Dal febbraio 2020, il Comitato No Porte Franche 2 di Erbusco, in Franciacorta (Ovest Bresciano) aveva iniziato a denunciare la pericolosità del progetto “Franciacorta Concert Hall”, che vedrebbe la realizzazione, sulla collina verde della frazione di Villa Pedergnano, uno dei teatri più grandi del mondo (6900 posti a sedere) assieme a una seconda sala da oltre 400 posti, un albergo, parcheggi, negozi e tanto e tanto cemento. Un progetto monstre, come l’ha soprannominato il comitato ambientalista, che prevede sia piani interrati che altri fuori dal piano campagna, presentato dalla “Fondazione Emiliano Facchinetti” assieme alla Moretti Spa, colosso edilizio leader della produzione di prefabbricati e proprietaria dell’area. Già l’anno scorso, dopo aver ottenuto l’accesso agli atti ufficiali del progetto, gli attivisti del Comitato hanno condiviso il documento con la stampa e da lì in poi ha dato battaglia contro la realizzazione di questo eco-mostro. Ne parliamo con Marco Dotti, ambientalista, redattore della Redazione Franciacorta di Radio Onda d’Urto, attivista di Progetto EcoSebino e tra i portavoce del Comitato No Porte Franche 2.

Come è nato il progetto del Franciacorta Concert Hall? In cosa consiste?

Nasce dalle ceneri di una bella storia di democrazia accaduta nel 2016 quando, nello stesso terreno di fronte al più grande centro commerciale dell’Ovest bresciano “le Porte Franche”, si voleva costruire un secondo centro commerciale: Porte Franche 2. Un grande affare per il costruttore che sarebbe lo stesso del Franciacorta Concert Hall, ovvero Vittorio Moretti, uno dei più grandi proprietari terrieri franciacortini che ha sempre avuto il suo principale business nell’edilizia e nella produzione di prefabbricati. Nel 2016 la popolazione chiese all’amministrazione comunale, la stessa oggi in carica, di indire un referendum consultivo comunale sull’attuazione del progetto. Pensando di vincere a man bassa, avendo appena vinto le elezioni, ricevettero la sorpresa della vittoria del No alla realizzazione di Porte Franche 2 dopo una campagna referendaria importante fatta da molti cittadini che erano contrari all’opera. Il referendum bloccò de facto l’opera, ma bloccò le intenzioni speculative su quell’area. Pochi anni dopo uscì l’idea di proporre la più grande sala concerti d’Europa o, addirittura, al mondo. Tutti rimasero stupiti da questo “teatro di lirica classica e balletto” che, in un contesto rurale come la Franciacorta, sembrava abbastanza fuorigioco. Quello che fu più stupefacente furono le dimensioni proposte di questo teatro che, secondo il primo progetto, avrebbe dovuto ospitare circa 7.000 posti. Guarda caso il dimensionamento della struttura era esattamente quello del centro commerciale bocciato nel 2016. Così nasce l’idea del Franciacorta Concert Hall che venne salutata in pompa magna da tutti i quotidiani e media locali, fagocitando le sue intenzioni “benefiche” nei confronti del territorio, sviluppando “cultura e lavoro”. Poi ovviamente, pian piano, sono uscite tutte le contraddizioni e gli interessi che questo progetto monstre nascondeva, ovvero un polo per il divertimento complementare al centro commerciale che segue la grande moda del momento: inserire nei morenti centri commerciali, fatti solo di negozi, anche la componente d’intrattenimento, in modo che la gente venga non solo per fare acquisti, ma anche per consumare spettacoli di vario genere.

Cosa prevede la nuova proposta urbanistica? Chi è che spinge per la sua realizzazione?

La proposta urbanistica è stata presentata in più step al Comune di Erbusco, incaricandolo di portarla in Regione per un “accordo di programma”, non lasciando al comune singolo il potere decisionale su quest’opera, viste le normative locali e sovralocali che regolano la costruzione di opere di queste dimensioni in Franciacorta. Si tratta di circa 50.000 metri quadrati di area verde e collinare che verrà sventrata su diversi livelli terranei e sotterranei: almeno 15 metri sopra la collina e almeno 20 sottoterra, ovvero un dimensionamento simile al centro commerciale Porte Franche di fronte. I vari step sono stati presentati in diversi modi e l’ultimo ha previsto un dimensionamento leggermente inferiore legato ai numeri di posti a sedere che da 7.000 diventano circa 5.900; ma comunque si parla anche di alberghi, di ristoranti, di un secondo teatro, di “musei della musica” e di “sale conferenze” all’interno del complesso del Concert Hall. Insomma, si cerca di mettere tutto ciò che può essere messo per aumentare le dimensioni di ciò che verrà costruito. Non si parla invece delle questioni ambientali che affliggono quel pezzo di territorio franciacortino che è ultra-cementificato e che ha tutte le arterie stradali congestionate dal traffico. Lì vicino ci sarebbe l’uscita dall’autostrada A4 che, secondo i promotori, sarebbe il loro punto di forza, ma in realtà questa uscita è già sottodimensionata per gli attuali volumi di traffico a causa della presenza di zone industriali, dell’accesso alla Franciacorta vera e propria verso il Passo del Tonale e verso il Lago d’Iseo, nonché la presenza della città più grande della Franciacorta, ovvero Rovato. Quindi una domanda sorge spontanea: dove le mettiamo le migliaia di automobili che per tre volte a settimana dovrebbero affluire in vista del Franciacorta Concert Hall? A parlare di sottopassi e altri progetti viabilistici è stato solo il sindaco di Erbusco che è il vero paladino politico del Concert Hall nonché vero promoter del progetto nelle stanze istituzionali.

Qual è il suo impatto sull’ambiente franciacortino, un territorio tormentato dal consumo di suolo e dalla cementificazione?

A livello viabilistico la situazione è già compromessa ed è un punto debole; senza parlare della qualità dell’aria del nostro territorio che è uno dei più inquinati nella Provincia di Brescia per volumi di traffico e attività industriali. Quell’area che si vuole cementificare è una delle poche ancora intatte della zona e per questo vogliamo tutelarla, proprio per la sua capacità di essere “polmone verde”. Il progetto del Franciacorta Concert Hall, inoltre, incontra un problema dal punto di vista idrogeologico per le dirimpettaie case di Via dei Colli e via Iseo che, a causa della cementificazione, quando piove, rischiano di finire allagate come è già successo in un paio di occasioni. Quindi la situazione è molto tesa e compromessa ma, nonostante ciò, il progettista non dice nulla su come la grande opera potrà aggravare la situazione.

L’impatto sul territorio franciacortino è uno dei punti sui quali noi chiediamo che tutti i sindaci e la popolazione della Franciacorta dicano la propria su questo progetto. È anche per questo che abbiamo fatto una raccolta firme che ha avuto un boom di sottoscrizioni e di adesioni con più di 7.000 firme in meno di un mese, contro le 200 firme raccolte da chi voleva appoggiare il Franciacorta Concert Hall. Qui c’è un doppio piano rispetto alla Franciacorta: uno urbanistico e uno del racconto che la Franciacorta fa di sé. La Franciacorta si è dotata di uno strumento urbanistico, il PTRA Franciacorta, che vorrebbe valorizzare la Franciacorta come territorio rurale e promuovere un “turismo dolce” legato al vino e all’enogastronomia, fatto di piccole realtà dove i turisti possono trovarsi bene immerse nel verde. Noi critichiamo questa narrazione “bucolica” voluta dai sindaci, da Regione Lombardia e dai consiglieri regionali bresciani, che in nome dello “sviluppo della Franciacorta” nasconde una serie di contraddizioni, che dovrebbero essere risanate, e cancella i 100.000 abitanti in Franciacorta parlando solo di turismo e di enogastronomia, senza dire che il Progetto del Concert Hall è in contraddizione con lo stesso PTRA Franciacorta che abbiamo criticato. Non si capisce neanche come questa opera faraonica possa essere inserita nella narrazione legata al brand dello spumante che i signori della Franciacorta si prefiggono di propagandare. Noi non vogliamo questo tipo di sviluppo, poiché si tratta ancora di uno sviluppo speculativo, fondato sul ciclo di denaro che è vincente solo per alcuni, quelli che costruiscono, a discapito della cittadinanza residente.

Quali punti deboli ha, questo progetto monstre, dal punto di vista tecnico? Veramente, come dicono, sarà un’opera finalizzata ad attività culturali?

È un progetto che fa acqua da tutti le parti. Noi abbiamo fatto tre studi differenti: uno tecnico-urbanistico, uno culturale e uno economico. Abbiamo distribuito i nostri studi ai sindaci, fatti da persone competenti che hanno preso in mano i progetti depositati ufficialmente. Li abbiamo sistematicamente analizzati e criticati. Dal punto di vista culturale non sta in piedi nulla: prima si parla di musica classica e poi di concerti pop. L’idea di fare uno spettacolo o un’opera all’italiana in un teatro da 7.000 posti non sta in piedi; la concorrenza del Teatro La Scala e dell’Arena è impossibile da sostenere soprattutto per un teatro che è un cubo di cemento armato, per quanto possa essere avanzato tecnologicamente. C’è una relazione di un musicologo franciacortino che ha decostruito tutto quello che viene raccontato sulle presunte attività culturali del Concert Hall. Teniamo conto che vorrebbero fare spettacoli da sold out tre volte a settimana per settemila persone, cosa che non riesce a fare nemmeno una metropoli come Milano. Invece dal punto di vista economico altri punti non tornano. Ad esempio non viene conteggiata la spesa di costruzione all’interno del conto economico che viene presentato, cioè gli ammortamenti. Come fa un progetto che non considera gli ammortamenti ad avere un minimo di validità economica? Lo sanno, a quanto pare, solo i proponenti. Comunque il rientro del capitale, secondo loro, investito arriverà tra 40/50 anni, un altro dato che ci fa sospettare che le intenzioni siano ben altre.

Ora la parola passa ai sindaci franciacortini. Qual è l’appello del Comitato NoPf2 ai sindaci?

Noi stiamo insistendo con i sindaci perché siano coerenti con i loro programmi e che prendano una posizione politica sul Concert Hall. Il PTRA Franciacorta è stato pagato fior di quattrini per essere disegnato e pianificato con tanto di studi allegati sul “turismo dolce”, di vie di comunicazione con la ferrovia, di piste ciclabili, di valorizzazione di aree pubbliche e verdi, di inserimento dolce delle cantine nelle aree rurali e del recupero delle aree dismesse, che sono troppe e da recuperare. Studi che hanno fatto loro e non noi, quindi gli chiediamo di essere coerenti. Noi, come Comitato No Porte Franche 2, in un periodo in cui la democrazia partecipativa viene sempre più espropriata e delegata ai rappresentanti dei rappresentati, possiamo solo chiedere a gran voce che il Franciacorta Concert Hall non venga fatto e spingere in questa direzione. Sembra che alcuni sindaci stiano giocando come un bambino che insiste per inserire un triangolo nella forma di un cerchio: non ci sta! Sta a loro, oggi, scegliere se considerare la Franciacorta come una parte dell’indistinta periferia tra Brescia, Milano e Bergamo, favorendo la costruzione del Concert Hall; o un territorio con un’identità chiara e aperta al futuro. Chiediamo di bloccare quest’opera prima che inizi l’iter tecnico-burocratico in Regione, il quale, se partisse, potrebbe scavalcare qualsiasi decisione politica a riguardo e rende impossibile qualsiasi intervento da parte della popolazione. Noi su quel piano facciamo molta fatica perché è stato studiato per evitare le interferenze della società civile nelle decisioni. Non vogliamo soluzioni tecnocratiche per aggiustare gli eventuali problemi che sorgeranno post-costruzione, ma vogliamo ad oggi una decisione politica per impedire l’avvio di quest’opera, per prendere una decisione che avvenga prima della distruzione del tavolo tecnico in Regione. Chiediamo a tutti i sindaci franciacortini di essere coerenti con sé stessi e dire NO al progetto di Franciacorta Concert Hall.