A febbraio 2022 le associazioni ambientaliste locali Monte Alto e Progetto Ecosebino avevano puntato il dito contro i progetti di impianti viticoli in alta quota che avrebbero spazzato via i boschi secolari dello Stalù per rimpiazzarli con vigneti-immagine per il brand delle grandi produttrici del Vino Franciacorta. Lo Stallone (detto in dialetto Stalù) è un prato collocato sul Monte Alto al confine tra i Comuni di Adro, Paratico e Capriolo, caratterizzato dalla convivenza tra bosco e prato. Si tratta di una suggestiva veduta del polmone verde sul Monte Alto destinata a scomparire per far spazio a nuovi vigneti.

L’Associazione Monte Alto e Progetto Ecosebino, insieme a Michele Parzani, che ha scelto di vivere circa 27 anni fa in questo luogo, avevano lanciato una petizione sottoscritta da 3.000 firme per evitare che l’area naturale dello Stallone ad Adro venisse denaturata per far spazio ad un nuovo insediamento di vigneti.

Grazie alla contrarietà dei residenti e dell’unico abitante dello Stalù, la proprietà aveva deciso di prorogare fino a giugno 2023 la vendita del polmone verde promesso a una nota cantina vitivinicola della Franciacorta legata al magnate Vittorio Moretti. A suo tempo erano state congelate tutte le trasformazioni per un anno, per un accordo raggiunto in sede di una vertenza agraria di conciliazione, tra la proprietà e il fondo, che avrebbe per iniziale contratto dovuto rimanere in affitto nell’area fino al 31 dicembre 2024.

Nulla da fare: oggi Michele Parzani è costretto con un anno di anticipo a lasciare quella terra. Per Parzani, curatore dello Stalù, è un amaro addio: “La Franciacorta perde così un altro angolo di natura a favore dell’agrobusiness. A nulla è valsa la mobilitazione espressione di una visione popolare che confidava nella salvaguardia di questo prezioso luogo”.

Di fatto gli impianti vitivinicoli in quota sono la nuova tendenza in Franciacorta, una strategia produttiva che ha preso piede negli ultimi tre anni. Diverse colline moreniche presenti da Adro a Capriolo, Corte Franca e Iseo per citarne alcune conosciute, sono già destinate ai vigneti e verranno ben presto trasformate.

Le qualità dello Stallone sono ricercate. È un terreno fertile secondo gli intenditori di vino per la produzione in alta quota. Si tratta di una collina che si sviluppa su per il Monte Alto e sale a più di 500 metri sul livello del mare, (poco più sopra, a 650 metri, c’è la croce che spicca in vetta). Si estende sulla parte apicale del rilievo, dove si incontrano Adro, Capriolo, Corte Franca, Clusane e Paratico. “Con questa operazione – ribadiscono oggi i contrari – si dice addio a un pezzo di storia lunga almeno due secoli”.

Neppure il PTGR Franciacorta sta mettendo al riparo dallo sfruttamento intensivo e dalla speculazione il delicato territorio. Paradossalmente lo strumento di governance e di programmazione urbanistica che propone nuove soluzioni di organizzazione territoriale orientate a ridurre il consumo di territorio viene sacrificato allo sviluppo della viticoltura, valore aggiunto del comprensorio. Nessuno contesta il valore e il diritto all’impresa dei viticoltori, ma servirebbe una convivenza con la biodiversità del territorio.

Secondo una mappa del 1831, presente negli archivi del Municipio di Adro in località Stallone, vi è la presenza di un bosco ceduo. Questo bosco ha diritto di esistere? Fino a quanto si può spingere questo trend? Il timore è che questo possa diventare un altro pericoloso precedente. Il Comune interessato, ovvero quello di Adro, prima di autorizzare qualsiasi operazione dovrebbe almeno pretendere una perizia da titolati per superare e garantire la stabilità idrogeologica assicurata dal vincolo esistente sulla zona interessata.

Fedele al motto degli alpini “Più salgo più valgo”, dopo la costruzione della Bellavista basata sullo sventramento della collina morenica, chiamata Buslena e le molte altre operazioni di speculazione del territorio con la sua ditta di prefabbricati, ora il signor Moretti porta l’attacco allo Stalú. “Aprirà anche lì una succursale dell’Albereta?” – ci chiediamo, sventrando un altro piccolo angolo di paradiso?

Alcuni ambientalisti locali già si domandano come si conciliano queste scelte imprenditoriali dissennate con i bei discorsi sull’agroecologia e sulla valorizzazione della Terra e dei suoi ecosistemi fatti dal gastronomo Carlin Petrini, invitato dal signor Vittorio Moretti al Convento dell’Annunciata il 18 settembre 2020 per presentare il suo libro “Terrafutura”. Una vera contraddizioni di termini. Non è un caso infatti che il Signor Moretti utilizzi la retorica sul “biologico” come operazione di greenwashing per farsi pubblicità e al contempo coprire il suo core business fatto di speculazione edilizia e cementificazione. Ricordiamo infatti quando sui giornali locali uscì un articolo sui cavalli che avrebbero sostituito i trattori al Bellavista, mentre la Moretti Spa progettava, il Concert Hall Franciacorta, ora definitivamente bocciato: un immenso blocco di cemento nel bel mezzo del territorio.

Nonostante ciò, le speranze per riuscire a trovare un nuovo accordo e salvaguardare lo Stalù non sono ancora tramontate.