’intento degli accusati, ma che venisse pienamente riconosciuto che le azioni dell’equipaggio della Iuventa non solo erano legittime, ma rappresentano l’esercizio di un diritto riconosciuto agli imputati.

Infine, in una mozione congiunta con gli altri avvocati difensori, la difesa di Iuventa ha richiesto l’apertura di un’inchiesta affinché si faccia chiarezza sulle circostanze che hanno caratterizzato la fase investigativa.

Durante l’udienza di oggi, il giudice ha rinviato la decisione, fissando l’udienza il 19 aprile.