20 febbraio 2024, ore 17_

Non siamo a Londra, dove si è riunita una marea di sostenitori e sostenitrici di Assange. Siamo a Catania, in pochi per questa città ma, dicono, è già un successo questo manipolo di resistenti incuranti del freddo, radunato davanti la Prefettura. Non solo catanesi, c’è il gruppo arrivato da Palermo e quello di Ragusa. Certo, potremmo essere di più. Mancano in tanti, mancano i giovani, manca la stampa dei professionisti dell’informazione. I colleghi e le colleghe di Assange. Prima, mi raccontano, mentre il mio pullman affrontava il traffico dell’ingresso in città, un corteo composto, quasi una passeggiata di amici e amiche, compagni e compagne affettuose, è partito da Villa Bellini al ritmo dei tamburi della Scuola di Musica Popolare Sambazita tra gli slogan scanditi a voce alta.

Il presidio è ben organizzato, con performance artistiche. Si avvicendano a microfono aperto interventi e letture dopo le immagini tracciate su un foglio bianco dalla mano dell’artista toscano Albalenti, giunto fin qui per condividere la sua arte in nome della libertà di espressione.

Amnesty International è presente, non potrebbe essere altrimenti quando serve ricordare a tutti e tutte che il diritto alla libertà di espressione è tale solo se può essere condiviso e che il giornalismo non è un reato.
Ci sono riferimenti alle tematiche cittadine: le questioni internazionali ritornano nella difficile realtà del territorio. Ovunque è necessario creare un sistema dove la verità non sia un’anomalia.
Negli interventi, nei cartelli tenuti alti, si chiede anche qui, come a Londra e in tante parti del mondo, la libertà per Julian Assange e la sua è libertà per tutti e tutte noi che la chiediamo, per noi che lo assumiamo a modello. E così è l’attore catanese Paolo Toti che, leggendo “Siamo tutti Julian Assange”, mette in crisi “il nostro miserabile ego”. Eppure ognuno di noi, col suo prezioso contributo, può essere Julian, dice, in questo siamo chiamati ad essere Julian quando denunciamo la menzogna e diciamo le cose come stanno anche quando vediamo tutto buio, perché siamo chiamati a testimoniare la bellezza.

Ma non c’è niente di bello nell’immagine del volto di Assange deturpato dalla reclusione e dall’isolamento e chissà da cos’altro. Così siamo qui per lottare per liberarlo, se non lui almeno quello che rugge dentro di noi.
Tra le tante, finalmente una voce giovanissima parla con consapevolezza “contro la dittatura del pensiero della democrazia imperialista che non rappresenta il popolo” perché “davanti alla verità il sistema si difende” e la sua voce porta anche qui il riferimento alle guerre in corso in un perentorio stop al genocidio.
Si ricorda Gonzalo Lira, giornalista americano morto di stenti nelle carceri ucraine e si chiude con la musica di Eliana Esposito e la sua voce per Assange: “Libertà, libertà pi chi ci cuntau (per chi ci ha raccontato) la verità. Liberate a Julian”