Il governo golpista del Niger ha deciso di nazionalizzare lo sfruttamento dell’acqua potabile, istituendo una nuova Compagnia di Stato dal nome Nigerian Waters che gestirà il servizio di produzione e distribuzione dell’acqua potabile in tutti i centri urbani e semi-urbani del Paese. La decisione del governo nigerino arriva dopo la scadenza del contratto di locazione con la Niger Water Exploitation Company (SEEN), filiale della società francese Veolia con cui Niamey aveva rapporti da oltre vent’anni. Il contratto con la compagnia francese è terminato il 31 dicembre, e ha dato così spazio di manovra al nuovo governo per portare avanti la politica di decolonizzazione forzata che è in atto dal golpe di luglio. Con la partenza dei soldati francesi e la graduale cacciata delle forze coloniali, l’esecutivo di Abdourahamane Tchiani – detto Omar –, vertice del colpo di Stato, ha infatti favorito una politica di accentramento, volta a ritagliare sempre più indipendenza al Paese.

Stando a quanto si legge su un post condiviso su X dal Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (CNSP), la giunta militare alla guida del Paese da luglio, la decisione di nazionalizzare le acque e di cacciare la SEEN in via definitiva è da collocare in un vasto piano di rilancio dell’economia nigerina che coprirebbe l’intero 2024. Secondo il CNSP, il piano nigerino prevederebbe una spesa totale di 2653 miliardi Franchi CFA (corrispondenti a circa 4 miliardi di euro) e punterebbe a una «crescita media del 7,9%», mediante, tra le altre cose, misure di sostenimento del settore privato attraverso esoneri fiscali. Il piano economico prevederebbe inoltre un aumento delle spese sociali, di cui il 59% destinato ai settori della sanità e dell’educazione, nelle quali sarebbero in programma più assunzioni e l’innalzamento dello stipendio medio. Nel post si legge come «nonostante le sanzioni, il Niger conta sui propri mezzi per rilanciare lo sviluppo economico e sociale», da promuovere tra le altre cose proprio con la nazionalizzazione dei servizi.

L’annuncio della nazionalizzazione delle acque arriva insomma in un momento economicamente delicato per il Niger, oggetto di numerose sanzioni da parte della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO) e isolato sin da luglio dagli altri partner stranieri, tra cui in particolare l’UE, (e nello specifico la Francia) e gli USA: prima del colpo di Stato, l’economia del Niger si reggeva infatti su istituzioni sovranazionali che legavano gli aiuti a misure strutturali a partire dalle privatizzazioni, in una vera e propria forma di colonialismo economico moderno. Il Niger, nonostante la vastissima disponibilità di risorse, secondo Euronews, riceveva infatti dalla Banca Mondiale quasi 2 miliardi di dollari all’anno. Negli ultimi mesi, le diatribe con la CEDEAO parevano stare arrivando a una soluzione grazie anche alla mediazione del Togo, ma per quanto il clima di tensione si sia relativamente appianato, non si sono ancora trovati accordi con i gruppi e partner internazionali con cui Niamey ha interrotto bruscamente i rapporti dopo il golpe. Nel frattempo però Omar Tchiani ha continuato a coltivare i propri rapporti internazionali, istituendo con gli altri governi golpisti di Mali e Burkina Faso l’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), e avvicinandosi sempre di più alla Russia. Sanzioni e condanne per ora continuano a essere attive e Tchiani non pare aver ritrattato i termini del periodo di transizione alla democrazia, che stando alle sue parole dovrebbe durare tre anni; in ogni caso malgrado la tensione, pare ci si trovi in un momento di relativo stallo.

La mossa di Tchiani rispecchia le politiche finora portate avanti dal governo golpista, che dopo la cacciata e cattura del presidente Mohamed Bazoum, tuttora riconosciuto dalla CEDEAO come legittimo Presidente, ha sempre fatto della nazionalizzazione dei servizi e della cacciata degli insediamenti di fatto coloniali francesi i punti cardine del proprio programma. Tchiani ha sempre dichiarato come lo scopo del CNSP, similmente a quello delle altre giunte dei paesi dell’AES, fosse quello di garantire la sicurezza dei cittadini di fronte alle minacce interne ed esterne; in aggiunta a ciò, egli ha sempre sostenuto che la transizione alla democrazia – su cui la CEDEAO ha sempre insistito – sarebbe durata il tempo necessario a dotare il Paese degli strumenti fondamentali per difendersi dai sempre più presenti attacchi dei terroristi islamici, e per divenire definitivamente autosufficiente e indipendente dai francesi, che lo stesso Tchiani ha sempre accusato di alimentare «l’incendio del terrorismo».

La cacciata dei francesi dal territorio nigerino è infatti in atto dall’inizio del colpo di Stato e ha vissuto parecchie tappe, che vanno dall’espulsione dell’ambasciatore di questo agosto alla cacciata delle truppe, che da ottobre ha vissuto una rapida accelerazione fino alla fine di dicembre, giorni in cui i soldati parigini hanno abbandonato definitivamente il suolo nigerino. In questi mesi, i metodi forti di Tchiani, nella loro assoluta controversia, hanno così permesso al Niger di liberarsi dalla presenza coloniale, mettendo Niamey nelle condizioni di cercare una via di uscita dal giogo economico che la stringeva, attraverso la rinazionalizzazione delle risorse. Non è ancora possibile fare previsioni su cosa succederà in futuro, ma in ogni caso se le intenzioni del CNSP sono davvero quelle di attuare una lenta transizione alla democrazia dopo aver posto le basi per lo sviluppo del Paese, il processo è ancora agli inizi, e i tre anni di cui Tchiani ha spesso parlato potrebbero essere addirittura pochi.

 

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